Oggi 25 aprile il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo la deposizione di una corona all’Altare della Patria (insieme a Giorgia Meloni, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa), vola in Piemonte per visitare tre località teatro di eventi storici di grande rilevanza durante la Resistenza: Cuneo, Borgo San Dalmazzo e Boves.
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Cuneo, la città di Duccio Galimberti
A Cuneo Mattarella visiterà la casa-museo Galimberti e terrà discorso al teatro Toselli. Il 26 luglio 1943, poche ore dopo la destituzione di Mussolini, dal balcone della sua abitazione l’avvocato Duccio Galimberti tenne un discorso contro la decisione di Badoglio di proseguire la guerra e l’occupazione tedesca già iniziata, incitando la popolazione a combattere contro nazisti e fascisti. Dopo l’armistizio dell’8 settembre Galimberti contribuì a organizzare le Brigate Giustizia e Libertà, diventandone il comandante in Piemonte. Catturato in seguito ad una delazione il 28 novembre 1944, a Torino, fu torturato e ucciso dai fascisti.

Borgo San Dalmazzo: la cattura degli esuli ebrei
A Borgo San Dalmazzo le SS catturarono 349 profughi ebrei che, insieme ad altre centinaia, dopo l’armistizio di Cassibile avevano superato il confine francese sperando nella salvezza. Dopo un breve periodo di prigionia nell’ex caserma degli alpini, nel frattempo adibita a campo di concentramento, il 21 novembre 1943 furono deportati ad Auschwitz: solo in 9 tornarono dal lager. Gli abitanti di Borgo San Dalmazzo, coordinati dal parroco don Raimondo Viale – che in precedenza era stato mandato al confino perché contro la guerra – aiutarono gli ebrei nascondendoli nella zona o aiutandoli a raggiungere luoghi sicuri.

Boves, il paesino dei due eccidi nazisti
Boves fu teatro di due eccidi. Il 19 settembre 1943, pochi giorni dopo l’armistizio, in uno scontro tra occupanti e partigiani morì un soldato tedesco, mentre altri due furono catturati. I nazisti avviarono una trattativa con il parroco Giuseppe Bernardi, garantendo che avrebbero risparmiato il Paese in cambio dei due ostaggi e della salma del militare caduto. Il prelato, accompagnato dal bovesano Antonio Vassallo, salirono in montagna e convinsero i partigiani. Una volta avvenuta la restituzione, le SS incendiarono Boves e uccisero 25 persone tra cui don Bernardi e Vassallo, addirittura bruciati vivi. Il vicecurato don Mario Ghibaudo fu giustiziato mentre aiutava vecchi e bambini a fuggire. Tra il 31 dicembre 1943 ed il 3 gennaio 1944 il paese subì una seconda ondata di violenze: in questo caso l’esercito tedesco attuò dei rastrellamenti nella zona montana di Boves per coprire la propria ritirata. I morti, tra civili e partigiani, furono 59.
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