Mediobanca, il piano di Nagel e le sfide con Delfin e Caltagirone

Andrea Muratore
16/02/2023

La sua riconferma a ottobre appare scontata. Sarà ancora Nagel a guidare Mediobanca, forte di un florido bilancio e di progetti sul futuro di Piazzetta Cuccia. Unica incognita: il ruolo degli azionisti Delfin e Caltagirone (ora silenti) che furono suoi avversari nella battaglia per l'egemonia in Generali.

Mediobanca, il piano di Nagel e le sfide con Delfin e Caltagirone

L’assemblea per il rinnovo sarà a ottobre 2023, ma nella comunità finanziaria milanese la riconferma di Alberto Nagel alla guida di Mediobanca è data come quasi certa. E gli ultimi dati di bilancio, se mai vi fossero stati dubbi, hanno confermato la sensazione. I dati della semestrale raccontano dell’ottimo stato di salute della banca, che ormai gioca a tutto campo nel mercato. Ma le sfide restano numerose per Piazzetta Cuccia: a partire dalla questione della presenza (ora silente) di Delfin e Caltagirone, avversari in Generali, nell’azionariato di Mediobanca.

Risultati positivi e una postura più internazionale

I risultati dell’investment banking (117 milioni di ricavi, +70 per cento nell’ultimo trimestre), nonché i ricavi complessivi per la prima volta oltre quota 900 milioni in tre mesi (+19 per cento nel trimestre e più 20 per cento rispetto all’anno precedente) dimostrano che Piazzetta Cuccia è in linea con gli obiettivi. L’istituto guidato da Nagel vede i ricavi del semestre a 1,66 miliardi, una cifra che lascia prefigurare il superamento dei 3 miliardi indicati come soglia nel periodo giugno 2022-giugno 2023. Da “salotto buono” milanese ad attore dinamico di mercato. Per questo la banca è destinata a diventare ancora più rilevante nella Milano odierna in cerca di punti di riferimento.

La diversificazione del business e la vittoria strategica in Generali

Tout se tient. Nagel è l’uomo della diversificazione del business, ma anche l’artefice della vittoria strategica in Generali, che si preannunciava la madre di tutte le battaglie con il duo Del Vecchio-Caltagirone che l’aveva messo sotto schiaffo con l’idea che il manager potesse soccombere spianando così la strada per Trieste. In verità, più del costruttore romano, qualla su Piazzetta Cuccia era una battaglia che riguardava il patron di Luxottica, che acquisto dopo acquisto era arrivato a detenere il 20 per cento del suo capitale.

Il grande gioco di Nagel e Mediobanca: da salotto buono a attore di sistema
Generali. (Getty)

Mediobanca guarda sul mercato a un’operazione che ne moltiplichi la taglia

La scomparsa del fondatore di Luxottica ha avuto come effetto quello di allentare un assedio di cui a tutt’oggi, con gli eredi del re degli occhiali e l’ad Francesco Milleri impegnati a farsi la guerra per l’eredità, non si trova che qualche flebile traccia. Chiusa la vicenda del Leone con la riconferma dell’ad Philippe Donnet, e l’arrivo alla presidenza di Andrea Sironi, ex rettore della Bocconi, ora Mediobanca guarda sul mercato a un’operazione che ne moltiplichi la taglia. In passato, nel mirino c’era Banca Generali: un dossier però che pare al momento accantonato. Ha destato poi scalpore l’acquisto del 9 per cento di Anima Holding, società del risparmio gestito con oltre 200 miliardi di patrimonio, anche se Piazzetta Cuccia si è affrettata a precisare di aver operato per conto terzi.

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Philippe Donnet. (Getty)

Compass, Atlantia, Mps: le partite giocate

Nagel guida da 15 anni Piazzetta Cuccia. Ora l’obiettivo del suo prossimo mandato triennale è di lavorare a un riassetto della banca secondo tre direttrici che ne completino il processo di diversificazione. La prima è l’aumento dell’incidenza della divisione crediti rappresentata da Compass, che aumenta la percezione del Gruppo Mediobanca a livello retail.

