É stato presentato oggi al Parlamento Europeo il quarto MED & Italian Energy Report 2022, risultato della sinergia tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’[email protected] Center del Politecnico di Torino e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies. Il lavoro di ricerca, intitolato Alternative fuels: a strategic option for the Euro-Mediterranean area?, ha come focus i combustibili alternativi (sia biocarburanti che sintetici) e l’importanza che potrebbero avere nel sostenere la decarbonizzazione, in particolare quella del trasporto marittimo.
Med & Italian Energy Report 2022
L’evento è stato patrocinato dai deputati europei Tiziana Beghin, Patrizia Toia e Marco Zanni ed è stato organizzato con la collaborazione dell’Ufficio European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo con sede a Bruxelles. Dopo i saluti introduttivi dei tre deputati europei e della reponsabile European Regulatory and Public Affairs di Intesa Sanpaolo, Francesca Passamonti, è seguita la presentazione del Rapporto 2022 a cura di Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM, ed Ettore Bompard, Direttore [email protected] Energy Center del Politecnico di Torino.
Il report, in linea con le precedenti edizioni, prosegue nella valutazione e comprensione della situazione energetica attuale e delle prospettive future nella regione del Mediterraneo, concentrandosi in particolare sui combustibili alternativi. Non prima di aver fornito una panoramica del mix energetico dell’Unione Europea e dei suoi cambiamenti negli ultimi vent’anni, da cui emerge che, dal 2000 al 2020, il petrolio era e rimane una componente molto rilevante ma in calo dal 38,7% al 32,7%. Parallelamente, la quota del gas è cresciuta dal 20,6% al 24,4% così come quella delle energie rinnovabili e dei biocarburanti, che hanno guadagnato più di 11 punti percentuali passando dal 6,4% al 17,9%.
Lo studio evidenzia poi come l’Europa, nel suo insieme, sia molto dipendente dalle importazioni (ha un livello di dipendenza del 58%, l’Italia del 77%) – a differenza degli Stati Uniti, che sono totalmente autonomi e della Cina che ha un livello di dipendenza del 22%. Alla fine del 2021, l’UE importava il 90% del suo gas (45,3% dalla Russia, 23,6% dalla Norvegia, 12,6% dall’Algeria, 6,6% dagli USA, dal 4,9% dal Qatar e 7,1% da altri paesi) mentre, nei primi nove mesi del 2022, le forniture di gas russo sono diminuite dell’80%.
Con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, è infatti iniziato un processo di riduzione della domanda (degli utenti finali), di diversificazione degli approvvigionamenti e di aumento di importazioni di GNL (in primis da USA e Qatar) insieme ad un potenziamento delle rinnovabili. L’Italia è tra i paesi che hanno risentito maggiormente della riduzione del gas russo reagendo con maggiori import in particolare dall’Algeria: nei mesi di settembre e ottobre 2022, l’importazione di gas attraverso il Transmed (entry point del gas algerino) è stata superiore al 40% di quella totale. Contestualmente, a settembre l’importazione di gas russo attraverso il gasdotto TAG è stata pari all’8,7% dell’import totale e addirittura inferiore all’1% a ottobre.
Il ruolo dei combustibili alternativi
Ciò ha rafforzato il dialogo energetico nel Mediterraneo, importante per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico nel breve e medio periodo, e fatto sì che, del cosiddetto trilemma energetico (che vede sostenibilità, sicurezza ed equità come attributi energetici desiderabili), maggiore attenzione venisse posta ai secondi due vertici.
Nel lungo periodo, però, le scelte politiche strategiche non potranno prescindere dalla necessità di bilanciarli con il primo, contesto in cui un ruolo fondamentale potrà essere svolto non solo dalle rinnovabili ma anche dai combustibili alternativi. Nella categoria rientrano sia i carburanti di origini biologica (biocarburanti e biogas) che i carburanti sintetici (ottenuti combinando idrogeno e CO2), e il loro sfruttamento si inserisce in un approccio di economia circolare coerente con il Green Deal europeo.
L’utilizzo nel trasporto marittimo
I biocombustibili svolgono attualmente un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione del settore dei trasporti dell’UE, rappresentando l’83% del totale dei combustibili rinnovabili utilizzati nel 2020. Lo sviluppo di catene del valore ad essi legate è di fondamentale importanza per rendere più sostenibili settori “hard-to-abate” come l’aviazione civile internazionale e il trasporto marittimo. Quest’ultimo, in particolare, produce il 2,3% di emissioni di CO2 (percentuale alta), motivo per cui ha le caratteristiche per essere uno di quelli in cui l’utilizzo dei combustibili alternativi potrebbe incidere maggiormente.
La decarbonizzazione dello shipping è anche nella lista delle priorità sia delle Nazioni Unite che dell’Unione Europea. Al 2050, l’IMO prevede infatti la riduzione delle emissioni del 50% rispetto al 2008, limitando l’intensità di carbonio di almeno il 40% entro il 2030 e del 70% entro il 2050. Anche il PNRR ha messo a disposizione delle infrastrutture marittime italiane una dotazione di 9,3 miliardi di euro con l’obiettivo dell’efficientamento energetico e della sostenibilità in generale.
Gli armatori sono pronti ad investire sempre di più in navi di nuova generazione alimentate con combustibili alternativi che possano rendere i mezzi più efficienti e ridurre il loro impatto ambientale. Tutto ciò porta a guardare con maggiore attenzione ai porti come hub strategici energetici, cosa che rafforza il ruolo dell’Italia come ponte energetico tra la sponda sud del Nord Africa e quella a nord sulle Alpi.