Il non detto è più del detto. E anzi le voci che circolano sembrano confezionate spesso per depistare, confondere o alzare cortine fumogene rispetto al nocciolo della questione. Perché l’editore di La7 Urbano Cairo ha fatto fuori Massimo Giletti? Il programma Non è l’Arena è stato sospeso per una censura in ragione degli approfondimenti su mafia e politica che stavano diventando troppo scomodi? Oppure si è trattato di una scelta imprenditoriale basata sui costi della trasmissione che non erano più giustificati dai ritorni in termini di ascolti e raccolta pubblicitaria? Quest’ultima ipotesi regge poco e infatti in seno a La7 trova scarso sostegno: il talk viaggiava normalmente tra il 5 e il 6 per cento di share, meglio della media della rete nel prime time, che nel 2022 non ha raggiunto il 5, e oltre un punto sopra, per esempio, dell’ottimo Atlantide che galleggia tra il 3 e il 4 per cento. Eppure anche Andrea Purgatori è spesso entrato nella carne viva di temi scottanti come i rapporti mafia-politica, la guerra in Ucraina con posizioni non proprio allineate all’atlantismo militante o il caso Orlandi, purtuttavia senza suscitare reazioni così draconiane dell’editore.

La ‘nuova’ vita di Baiardo, tra TikTok e forse un libro
Giletti, dal canto suo, prima ha mostrato fair play rispetto alla decisione, poi ha adombrato a Striscia la notizia l’ipotesi della censura: «L’Italia non è ancora pronta ad ascoltare certe verità, fa più comodo tenerle nei cassetti». Nella puntata di ieri, fosse andata in onda, si sarebbe parlato ancora di mafia, incluse le vicende giudiziarie che hanno coinvolto l’ex senatore Antonio D’Alì e Marcello Dell’Utri. Tornano allora in ballo la figura di Salvatore Baiardo e le mille voci più o meno fondate sui suoi rapporti con la trasmissione di Giletti, per qualcuno prettamente giornalistici, per altri più spregiudicatamente proiettati su altri fini. Il gelataio di Omegna, siciliano di Trabia, condannato per il favoreggiamento dei boss Graviano, sta ormai costruendo un personaggio da showbiz sulle sue disavventure giudiziarie. Dopo le sibilline interviste tv, all’insegna del “dico e non dico”, ha aperto un canale TikTok, da cui difende a spada tratta Giuseppe Graviano, e si prepara addirittura a pubblicare un libro.

«Giletti si è fidato troppo di Baiardo ed è andato a infilarsi in una cosa più grande di lui»
Quale era e cosa stava diventando la relazione tra Giletti e Baiardo? Potrebbe risiedere in questo il vero motivo della chiusura della trasmissione? Cairo continua a non entrare nel merito, in compenso risponde su La Stampa, dopo averlo fatto via Dagospia, a Enrico Deaglio e precisa di non essere mai stato spaventato dagli approfondimenti su Cosa nostra di Giletti. Anzi, il presidente del Torino calcio liquida: il conduttore ha potuto affrontare l’argomento «in totale libertà». Ma allora perché sospendere Non è l’Arena? Una reazione ai presunti abboccamenti del giornalista torinese con i futuri vertici Rai, peraltro smentiti da tutti, per il gran ritorno a Viale Mazzini, magari al posto di Fabio Fazio? Il tema non sembra arrivare al succo della questione. «Non c’entra la Rai, anche se all’inizio lo pensavo», dice sottovoce a Tag43 un giornalista de La7 che chiede naturalmente l’anonimato. «Secondo me Giletti si è fidato troppo di Baiardo ed è andato a infilarsi in una cosa più grande di lui. Ha toccato un argomento dal quale potrebbe uscire di tutto e gli è forse sfuggito di mano». In effetti, prima è scoppiato lo scandalo sui cachet pagati allo stesso Baiardo dal programma, con quest’ultimo che ha chiarito di aver regolarmente fatturato e non aver percepito un euro in nero. Le polemiche sul punto, peraltro, si trascinano dietro una buona dose di ipocrisia, perché è sotto la luce del sole da tempo che gli ospiti che fanno audience nei talk vengono retribuiti regolarmente. Infatti lo stesso fiancheggiatore dei Graviano ha sibilato che i rapporti con il giornalista ex Rai si sarebbero incrinati non per soldi, ma per altre ragioni. Aggiungendo: «Anche Giletti è sotto scorta, ma alla fine della fiera non so che gioco faccia anche lui perché se uno va in trasmissione ci va per dire qualcosa, poi alla fine non ti fanno mai dire niente…». Successivamente, dopo le “divinazioni” in video sulla cattura di Matteo Messina Denaro, ci ha messo il naso la procura di Firenze, da tempo impegnata sul boss di Castelvetrano che ha pianificato la strage di via Georgofili. Sono iniziati allora a circolare i veleni su una presunta foto, non si sa se vera o falsa, che ritrarrebbe Silvio Berlusconi con Giuseppe Graviano (e il discusso generale dei carabinieri Francesco Delfino) prima della sua discesa in politica ed è emerso addirittura il ruolo di Fabrizio Corona nella vendita alla redazione di Giletti, tramite un’agenzia, delle chat audio tra lo stesso Messina Denaro e due pazienti conosciute durante la chemioterapia alla clinica La Maddalena di Palermo.
Quella di Cairo e soprattutto Salerno è stata censura preventiva?
Insomma, trame e malignità che potrebbero aver spinto Cairo e il direttore di rete Andrea Salerno, che non ha mai amato Giletti, a dire stop, in ragione di un rapporto tra il conduttore e Baiardo che, secondo la loro visione, rischiava di sfuggire di mano. Una censura in qualche modo preventiva, dunque. In effetti l’ex gelataio ha dato a molti l’impressione di voler usare la televisione per altri fini, non a caso i magistrati fiorentini puntano a vederci chiaro. Un’altra fonte de La7 azzarda: «Chissà che non sia arrivata ai vertici dell’azienda una soffiata da Firenze. In ogni caso è una scelta anomala, strana e inedita qui da noi, dove si è sempre lavorato in totale libertà. Al massimo, in altre occasioni, è successo che i programmi venissero spostati di giorno e ora in programmazione, accadde ad esempio a Gianluigi Paragone. Oppure c’è stato il caso della striscia quotidiana di Giovanni Floris che è stata chiusa, ma lui comunque continua a fare DiMartedì. E poi ci stiamo avvicinando a fine stagione. Baiardo è ambiguo, ma si poteva anche immaginare una correzione in corsa, senza arrivare a un provvedimento così netto. Comunque è vero che Salerno non ama affatto Giletti, fu Cairo a spingere per prenderlo».

