Il capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera, Matteo Richetti, è stato ricoverato al policlinico Gemelli. Il 48enne è stato colto da un malore in aula e immediatamente soccorso dal personale sanitario di Montecitorio. Poi il trasporto d’urgenza all’ospedale, dov’è stato ricoverato per ulteriori accertamenti. A dare la notizia è stato l’ufficio stampa del partito Azione. Tanti hanno commentato la notizia su Twitter augurando pronta guarigione al deputato. Alcuni hanno anche chiesto a Carlo Calenda, molto attivo sul social, di dare notizie sulle condizioni di salute del collega.

Chi è Matteo Richetti
Nato nel 1074 a Sassuolo, Richetti è un politico di lungo corso. A partire dal 2005, poco più che trentenne, è stato due volte consigliere regionale in Emilia-Romagna, dopo aver guidato in precedenza a Modena la sezione locale della Margherita. Il suo excursus alla Regione lo ha portato fino alla presidenza del Consiglio, che ha occupato dal 2010 al 2012. Poi il cambio di passo con l’elezione alla Camera, la prima in Parlamento, e il secondo mandato cinque anni dopo, nel 2018, con il Partito democratico. Del Pd diventa anche portavoce, assumendo un ruolo di rilievo, fino al 2019, quando decide di sganciarsi per aderire ad Azione, partito fondato da Carlo Calenda. Dal febbraio 2022 Richetti è anche presidente di Azione, oltre a essere dallo scorso settembre capogruppo del Terzo Polo alla Camera.

Richetti e i segnali di apertura a Meloni
A fine anno Matteo Richetti è stato uno dei protagonisti dell’ennesima apertura del Terzo Polo al dialogo con il governo. Il capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera, infatti, aveva dichiarato: «Se il governo apre una discussione sulle riforme, come ha fatto Meloni oggi sul presidenzialismo, è evidente che non è possibile sfilarsi da quel dialogo: noi siamo per il modello per il Sindaco d’Italia ma se si apre un tavolo nel merito spero che sia presente tutta l’opposizione». Ieri, però, un nuovo attacco sul tema delle accise: «Non le taglia “per giustizia sociale” e poi su sanità copre sì i costi di ordinaria amministrazione, ma nulla per gli specializzandi e nessuna riduzione delle liste d’attesa. Le solite giustificazioni e il solito compitino fatto pure male».