Il sodalizio tra la sostenibilità e il settore del wedding non riesce ancora a prendere quota ma, di recente, sono sempre di più gli sposi che tentano di sdoganare opzioni green nell’organizzazione del loro matrimonio. A partire dalla confezione degli inviti fino alla scelta dei vestiti, passando per i manicaretti selezionati nella composizione del menu.
Progettare un matrimonio a impatto zero
Secondo il sito web specializzato The Knot, più di due terzi dei 15 mila utenti che, ogni giorno, navigano tra gli articoli e le rubriche dei suoi redattori, hanno inserito o, comunque, pensato di inserire nella progettazione di un giorno così speciale dettagli eco-friendly, utili a minimizzare gli sprechi, restituire una seconda vita a prodotti utilizzati in precedenza e scoraggiare la politica dell’usa e getta. Un gesto che, per quanto piccolo, punta a spingere fornitori e commercianti a reagire, facendosi promotori di una rivoluzione che strizzi l’occhio alla causa ambientale e non si accontenti solo di qualche slogan.

Soprattutto in un momento come questo: dopo due anni difficili per le aziende, le coppie ritornano a pensare concretamente a una cerimonia nuziale in grande, facendo incetta di idee su Pinterest e puntando a mettere in piedi feste parsimoniose, che garantiscano il risultato sognato senza inquinare. Ed ecco che, soprattutto sul fronte abbigliamento, raddoppiano le richieste di idee per rimettere a nuovo l’abito della mamma o della sorella e gli acquisti sulle piattaforme di reselling, dove spopolano i vestiti da sposa di seconda mano.

Anche gli addetti ai lavori iniziano ad adottare un approccio eco-friendly
Davanti alla domanda di clienti sempre più interessati a contribuire alla causa ambientale, anche le imprese di catering, i ristoratori e tutti gli addetti ai lavori stanno cercando di dirottare il loro modus operandi in una direzione più sostenibile. «Molti commercianti si stanno approcciando a una vera e propria rieducazione per soddisfare le esigenze delle coppie che si rivolgono a loro», ha spiegato ad AP News Lauren Kay, editor di The Knot, «gli sforzi si notano perché, un po’ ovunque, è evidente l’interesse crescente per la sostenibilità».

Un fenomeno visibile in modo particolare sulle piattaforme che si occupano di business al dettaglio, come Something Borrowed Blooms, che mette a disposizione, come alternativa a quelli freschi (che, spesso, arrivando da lontano, viaggiano all’interno di imballaggi non riciclabili), fiori e piante in seta. O ancora Nova by Enaura, VerTerra e Paper Culture che, invece, offrono agli sposi la possibilità di noleggiare il velo da abbinare al resto dell’outfit, acquistare ciotole e piatti compostabili fatti con le foglie di palma cadute dagli alberi e ordinare partecipazioni in carta 100 per cento riciclata.

L’esempio di Anna Masiello, tra social e attivismo
Per quanto, a pensarci, sembri complicato organizzare una cerimonia a impatto zero, l’ispirazione non manca. Basta solo lavorare di fantasia e fare uno sforzo per il pianeta. Proprio come quello di Anna Masiello, expat italiana in Portogallo che, in vista del 28 maggio, ha preparato un matrimonio che riflette a pieno la filosofia green che ha abbracciato nella sua routine quotidiana (e anche nel suo percorso di studi, con un master in sostenibilità ambientale). «Il tema del cambiamento climatico e dei suoi effetti mi ha incuriosita e ho iniziato a documentarmi», ha raccontato, «ne sentiamo parlare tanto ma, a volte, il carico di informazioni diventa così eccessivo da spingere la gente a disinteressarsene. E invece bisogna agire». Così, ha pensato di portare l’organizzazione delle sue nozze su Instagram e TikTok, attirando sulle due piattaforme un totale di 110 mila follower, interessati ad avere notizie su tutti i retroscena dell’evento.
Dal suo look color lavanda, una gonna lunga e un top in pendant realizzati con la tecnica dell’upcycling, partendo dal lino ‘deadstock’, quello che fabbriche e negozi non sono riusciti a impiegare o a vendere, a quello del futuro marito, rigorosamente di seconda mano. Fino agli anelli che, anche per motivi affettivi, saranno quelli appartenuti ai loro nonni. Ovviamente, anche i festeggiamenti seguiranno questa linea: i 50 ospiti che presenzieranno alla cerimonia all’aperto si sposteranno, in un secondo momento, nel giardino di uno degli zii della coppia, interamente decorato con legno, barattoli di vetro usati e piante. Niente bomboniere, inviti, menu e carte dei vini saranno in formato digitale e, per fare ammenda delle emissioni prodotte dai viaggi (obbligati) in aereo di alcuni invitati, la 28enne e il consorte pensano di piantare degli alberi. Sensibilizzare il pubblico le ha regalato molti feedback positivi e, in parallelo, anche qualche critica. «Quando ho deciso di condividere questo percorso e ho iniziato a notare l’impatto che avevo sulla gente, mi è caduto l’occhio anche sui chi mi prendeva in giro», ha proseguito, «non mi sono offesa, ho pensato che fosse il segno di quanto parlarne ancora di più e in maniera approfondita fosse necessario. E sono felice di averlo fatto a modo mio».
Segnalare chi sbaglia per non essere complice
La corsa alla sostenibilità, tuttavia, non deve essere un hobby occasionale e neppure una tecnica per accalappiare clienti. Per questo, i wedding planner devono fare una cernita accurata dei fornitori con cui collaborano e, eventualmente, denunciarne le pratiche scorrette. «Se si giustificano comportamenti che cozzano con la sostenibilità, facendoli passare sotto traccia, si contribuisce, seppur indirettamente, all’inquinamento che provocano», ha sottolineato Maryam Mudrick, proprietaria della Greater Good Events di Portland. Un pensiero condiviso anche dalla fioraia newyorchese Ingrid Carozzi che, più volte, nel corso della sua carriera, si è trovata a confrontarsi con aziende che utilizzavano materiali non biodegradabili e coloranti per dare ai bouquet nuance poco naturali: «Nel nostro business, al momento, siamo in bilico tra due parti: chi rimane ancorato alla vecchia scuola e chi, invece, fa di tutto per migliorarsi», ha concluso, «in ogni caso, è bene capire in fretta che certi metodi non sono nocivi soltanto per l’ambiente che ci circonda ma, a lungo andare, avranno effetti poco piacevoli anche su chi li maneggia. E allora sarà troppo tardi per cambiare rotta».