La notizia coglie tutti di sorpresa. È morto Maurizio Costanzo, letteralmente uno dei giganti della televisione e, più in generale della comunicazione italiana. Parlare di un nome così importante della nostra cultura popolare, dopo che a suo tempo Zerocalcare ben fermò su carta il tipico atteggiamento di chiunque di fronte alla morte di una persona famosa, potrebbe essere complicato, non fosse che davvero Maurizio Costanzo ha attraversato la seconda parte del Novecento e questi primi anni del nuovo millennio lasciando un segno che resterà a sua memoria.

Così Costanzo ha plasmato la nostra cultura pop
Non volendo star qui a stilare l’elenco dei tanti, tantissimi nomi che dalle assi del Teatro Parioli, all’interno del suo Maurizio Costanzo Show, hanno spiccato il volo verso la notorietà e carriere anche importanti, tra i tanti cito quel Valerio Mastandrea che proprio all’armadillo zerocalcariano ha prestato voce e ironia, basterebbe sottolineare come Costanzo abbia attraversato tutti i media, sempre con curiosità e sempre da protagonista, prima giornalista della carta stampata, da Tv Sorrisi e Canzoni a Grazia, divenendo in seguito direttore de La domenica del Corriere e L’Occhio, poi passato alla radio, e a seguire alla televisione. Tanti i programmi importanti, Bontà loro, proto-talk, cui ha fatto seguito Grand’Italia e infine quel Maurizio Costanzo Show che l’idea di talk l’ha elevata all’ennesima potenza, diventandone canone assoluto e facendo scuola per tutti quelli che ne hanno seguito le orme.

Nel mentre, per non farsi mancare nulla, ha scritto commedie per il teatro, collaborato con giganti come Paolo Villaggio, sua l’idea di Fracchia, portato le sitcom in televisione, Orazio un titolo tra i tanti, finendo per passare da protagonista anche in settori dello spettacolo solo in apparenza distanti da lui, Buona Domenica, risposta di Mediaset a Domenica In, fu solo una delle sue tante creature. Autore di canzoni, suo il testo di Se telefonando di Mina, Costanzo si è cimentato anche nel cinema, collaborando con tanti, da Pier Paolo Pasolini a Pupi Avati, da Ettore Scola (collaborò alla sceneggiatura di Una giornata particolare) a se stesso, sì, nel ruolo di regista con Melodrammone, scrivendo decine di libri e occupando trasversalmente la nostra vita di lettori, ascoltatori, spettatori per un numero incredibile di ore e di giorni e di anni.

Prima di lui se ne erano andati i ‘suoi’ uomini: Silvestri, Pietrangeli e Bracardi
Dire che con lui muore un pezzetto delle nostre vite, Zerocalcare docet, potrebbe suonare eccessivo, e forse anche un po’ ipocrita, ma sostenere che molti di noi, sicuramente tutti quelli nati nel secolo scorso, abbiano avuto a che fare con un frutto della sua sfrenata e debordante fantasia lo è decisamente meno. Come è evidente che, proprio nei giorni in cui è rimbalzata un po’ ovunque la notizia di una ipotetica grave condizione di salute di un altro pezzo della nostra cultura popolare come Pippo Baudo, notizia che lo stesso si è prodigato scaramanticamente a negare, vedere come la volta del cielo del nostro passato perda pezzi, come nelle scene iniziali di Little Chicken, lascia quantomeno immalinconiti, se non sgomenti. Il pensiero va ovviamente anche a colei che ha diviso una parte importante della sua vita privata, Maria De Filippi, a sua volta entrata a far parte della nostra quotidianità televisiva, proprio come fosse una di famiglia, anche per quanti magari si sentono lontanissimi dalla sua (loro) idea di televisione. Se ne erano già andati il suo autore di riferimento, Alessandro Silvestri, papà di Daniele Silvestri, il suo regista, Paolo Pietrangeli, autore dell’inno comunista Contessa, il suo partner Franco Bracardi, per anni al piano a suonare la sigla ben prima che a accompagnarlo arrivasse l’orchestra di Demo Morselli. Chiudere con il classico modo in cui lanciava le pubblicità, per lui “consigli per gli acquisti”, con lo slogan “preferisco vivere” pensato contro la tossicodipendenza e divenuto col tempo meme prima che i meme esistessero, oggi suonerebbe sinistro. Meglio quindi affidarsi a un’altra sua trovata, come sempre arguta e ironica, lui a giocare sul suo aspetto non longilineo, privo di collo, a fare da testimonial per un brand che produceva camicie, «e se stanno bene a me, buona camicia a tutti». Buona camicia a te, Maurizio, la terra ti sia lieve.