Massimiliano Sestito, il killer della ‘Ndrangheta, ha manomesso il braccialetto elettronico ed è evaso dagli arresti domiciliari. La vicenda risale al 30 gennaio scorso, quando il 52enne, già condannato a 30 anni per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Renato Lio, ha fatto perdere le proprie tracce. era confinato da tempo nella casa del padre, a Pero, in provincia di Milano e attendeva la sentenza della Cassazione per un altro omicidio, quello del boss Vincenzo Femia. Si tratta della seconda fuga di Sestito. La prima risale al 2013, quando ha sfruttato un permesso premio ed è poi stato ritrovato un mese più tardi in spiaggia a Palinuro.

Sestito evade. Salvini: «Perché era ai domiciliari?»
I carabinieri hanno fatto un controllo nella notte tra lunedì e martedì, ma non lo hanno trovato a casa. Sestito ha fatto perdere le proprie tracce dopo aver rotto il braccialetto elettronico. Adesso le forze dell’ordine cercano di trovarlo. E sulla vicenda è intervenuto anche il vicepremier Matteo Salvini. Durante un’intervista a Orario Continuato su Telelombardia ha dichiarato: «Darò uno squillo al ministro per capire chi è il giudice che aveva deciso che un killer che doveva essere in galera era ai domiciliari. Puntiamo su una profonda riforma della giustizia: separazione delle carriere, responsabilità civile del giudice che sbaglia perché il ministro può approvare le leggi migliori al mondo, ma se poi qualcuno lascia uscire un ergastolano…».
Chi è Massimiliano Sestito
Massimiliano Sestito è adesso a tutti gli effetti un latitante. Ha 52 anni e ha ricevuto una condanna a 30 anni per l’omicidio di Renato Lio, un appuntato dei carabinieri. Era il 20 agosto del 1991 e l’uomo ha sparato tre colpi contro l’agente dopo essere stato fermato a un posto di blocco a Soverato, prima che potesse perquisirgli l’auto. In quell’occasione è riuscito a fuggire, restando latitante per quasi un anno, prima di essere arrestato e condannato nel 1993. Il secondo omicidio che gli è stato inputato, invece, è quello del boss Vincenzo Femia, per cui è stato prima condannato all’ergastolo e poi assolto. Adesso attendeva proprio il verdetto della Cassazione, previsto per il 3 febbraio.
