«La dipendenza è un carcere neurobiologico dal quale si può uscire ma costando lacrime e sangue. Provoca condotte incontrollabili con la ricerca di stimoli sempre maggiori: si parte dalla cannabis e si finisce all’eroina, si parte dalle cinque sigarette e si arriva a 60, si parte dall’immagine un po’ sensazionale fino ad arrivare alla pedopornografia, fino ad arrivare a condotte criminali, illecite e illegali, come furti, rapine e sfruttamento minorile per la pedopornografia. Cadiamo in un inferno, per la ricerca del paradiso siamo finiti in un inferno. La libertà vera è la capacità di controllare se stessi e spendersi per gli altri, con il raggiungimento della felicità». Sono parole di Massimo Gandolfini, leader del Family day, postate su YouTube quattro mesi fa circa. E a qualche mese fa, precisamente il 6 febbraio 2023, fa riferimento il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri che conferisce proprio a Gandolfini il ruolo di esperto al dipartimento per le Politiche antidroga di Palazzo Chigi. L’incarico – si legge nell’aggiornamento periodico degli esperti chiamati dall’esecutivo – consiste nell’attività di consulenza mediante supporto medico scientifico in materia di tossicodipendenze e dipendenze.
Gandolfini, una carriera vicino alla Chiesa e quelle candidature sfumate
Il medico chirurgo, specialista in neurochirurgia e psichiatria, direttore del dipartimento di Neuroscienze e chirurgia testa-collo dell’ospedale Fondazione Poliambulanza di Brescia, era salito agli onori delle cronache nel 2016 quando si fece promotore di un partecipato Family day. Una carriera sempre vicino alla Chiesa: è professore all’Università Cattolica Sacro Cuore, perito neurochirurgo alla Sacra Congregazione cause dei Santi della Santa Sede, presidente del Centro di Bioetica dell’Istituto di Medicina legale dell’Università Statale di Brescia, ma anche membro della Commissione etica dell’Ordine dei medici di Brescia e del “Centro Studi in Neurobioetica” al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma. Dopo il successo del Family day del 2016 in molti immaginavano un ruolo in politica. Anche prima delle ultime elezioni del 2022 era tornata sul tavolo l’ipotesi di una candidatura tra le fila del centrodestra. Ma le chiacchiere sono rimaste sulla stampa.

Stupefacenti e spacciatori, la caccia grossa delle destre
Le posizioni del centrodestra al governo sulle droghe sono note. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono fautori di politiche restrittive su uso e consumo di sostanze stupefacenti. Chi non ricorda l’attuale vice premier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, citofonare a una casa di Bologna alla ricerca di spacciatori? Posizioni poi sintetizzate dalle forze di maggioranza nel programma presentato alle ultime elezioni con queste parole: «Combattere lo spaccio e la diffusione delle droghe con ogni mezzo, anche attraverso campagne di prevenzione e informazione».

Droghe leggere e pesanti? Nessuna distinzione
E come la pensa Gandolfini, invece? Difficile immaginare posizioni molto diverse. Alcune sono quelle viste all’inizio. Per il professore, in sostanza, il consumo di droga immette in un vortice ingestibile che porta a «condotte incontrollabili, con la ricerca di stimoli sempre maggiori» in un’escalation paragonabile a quella che porta alla pedopornografia. Differenze tra droghe leggere e pesanti? «Va detto a chiare lettere che in ambito scientifico tossicologico non esiste la distinzione fra droghe “leggere” e droghe “pesanti”. Tutte le droghe usate a scopo “ricreativo” sono sostanze nocive, tossiche e il loro uso deve essere contrastato sia sul piano informativo/culturale, sia su quello della repressione a opera delle forze dell’ordine», ha detto Gandolfini nel 2020 in un’intervista a Interris. Sempre nella stessa intervista, Gandolfini auspicava «antidoti di carattere legislativo e giuridico» da parte del governo, «per contrastare fermamente l’utilizzo di ogni tipo di droga, senza eccezioni».

Con Fabiana Dadone si parlava di legalizzazione
Il governo Meloni quindi punta a rafforzare le proprie posizioni sulla linea dura contro le dipendenze. Archiviata la stagione della ex titolare del dossier, Fabiana Dadone, che pur non producendo risultati concreti, aveva tentato di aprire un dialogo sulla legalizzazione della cannabis. A novembre 2021, la ex ministra in quota Movimento 5 stelle aveva convocato la Conferenza nazionale sulle dipendenze, 12 anni dopo l’ultima. E proprio in quell’occasione aveva aperto alla possibilità di legalizzare le droghe leggere. All’epoca il tema era molto discusso in Germania, tanto che la Dadone l’aveva citata come esempio.

«La scelta di legalizzare la cannabis operata dal nuovo governo tedesco è una scelta che l’Italia dovrebbe valutare, ma bisogna riuscire a raggiungere la maggioranza al parlamento. È questo il punto delicato. Il potere su quel fronte spetta alla competenza parlamentare, il governo deve fare un lavoro istruttorio. E lo dico con estrema umiltà, perché il governo possa prendere la decisione giusta», aveva detto la ministra.

L’esempio tedesco e la direzione contraria dell’Italia
Un percorso, quello tedesco, che ha portato il governo di Berlino proprio nei giorni scorsi a presentare una proposta per legalizzare la cannabis, consentendo ai cittadini di coltivare, possedere e consumare la droga a scopo ricreativo.
Se la proposta sarà approvata, la Germania diventerebbe il più grande Paese al mondo per popolazione a legalizzare la cannabis. A oggi solo il Canada e l’Uruguay, più alcuni stati americani hanno permesso la vendita commerciale della droga. In Italia invece ci si affida alla cura Gandolfini.