Chi sono i campioni di assenteismo del Parlamento
Le assenze durante il discorso di Zelensky hanno riacceso i riflettori su chi a Palazzo si vede di rado o quasi mai. Perché in altro affaccendato o perché in missione. Da Marta Fascina a Michela Vittoria Brambilla, fino a Tommaso Cerno chi sono i campioni di banco vuoto.
La più famosa tra le assenteiste è sicuramente la ‘non sposa’ di Silvio Berlusconi, la deputata di Forza Italia, Marta Fascina. La sua presenza alla Camera rappresenterebbe una notizia. Nessun cronista politico fa fatica ad ammetterlo: sarebbe un colpo, quasi uno scoop, intercettarla in Transatlantico. Addirittura non si è fatta vedere nei giorni del voto per il nuovo Capo dello Stato. Appena il compagno di vita Silvio ha ritirato la candidatura al Quirinale, lei non ha avuto remore: ha deciso di restare al suo fianco nel buen retiro di Arcore. Così non sorprende che, secondo i dati raccolti da Open Parlamento, sia risultata assente nel 72 per cento di votazioni (il sistema di resoconti segna l’assenza solo quando il parlamentare non partecipa al voto, che nella stragrande maggioranza dei casi è previsto per due giorni a settimana, escludendo quindi le giornate in cui c’è solo il dibattito, come avviene spesso il lunedì). Un bel risultato, non c’è che dire.

Chi sono gli onorevoli assenteisti
Nelle ore in cui gli occhi sono puntati sulle assenze, ieri durante l’intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky (all’appello mancavano dai 300 ai 350 eletti) e oggi mentre il presidente del Consiglio Mario Draghi parla in vista del Consiglio europeo di fronte a un emiciclo quasi vuoto, è utile – a un anno dalla fine della legislatura – una mappatura degli assenteisti di professione. Gli onorevoli che tra Montecitorio e Palazzo Madama si fanno vedere davvero poco.

Michela Vittoria Brambilla batte per assenze Antonio Angelucci, Guido Della Frera e Vittorio Sgarbi
Se Fascina veleggia verso vette significative, c’è chi fa di peggio: lei è “soltanto” settima nella speciale graduatoria. Una sua collega di partito, altro volto noto, è un esempio: Michela Vittoria Brambilla, ex promessa del berlusconismo, ha collezionato addirittura il 99,10 per cento di assenze. Su 10.458 votazioni alla Camera, ha raccolto meno di 100 presenze, 94 in totale per l’esattezza. Numeri che fanno impallidire anche Antonio Angelucci, altro deputato azzurro, nonché imprenditore ed editore di Libero e de Il Tempo. Per lui il contatore raggiunge il 96 per cento di assenze tra i banchi di Montecitorio. A completare il podio degli assenteisti è un altro ex berlusconiano, l’imprenditore Guido Della Frera, oggi iscritto al gruppo Coraggio Italia, che arriva all’86 per cento di assenze, anticipando di un soffio un nome mediatico, come quello del critico d’arte Vittorio Sgarbi, che ha saltato quasi l’80 per cento delle votazioni. Almeno lui quando c’è si fa notare. A seguire nomi meno noti, come l’ex leghista siciliano, Carmelo Lo Monte e il “sudamericano”, in quanto eletto nella circoscrizione Estero, Fausto Longo.

Tra i big non brillano Enrico Letta e Giorgia Meloni ma sono giustificati
E i big? Difficile fare una graduatoria precisa. La performance peggiore, sulla carta, è quella di Enrico Letta con il 77 per cento di assenze, ma il segretario del Partito democratico è in carica solo dall’ottobre del 2021. Quindi la base di partenza è diversa. In ogni caso su oltre 1.200 voti a cui a avrebbe dovuto partecipare, si è fatto vedere solo in 285 casi. C’è poi la leader di Fratelli d’Italia, la deputata Giorgia Meloni, con il 62 per cento di assenze. Ma anche per lei il dato deve essere contestualizzato: non si è mai messa “in missione” (strumento con cui i parlamentari giustificano le assenze per non meglio motivati impegni istituzionali). Matteo Renzi, senatore e numero uno di Italia viva, ha raggiunto il 42 per cento di mancate votazioni a cui si aggiungono però un 20 per cento di missioni. La percentuale di presenze di Meloni e Renzi si equivale: poco più del 37 per cento. Dunque, mal comune mezzo gaudio: per i due leader, il dato è ampiamente al di sotto della metà.

Matteo Salvini, un senatore in ‘missione’
Il numero uno della Lega, Matteo Salvini, è ancora più merce rara alle votazioni a Palazzo Madama: ha solo il 22 per cento di partecipazione, meno di un quarto del totale. Certo, le assenze sono ferme all’8, ma balza agli occhi quello 69 per cento di missioni che non è giustificabile con il fatto che sia stato ministro dell’Interno per poco più di un anno. Gli incarichi governativi sono sicuramente un “legittimo impedimento” a presenziare nei Palazzi. Ma per tracciare un parallelo, Roberto Speranza è ministro della Salute, in tempi di pandemia, da due anni e mezzo e conta il 56 per cento di missioni, 13 in meno rispetto al leader della Lega. Abbastanza disciplinato anche un altro leader, Pier Luigi Bersani, che vanta il 60 per cento di presenze in Aula al momento del voto, sostanzialmente appaiato al segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni.

A Palazzo Madama si vedono poco Tommaso Cerno, Niccolò Ghedini e Ignazio La Russa
In generale è diversa la situazione al Senato, dove c’è una partecipazione più assidua, tenendo ovviamente fuori i senatori a vita. Chi di sicuro non brilla è l’ex direttore de L’Espresso, oggi senatore dem, Tommaso Cerno, che ha all’attivo poco più dell’8 per cento di presenze al momento del voto. In totale conta il 67 per cento di assenze a cui si somma il 25 per cento di missioni. Sempre al Senato si fa notare l’avvocato storico di Berlusconi, Niccolò Ghedini, che ha raggiunto il 64,5 per cento di assenze. Sopra la soglia del 50 per cento figura anche l’ex ministro della Difesa, il meloniano Ignazio La Russa, con il 56 per cento di mancata partecipazione al voto.
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Chi invece brilla per presenze
Per chiudere una nota lieta: una di menzione d’onore per gli stakanovisti del Parlamento, quelli che rispondono quasi sempre presente. Il senatore leghista Giorgio Maria Bergesio e il collega del Movimento 5 stelle, Andrea Trentacoste hanno saltato solo tre votazioni dall’inizio della legislatura, anticipando di un soffio Agostino Santillo (M5s), Simona Pergreffi (Lega) e Antonio Iannone (Fdi), con solo quattro voti mancati. Ma la vera palma, probabilmente, spetta al deputato del Movimento 5 stelle, Marco Bella, che ha saltato solo quattro votazioni. Con la differenza che a Montecitorio ci sono stati circa 3 mila voti in più rispetto al Senato. Un modello virtuoso, quanto raro.