La masturbazione non è una pratica esclusivamente umana. Anzi, secondo recenti studi, la nostra specie non è stata nemmeno la prima a praticarla. Una ricerca dello University College di Londra ha infatti individuato le sue origini nei primati di 40 milioni di anni fa. I dati, frutto di una delle maggiori ricerche mai effettuate in tale settore, confermano come l’autoerotismo abbia radici profonde nell’evoluzione animale, di cui noi siamo soltanto la testimonianza più recente. Ancora difficile tuttavia stabilire la ragione della pratica, che a primo impatto potrebbe sembrare fisicamente dispendiosa e persino rischiosa. Gli esperti si dividono fra chi pensa fosse utile all’aumento della fertilità e chi la associa alla scelta del partner.
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I dettagli dello studio sulla masturbazione dello University College
Lo studio, disponibile sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, è opera della ricercatrice britannica Matilda Brindle che ha guidato il team. «La masturbazione è presente in un antenato comune di tutte le scimmie», ha precisato al Guardian. «Non è che qualcuno ha iniziato a praticarla da un giorno all’altro, è frutto dell’evoluzione». Per risalire alle origini dell’autoerotismo, la dottoressa Brindle e la sua squadra hanno analizzato 246 pubblicazioni precedenti e sottoposto circa 150 questionari a primatologi e guardiani degli zoo, per un totale di quasi 400 fonti. Hanno poi mappato ogni informazione in alberi evolutivi, arrivando a una specie unica che visse sulla Terra nel Paleogene. Sebbene comune in entrambi i sessi e a tutte le età, gli scienziati hanno potuto effettuare analisi sono per quanto riguarda i maschi che presentano maggiori testimonianze.
So excited to share our new paper on the evolution of primate #masturbation! 🐒🦧🦍
Masturbation is an ancient trait in the primates & linked to reproductive success + STI reduction in males! 👋🍆💦
Less clear for females – we need more data!
👉🌮🌊https://t.co/d2x3AVNUSB— Matilda Brindle (@Matilda_Brindle) June 7, 2023
Pur potendo contare su una ricca quantità di dati, gli scienziati non sono concordi circa le ragioni che hanno spinto i mammiferi verso la masturbazione. Probabilmente veniva usata per aumentare la fertilità. Il maschio si liberava così del vecchio sperma per essere più efficace durante l’accoppiamento. La dottoressa Brindle ritiene anche plausibile che l’autoerotismo consentisse di allontanare le infezioni genitali e ridurre così la contrazione di malattie sessualmente trasmissibili. «È incredibile che nessuno abbia mai effettuato uno studio», ha poi concluso la ricercatrice, preannunciando ulteriori ricerche. «Molti pensano che la masturbazione sia una pratica sbagliata, ma questo ci dimostra che fa parte della nostra evoluzione».
L’autoerotismo è oggi più presente negli esemplari in cattività
Oltre a permettere di risalire alle prime testimonianze della masturbazione, lo studio londinese ha anche permesso di individuare importanti differenze nel comportamento dei primati in base all’habitat in cui vivono. Si è scoperto per esempio che gli esemplari in cattività praticano l’autoerotismo più frequentemente rispetto a quelli che vivono in libertà. Un dato che però deve anche tener conto alla più facile misurazione per gli esemplari in cattività rispetto a quelli allo stato brado. Come sottolinea la ricerca, in cattività l’autoerotismo riguarda il 74,5 per cento delle femmine e l’87,4 nei maschi. In natura, soltanto il 35,4 per cento delle femmine ricorre a tale pratica. Il dato scende, seppur in maniera più contenuta, nei maschi, assestandosi al 73,3 per cento.
