Renzi, i due populismi e i rischi della pubblicità comparativa
Matteo equipara i due populismi di destra e di sinistra. Ma nel marketing la comparazione non è efficace: dà risalto ai concorrenti e crea un effetto ingannevole. Ilaria Cucchi può essere paragonata a Paola Taverna? In pubblicità gettare discredito sugli avversari è sanzionabile.
Nel marketing capita, a volte, che qualche creativo si lasci sedurre dalla cosiddetta «pubblicità comparativa» e convinca un’azienda a usare questa formula pericolosa, che mette due prodotti a confronto e che finisce comunque per fare pubblicità anche a quello concorrente. Lo fece molto tempo fa Coca Cola con Pepsi, ma una volta sola, poi mai più. Bisognerebbe quindi che Matteo Renzi ne tenesse conto, quando parla dei «due populismi», anche perché sembra Marco Travaglio quando nomina i «due Mattei», alludendo a lui e a Salvini. Sono espedienti per attirare un cliente primordiale, il tipo che compra lo scioglipancia da Vanna Marchi, per intenderci, e non a caso vi ricorrono i grillini, che passano ore a lambiccarsi il cervello per elencare i punti in comune tra Renzi e Salvini, distanti sideralmente uno dall’altro, agli occhi delle persone normali. Travaglio ha compromesso la sua reputazione applicandosi a questo esercizio e dire che gli sarebbe bastato buttare un occhio a L’Arte di Vendere o a qualunque altro manuale per commessi per capire che, arrampicandosi su quello specchio, demoliva la sua, di credibilità, invece di quella dei due Mattei.
LEGGI ANCHE: Il marketing di Giorgia Meloni e il fascismo che la perseguita sui social

Il fascismo è uguale al comunismo, dicono sempre i fascisti
Sono le semplificazioni che servono a fare di ogni erba un fascio (nomen omen) e che hanno come risultato quello di confondere ulteriormente cervelli già di per sé poco allenati alla dialettica. Il fascismo è uguale al comunismo, dicono sempre i fascisti, per sviare l’attenzione su quell’eredità di cui loro, perpetuando, rivitalizzando e riammodernando quelle radici, sono ancora oggi complici. Siccome fascismo e comunismo sono uguali vediamo proliferare le Forze nuove, le CasePound, le Idee sociali, i Fascismi e libertà, le Radio bandiera nera, tutti sempre molto attivi nelle curve degli Stadi, mentre non si ha notizia di movimenti equiparabili di parte opposta (qualche ragazzo occhialuto a volte mi ha fermato per strada per vendermi un giornale di carta, Lotta Comunista, che ho acquistato per la sua grafica elegante).

«Prima gli italiani», lo slogan della destra forse meno azzeccato
«La violenza è sempre da condannare, da qualunque parte provenga», dice quello sovrappeso dei due Mattei: in questo modo svicola quando è un italiano a uccidere uno di etnia diversa, ma si guarda bene dal chiarire che l’odio razziale è un’aggravante arcaica, da fomentare al contrario quando la vittima è un bianco. «Prima gli italiani» è lo slogan della pubblicità comparativa della Lega e dei Fratelli d’Italia forse meno azzeccato (non a caso è stato abbandonato, anche se resiste come modo di dire nei talk in tivù) perché non dice prima di chi o di che cosa ma lo fa subdolamente intuire, affermando che i diritti delle persone dipendono dal luogo casuale in cui sono nate e facendo finta che neppure la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo sia mai esistita. Se Matteo Renzi insinua il sospetto che Aboubakar Soumahoro, sindacalista, e Ilaria Cucchi, candidati da Leu sono uguali a Paola Taverna («Quello lo sfonnamo», a Draghi; «Parlateci de Bbibbiano» con le mani a conchino davanti alla bocca, in parlamento) genera un equivoco perché la comparazione non è oggettiva e fuorviante per il consumatore/elettore.

La formuletta dei due Mattei e dei due populismi? Ingannevole
C’è un populismo di destra mascherato (quello dei grillini) e un populismo sfrontatamente reazionario che non vanno confusi con le istanze ugualitarie di partiti piccoli ma con tutt’altra storia, diversa dal qualunquismo dal quale prendono le mosse leghisti, grillini e meloniani. Dalla pubblicità comparativa alla pubblicità ingannevole è un passo: l’illecito scatta se si comunicano informazioni errate su un prodotto accomunandolo a un altro che però è diverso; la formuletta dei due Mattei e dei due populismi è un succedaneo ideologico, non aiuta a capire la complessità della politica, la corrompe e la semplifica per i dummy. Renzi fa politica facendo molta pedagogia, mettendo energia nello spiegare – il contrario cioè degli slogan che mandano affanculo e aboliscono la povertà – e rispondendo sempre a viso aperto, anche alle domande più difficili. Della pubblicità sembra aver compreso il principio cardine, quello del parlar chiaro: un atteggiamento che mette in crisi chi lo vorrebbe combattere, costretto tante volte per mancanza di argomenti a darci un taglio con un «sì, ma è antipatico». Diffondere notizie su un concorrente per determinarne il discredito, in pubblicità è sanzionabile. In politica è uno degli sport preferiti ma non di chi si presenta come, o vorrebbe essere considerato, uno statista.