Mentana rompe il silenzio: domenica uno speciale sulla vicenda
Nella vicenda, molti avevano notato il rumoroso silenzio del direttore del Tg, Enrico Mentana. «Continua a insistere con il suo no comment», dice una fonte che lo conosce bene. Mentre altri si sarebbero aspettati una pronta reazione da “Chicco”, dato che il caso Giletti ricorda in qualche modo ciò che accadde a lui in Mediaset, ai tempi di Matrix, dopo le sue dure critiche alla gestione della vicenda di Eluana Englaro sulle reti del Biscione. «Se non dice nulla è perché prima vuole capire o perché sa che c’è qualcosa di particolarmente grave». Silenzio che il direttore del Tg La7 ha rotto nel pomeriggio di lunedì con un post su Fb. «Sul caso Giletti continuo a pensare che queste crisi si superano solo con la chiarezza», ha scritto. «So che Giletti non informò l’editore Cairo né della foto fantasma fattagli intravedere da Baiardo, né della conseguente convocazione dai pm fiorentini. È nelle prerogative di un editore sospendere un programma, ma forse Urbano Cairo non poteva immaginare che sarebbero poi emersi tutti questi elementi, che rischiano di dare allo stop di Non è l’arena un segno diverso». Mentana ricorda poi che «Massimo Giletti è ancora sotto contratto, e la domenica resta libera. E allora per domenica prossima stiamo pensando a una trasmissione che affronti tutte le questioni più scottanti emerse attorno a questa vicenda, adeguata testimonianza del fatto che da noi non si nasconde nulla, soprattutto quando si parla di mafia. E chissà che poi…».
Le uscite di Francesca Fagnani e Gaia Tortora
Certo, ha fatto invece scalpore l’uscita in sostegno di Giletti da parte di Francesca Fagnani che, al netto della sua indubbia autonomia professionale e di pensiero, è pur sempre la compagna di Mentana. «Mi ha molto colpito la sua presa di posizione. Parla per sé, certo, ma è comunque percepita come una sorta di first lady», chiosano da La7. La “belva” ha attaccato Cairo, ventilando la censura, e si è vista far sponda da Gaia Tortora, vicedirettrice del Tg, che pure in passato non era stata tenera con certe uscite di Giletti. Per il resto, comunque, è calata una cappa di silenzio negli studi romani di via Pineta Sacchetti, Via Novaro e Via Tiburtina. Bocche per lo più cucite. In attesa di capire meglio, quasi nessuno si esprime e si espone. Tra i pochi a commentare sui social Danilo Lupo, inviato della trasmissione sospesa sine die: «Io non so se sono vere le voci che parlano della chiusura di questo programma come un favore al Berlusconi politico. Lo scrivono in tanti, lo pensano in tantissimi. Ma io davvero non lo so. So di certo invece che questa chiusura è un enorme vantaggio per il Berlusconi imprenditore». Mentre Salvatore Gulisano, cronista di Piazza pulita, chiosa: «Tanti colleghi e amici sono improvvisamente senza lavoro e soprattutto senza una spiegazione. E credo che questa spiegazione dobbiamo chiederla a maggior ragione noi che lavoriamo per programmi che vanno in onda sulla stessa rete».