Lavoro, reddito di cittadinanza e, soprattutto, manodopera. È una Giorgia Meloni dalle idee chiare quella che si presenta al Salone del mobile di Milano focalizzando l’attenzione sul mondo imprenditoriale italiano. In pochi minuti con i giornalisti, con a fianco il sindaco Beppe Sala e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, tocca diversi temi, parlando soprattutto di aziende, ma passando anche per il tema dell’immigrazione, legato a manodopera e agricoltura, e del lavoro femminile.

Meloni: «Manodopera? Facciamo lavorare di più le donne»
Tutto nasce dall’argomento legato alla manodopera: «Noi ci accapigliamo sul Reddito di cittadinanza, poi scopriamo che le nostre aziende in quattro casi su dieci hanno difficoltà a trovare manodopera qualificata per posti di lavoro ottimamente retribuiti». C’è chi le chiede se il problema sia legato al tema dell’immigrazione e lei risponde: «Facciamo lavorare di più le donne, piuttosto. E poi investiamo sulla natalità». Così, quindi, per Giorgia Meloni si risolverebbe il tema dell’occupazione. I modi sono svariati «e il modo sul quale lavora il governo non è risolverlo con i migranti ma risolverlo con quella grande riserva inutilizzata che è il lavoro femminile, perché alzando i livelli del lavoro femminile e portandoli alla media europea già i nostri dati cambierebbero molto, e lavorando sulla demografia e, quindi, sull’incentivazione della possibilità da parte delle famiglie di mettere al mondo dei figli».
La premier: «Nessuno compete con noi sulla qualità»
Giorgia Meloni parla anche dal palco durante l’apertura della 61esima edizione del Salone: «In questo evento sono raccolti i principali filoni strategici del nostro governo: le imprese, uniche creatrici di ricchezza con i suoi lavoratori. Serve un ecosistema favorevole alle imprese e la delega per la riforma fiscale è già sul tavolo, per abbassare la pressione fiscale. Dobbiamo incentivare l’incidenza di lavoro in base al fatturato, il lavoro garantisce dignità ai cittadini». E ancora un elemento cruciale, che resta «il marchio, l’eccellenza. Nessuno può competere con noi sulla qualità, a patto di valorizzare e difendere il marchio». Infine un rimando a argomenti già trattati, come il liceo del Made in Italy: «Serve una rivoluzione culturale per mettere la centro la creatività italiana».
