Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, comunica il suo messaggio con forza e chiarezza, definendo il mancato rispetto delle persone LGBTQIA+ come «un’insopportabile piaga sociale ancora presente e causa di inaccettabili discriminazioni e violenze, in alcune aree del mondo persino legittimate da norme che calpestano i diritti della persona. Dal 2007, quando venne istituita la Giornata internazionale dal Parlamento europeo, la sensibilità della coscienza collettiva verso questi temi si è accentuata. L’azione di contrasto ai numerosi episodi di violenza che la cronaca continua a registrare non può cessare».

Il messaggio di Mattarella contro l’omofobia
Il richiamo del presidente è chiaro: «Contro le manifestazioni di intolleranza, dettate dal misconoscimento del valore di ogni persona deve venire una risposta di condanna unanime. È compito delle istituzioni elaborare efficaci strategie di prevenzione che educhino al rispetto della diversità e dell’altro, all’inclusione. Gli abusi, le violenze, l’intolleranza, calpestano la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea e la nostra Costituzione che proprio nell’articolo 3 riconosce pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di tutti i cittadini, garantendo il pieno sviluppo della persona umana».
La classifica dei paesi europei a tutela dei diritti LGBTQIA+
L’ILGA, l’associazione internazionale che riunisce più di 400 gruppi omosessuali e lesbici di tutto il mondo, valuta ogni anno 49 Paesi tenendo conto dei diritti LGBT+ in diversi ambiti, su una scala compresa tra 0% (violazioni gravi dei diritti umani, discriminazione) e 100% (rispetto dei diritti umani, piena uguaglianza). Come riportato da Elle «in testa alla classifica anche quest’anno c’è Malta, con un punteggio dell’89%, in fondo troviamo l’Azerbaijan con il 2%; il Belgio attualmente è al secondo posto con il 76%; terza la Danimarca e quarta la Spagna». L’Italia si colloca invece al trentatreesimo posto, superata da Ungheria, Macedonia del Nord e Repubblica Ceca.