Corte dei Conti, Consob, Cnel, Inps, Mef e adesso ministero del Lavoro, come capo di gabinetto. Tutto in meno di 15 anni. Nome per tutte le stagioni, Mauro Nori ha ricoperto alcuni fra i più ambìti ruoli di vertice, ma non sembra volersi fermare. Abile nella gestione del potere, riesce a traghettarsi nel passaggio fra le diverse stagioni politiche. Iscritto alla Cisl, e considerato in passato politicamente vicino alla Margherita, si è avvicinato rapidamente alla Lega ai tempi del Conte I per poi tentare di vendersi di recente come uomo di Fratelli d’Italia.

Gradito a Gianni Letta e Mastrapasqua
Dopo essere stato direttore generale dell’Inps, nominato dall’ex ministro Maurizio Sacconi, inizialmente gradito a Gianni Letta e al suo uomo, il presidente Antonio Mastrapasqua, in questo governo ha infatti ricevuto la nomina a capo di gabinetto del ministro del Lavoro. Ma Nori non si accontenta e inizia anche qui a lavorare per sé e per i tanti mondi con cui intrattiene rapporti.

In rotta di collisione con la ministra Calderone
Secondo alcuni sarebbe in pole per tornare all’Inps, questa volta come commissario, in quota Fratelli d’Italia. Ci sarebbe andato vicino, ma nelle ultime settimane ha osato troppo e questa volta sembra essersi messo fuorigioco da solo, entrando in rotta di collisione con la ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone.

Da Palazzo Chigi trapela che giovedì 4 maggio sarebbe stato proprio Nori a scrivere – pensando come sempre a se stesso – la norma, poi modificata in extremis, che avrebbe tolto al ministro del Lavoro il potere di nomina del direttore generale dell’Inps. Quel giorno la ministra Calderone era a Stoccolma per la riunione dei ministri del Lavoro Ue e non poteva immaginare una simile pugnalata da un suo uomo di fiducia. Criticità abilmente risolta dalla ministra, appena rientrata. Dopo questo tentativo maldestro di blitz, oggi la sua nomina a Commissario Inps è definitivamente tramontata.