La seconda è la partecipazione a operazioni strutturate come il delisting di Atlantia che ha mostrato la volontà di costruire sinergie complesse anche con attori percepiti come rivali in passato. In questo caso i Benetton, avversari nella battaglia per il Leone, dove si erano uniti alla cordata Delfin-Caltagirone, ma poi aperti all’appeasement con Piazzetta Cuccia.

La terza, infine, la partecipazione di Mediobanca al caso della ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro di Monte dei Paschi di Siena. Piazzetta Cuccia ha agito in qualità di Joint global coordinator nell’aumento di capitale in opzione di Mps, operazione che a oggi, in assenza di chiarezza politica, garantisce il mantenimento in attività di Rocca Salimbeni.

Alberto Nagel - Mediobanca Del Vecchio Benetton
Alberto Nagel, ad di Mediobanca. (Getty)

Nagel inoltre vuole che negli affari bancari istituzionali Mediobanca abbia un ruolo simile e parallelo a quello di Intesa, Unicredit e Cassa depositi e prestiti. Agendo, cioè, da ago della bilancia nel suo settore e potendo operare in sinergia o sponda con i decisori pubblici per le grandi partite di sistema, senza perdere la vocazione di mercato.

Ma d’altro canto bisogna sottolineare un dato importante: vinta Generali e riappacificatasi Piazzetta Cuccia coi Benetton, a oggi l’istituto vive una fase di calma relativa. Ma in vista dell’ottobre Nagel non deve comunque sottovalutare le possibili mosse di Delfin e Caltagirone, avversari ora dormienti ma sempre pronti a risvegliare i loro appetiti, e con la potenza di fuoco di cui sono capaci.

La disputa delle liste: il nodo Delfin

Sul breve periodo, è importante ricordare che a fare le liste per il consiglio di amministrazione entrante, che si definirà in primavera, sarà lo stesso cda uscente. Questo mette la posizione dell’amministratore delegato appare in una botte di ferro. Ma sul medio periodo molti saranno i nodi da sciogliere.

In primo luogo, bisogna ricordare che Delfin, perdente in Generali, resta il primo azionista di Mediobanca. E ne detiene circa il 19,5 per cento del capitale. L’impero che fu di Leonardo Del Vecchio è in via di riposizionamento e ristrutturazione. L’ad di Luxottica Francesco Milleri, braccio destro del patron di Delfin, è stato inserito tra gli otto eredi col 12,5 per cento di quote ciascuno e questo ha aperto una “guerra” per la successione. Che potrebbe però risolversi anche nell’apertura del gruppo a una visione di mercato più spinta.

Caltagirone e la sfida del real estate di Mediobanca

Da vagliare poi il ruolo di Caltagirone, secondo azionista col 5,6 per cento delle quote. Una presenza segnaletica, dato che il costruttore romano ha dichiarato più volte di non voler ribaltare su Piazzetta Cuccia l’avventura di Generali, ma che può condizionare l’azione del gruppo.

Essendo Caltagirone un big dell’immobiliare come si comporterà una Mediobanca di sistema targata Nagel con colossi come Coima o Covivio, con cui in passato ha collaborato da advisor? Essendo il real estate un settore sempre caldo a Milano, nella nuova lista del cda la presenza di esponenti del settore potrebbe segnalare, se non un accordo, almeno una tregua tra l’ad di Mediobanca e il costruttore romano.

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Francesco Gaetano Caltagirone.

La partita americana e britannica

Infine, la sfida americana e britannica. Il 16 per cento del capitale di Mediobanca è in mano a fondi e investitori Usa, l’8 per cento a attori britannici. Questo segnala la posizione di Piazzetta Cuccia come perno di sistema italiano e internazionale a livello di mercato, ma può diventare un fattore di debolezza in prospettiva. Specie se a Nagel il peso del capitale anglo-americano servirà a bilanciare una possibile nuova sfida di Delfin, questo potrebbe annacquare l’italianità dell’istituto. Non a caso una delle chiavi del successo nel mercato domestico del gruppo. Tutte sfide la cui risoluzione dovrà essere affidata al nuovo cda. In cui, proprio in virtù degli ottimi risultati, anche la portata delle sfide di Mediobanca aumenterà proporzionalmente.