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Il declino di Marta Cartabia e quella riforma che non piace a nessuno

La revisione del sistema giudiziario penale firmata dalla ex ministra Cartabia è finita nel mirino dei magistrati, di Renzi e della destra garantista. Colpa della norma che favorisce (anche) i boss e della tagliola sui processi. Così a stimarla è rimasto solo, manco a dirlo, il tafazziano Pd, che la vorrebbe come guida del Csm.

16 Gennaio 2023 09:12 Ulisse Spinnato Vega
Il declino di Marta Cartabia e quella riforma che non piace a nessuno

Il bello è che ora proprio il Partito democratico, nel suo piano inclinato verso l’autodistruzione politica, pare voglia premiarla affidandole la guida di quel Consiglio superiore della magistratura (Csm) che lei stessa ha appena riformato, con una legge che a suo tempo ha fatto infuriare molti magistrati, secondo i quali la loro indipendenza sarebbe «a rischio». Certo, dietro l’operazione ci sarebbe nientemeno che il beneplacito di Sergio Mattarella, vero protettore di Marta Cartabia, tuttavia non ci si può più stupire della tendenza fisiologica al tafazzismo dalle parti del Nazareno. Malgrado ciò, l’intempestività del Pd ha del clamoroso, se si considera che Cartabia vive forse il momento peggiore della propria parabola professionale, almeno dal punto di vista dell’opinione pubblica.

Il caso dei boss mafiosi che beneficiano della norma

Lombarda, classe 1963, sposata e madre di tre figli, laurea con lode all’Università degli studi di Milano, l’ex Guardasigilli subisce ora l’indignazione generale legata agli effetti della sua riforma del sistema giudiziario penale. Persino i giornali che rispondono alle anime più garantiste del centrodestra non possono che stigmatizzare il caso dei tre boss mafiosi che a Palermo rischiano di beneficiare di una revoca delle misure cautelari perché per alcuni reati, come le lesioni, serve la querela di parte come condizione per la procedibilità. Il meccanismo riguarda fattispecie gravi quali i furti, anche con danneggiamento, il sequestro semplice, la truffa, la frode informatica, persino le lesioni stradali senza aggravanti, la violazione di domicilio. Stop alla procedibilità d’ufficio e niente azione penale in mancanza di una querela della parte lesa depositata entro 90 giorni.

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Marta Cartabia. (Getty)

Rischio di di “tana libera tutti”, Fdi corre ai ripari

Peraltro, la nuova norma si applica pure ai procedimenti in corso, con un alto rischio di “tana libera tutti” per molti imputati. Certo, la misura cautelare resta in piedi per le accuse di associazione mafiosa ed estorsione, ma la querela di parte è necessaria anche in caso di aggravante del metodo mafioso o dell’agevolazione mafiosa. E si sa che spesso le vittime non denunciano quando c’è di mezzo il potere intimidatorio del crimine organizzato. Adesso è tutto un «tranquilli, correremo ai ripari», mentre il partito culturalmente più incline ai principi del law and order, ossia Fratelli d’Italia, prende le distanze. Tanto che il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, sul Corriere della sera si precipita: «Ci metteremo mano velocemente».

Era considerata “la migliore” nel “governo dei migliori”

E pensare che Cartabia aveva il pedigree giusto per figurare come “la migliore” nel “governo dei migliori”. Allieva del costituzionalista Valerio Onida, nominata alla Consulta nel 2011 a soli 48 anni dal presidente Giorgio Napolitano e soprattutto prima presidente donna dal dicembre 2019 al settembre 2020. Studi negli Stati Uniti, una docenza di Diritto costituzionale alla Bicocca e un’altra alla Bocconi. Senza scordare, tra le altre benemerenze, il dottorato honoris causa in legge alla Scuola Sant’Anna di Pisa e la nomina per mano di papa Francesco quale membro ordinario della Pontificia accademia delle scienze sociali. D’altronde l’estrazione cattolica di Cartabia non è un mistero per nessuno. E nemmeno la sua vicinanza a Comunione e liberazione. Non per niente, la studiosa ha preso esplicitamente posizione contro l’equiparazione tra le unioni omosessuali e il matrimonio tradizionale e ha sempre difeso l’esposizione di simboli religiosi in spazi pubblici, in nome di una “laicità positiva” e non negazionista dello Stato.

Morto Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale. Nel 2013 era stato chiamato a far parte del gruppo dei "Dieci saggi".
Valerio Onida. (Getty Images)

Gratteri e Renzi contro la riforma: criticata la tagliola

Eppure la sua riforma della giustizia penale è stata subito bombardata dai magistrati, soprattutto quelli in prima linea contro le mafie. Il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, l’ha definita addirittura «la peggiore della storia». Dall’altra parte della barricata, persino Matteo Renzi l’ha bollata come «inutile». Non pesa soltanto la questione esplosa in questi giorni dell’improcedibilità per tanti reati senza querela di parte, ma si è parecchio discusso, per esempio, della tagliola temporale di due anni per i processi d’appello e di un anno per quelli in Cassazione, norma che entrerà in vigore il primo gennaio 2025. E non basta che l’allora ministra Cartabia abbia salvato reati come quelli di mafia, la violenza sessuale aggravata o l’omicidio. Esistono procedimenti per fattispecie molto gravi che rischiano comunque di andare in fumo, come gli omicidi colposi che comprendono anche le morti sul lavoro. Inoltre, le procure hanno protestato pure per i nuovi meccanismi che tagliano i tempi delle indagini, rendendo non concretamente sfruttabili per intero i due anni previsti.

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Nicola Gratteri. (Getty Images)

Il Pnrr impone di accelerare i processi, la Cartabia li elimina…

Cartabia, va detto, è sempre stata culturalmente favorevole alle pene sostitutive al carcere come la semilibertà, i lavori di pubblica utilità, la detenzione domiciliare o le pene pecuniarie per chi riporta condanne entro i quattro anni. Ed è apparsa sensibile alla questione carceraria, tanto che nel 2018, da vicepresidente della Corte costituzionale, intraprese un viaggio nei penitenziari italiani. Inoltre, c’è la sacralità dell’articolo 27 della Carta che prevede la funzione riabilitativa e rieducativa della pena. Ma qui, osservano in molti, il rischio è che alla pena non ci si arrivi affatto. Il Pnrr impone di accelerare i processi (1,6 milioni quelli pendenti in Italia) e di deflazionare il carico del contenzioso, però secondo i critici la riforma Cartabia taglia la testa al toro ed elimina i processi tout court invece di snellirli. Peraltro, il nuovo meccanismo della tagliola su secondo grado e Cassazione potrebbe al contrario allungarli a causa delle strategie dilazionatorie degli imputati. Viene in mente, infine, la celebre frase di Marilyn Monroe: «Lascio agli altri la convinzione di essere i migliori, per me tengo la certezza che nella vita si può sempre migliorare».

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