I dossier chiave del governo congelati in attesa della probabile vittoria di Meloni

Giovanna Predoni
14/09/2022

Dalla nomina dell'ad di Milano-Cortina alla tanto conclamata privatizzazione di Ita Airways fino alla Rete Unica. Le partite calde del governo Draghi sono congelate in attesa delle urne. E di una probabile vittoria di Meloni.

I dossier chiave del governo congelati in attesa della probabile vittoria di Meloni

Aspettando Giorgia, non si muove foglia. Si potrebbe sintetizzare così, dando per scontata (come quasi tutti fanno) la vittoria di Meloni alle elezioni del 25 settembre, il congelamento di molte partite chiave che il governo dei Migliori aveva messo sin dall’inizio nella sua agenda. Nel frattempo, si fa ammuina, facendo sapientemente capire che i dossier più importanti sono tutt’altro che dormienti, ma si lavora alacremente per portarli a compimento. Con qualche aspetto che rasenta il paradosso.

Milano-Cortina, la candidatura di Abodi e i piani di Malagò in vista del futuro governo

Prendi la faticosissima nomina dell’amministratore delegato di Milano-Cortina 26, con il florilegio di nomi che si sono succeduti come possibili candidati al posto ora ricoperto da Vincenzo Novari. Prima Scaroni, poi Cattaneo, quindi Uva, financo Colao, per poi atterrare su Andrea Abodi, manager di lungo e collaudato corso nell’impervio spesso ineffabile mondo dello sport (e non solo), attualmente presidente del Credito sportivo ma con ambizioni che guardano più in alto. I giornali lo hanno incoronato, ma la politica e il Coni non hanno ancora formalizzato la sua nomina. Abodi nel frattempo con gli amici si dice lusingato, ma ogni giorno aspetta che gli arrivi la conferma ufficiale. Non è un mistero per nessuno che il manager simpatizzi per Fratelli d’Italia. Puntava a fare il ministro, ma nell’incertezza si è fiondato su un incarico che gli darà grande visibilità e uno stipendio di gran lunga più alto rispetto alla “misera” indennità ministeriale. E allora cosa si aspetta a intronarlo? La nomina, dicono nei corridoi del Coni, arriverà. Ma all’indomani del voto. Malagò, ma sono di certo maligne insinuazioni, vorrebbe spendersi la carta Abodi come credenziale verso il futuro governo. Ma siccome l’ambiente è pieno di trappole, con il passare del tempo aumentano anche i rischi di sorprese. Non è un mistero infatti che Beppe Sala, in sindaco di Milano che tanta parte e influenza ha nell’organizzazione delle Olimpiadi invernali che anche la sua città è destinata a ospitare, punta alla nomina di un commissario sul modello di Expo 2015. Se così fosse, una partita chiusa si potrebbe riaprire con ulteriori colpi di scena.

I dossier chiave del governo congelati in attesa della probabile vittoria di Meloni
Andrea Abodi (Getty Images).

Ita Airways, nonostante la scelta della cordata di Certares, Delta e Air France la partita non è chiusa

Dalla terra al cielo. Tutto fermo anche per Ita Airways, la tanto conclamata privatizzazione della compagnia di bandiera nata dalle ceneri di Alitalia. Un passo avanti per la verità si è fatto visto che il governo Draghi, come da solenni promesse del premier, ha mantenuto l’impegno di scegliere un interlocutore con cui avviare in esclusiva le trattative per la cessione. Così, anche per sapiente lavorio del Mef e del suo direttore generale Alessandro Rivera, è stata scelta la cordata che fa capo al fondo americano Certares, Delta e Air France. Ma da qui a dire che l’esito è scontato ce ne passa. In realtà pesano come un macigno le dichiarazioni di Meloni che, sulla scia della migliore tradizione del centrodestra (Berlusconi docet), non ci sente proprio a privare il Paese della sua compagnia di bandiera. Non è un caso che ai media qualche interessato suggeritore abbia fatto filtrare la notizia che la procedura di vendita richiede tanti e tali passaggi che non se ne parlerà prima della fine dell’anno e forse oltre.

I dossier chiave del governo congelati in attesa della probabile vittoria di Meloni
Il dossier Ita potrebbe non essere chiuso (Getty Images).

Rete Unica, la grande incompiuta

Last but not least il progetto di Rete Unica delle tlc, ovvero uno dei più grandi smacchio del governo uscente, a cui non sono bastati 516 giorni per arrivare a compimento. L’idea di scorporare la rete Tim, fonderla con Open Fiber e metterla in una nuova società a maggioranza italiana con Cdp come capofila, è rimasta sulla carta. Esiste solo un memorandum che traccia modalità e tempi dell’operazione, ma che è già stato disatteso visto che una prima offerta non vincolante doveva essere presentata entro la fine di agosto. Ma anche qui, si tratta di un rinvio spintaneo. È chiaro a tutti infatti che un’operazione di tale portata non può essere fatta da un governo uscente, ma serve il via libera di quello entrante. Dunque, tutto fermo inattesa dell’esito delle urne. Purtroppo, a fermarsi è solo il progetto ma non le tensioni tra gli azionisti, che vedono il socio di maggioranza relativa Vivendi e Cdp ai ferri corti. Per Meloni, sempre sia lei il futuro inquilino di Palazzo Chigi, quello della Rete Unica si presenta come la sfida di politica industriale più ardua. C’è da districare un groviglio di governance come pochi, spinte e ambizioni contrapposte, esorbitanti differenze di valutazione degli asset. Anche qui, come per Ita, la preferenza marcata della leader di FdI è la nazionalizzazione, anche se questo dovesse far lievitare i costi dell’operazione. Ma ci sono diversi modi per farlo. Che al momento né Meloni né i suoi consiglieri hanno ben chiari. Aspettando Giorgia a Palazzo Chigi, se ne riparlerà dopo il 25.