Spatriati scritto da Mario Desiati e appena uscito per Einaudi ha un titolo che è uno stato d’animo. Gli spatriati sono quelli che se ne sono andati, ma in questo libro viene usato spesso con l’accezione dialettale – di Martinfranca, luogo di origine dello scrittore – e significa incerti, disorientati, a volte anche senza padre, orfani. Lo spiega lo stesso Desiati alla fine del libro in una decina di pagine deliziose che si chiamano Note dallo scrittoio o stanza degli spiriti – un debito riconosciuto a Robert Walser nel suo La passeggiata – dove ci viene risparmiato il solito, spesso noioso, elenco di note ma dei piccoli racconti ci forniscono le fonti delle citazioni o brevi spiegazioni del contenuto del capitolo.
Desiati con Spatriati ci trascina nella provincia pugliese
Desiati ci trascina nella provincia pugliese e ci presenta Claudia e Francesco che diventanto amici in circostanze un po’ diverse dal solito, senza anticipare troppo. E questa amicizia, che forse è un amore, rimarrà salda fino alla fine del libro, fino alla vita che continua, fino a quando si cresce anche se non si cresce mai abbastanza. Claudia e Francesco sono le anime costanti di una provincia italiana divisa tra quelli che se ne vogliono andare perché qualsiasi cosa del luogo in cui sono nati li irrita, non gli appartiene e quelli che restano, per scelta, di malavoglia, o felici di costruire qualcosa che i primi non vedono nemmeno come possibilità. Gli anni in cui questa frattura nasce costituiscono la prima parte del libro, la più riuscita grazie alla prosa poetica e, allo stesso tempo, forte di Desiati a cui bastano poche righe per raccontare un’anima o due parole per definire un personaggio. Insieme a loro c’è la generazione dei genitori, adulti spatriati dentro, che cercano un appiglio per non vivere la vita di quiete che la società ha loro imposto.

La parte berlinese di Spatriati è forse la meno riuscita ma serve a dare respiro ai protagonisti
Ma sono i ragazzi il vero centro di questo libro. Claudia ribelle, sfrontata, amata e Francesco profondamente cristiano, timido, innamorato di un bacio segreto dato a un uomo ma più innamorato della lontananza di Claudia che è sempre stata lontana anche quando era a due passi e che poi decide di partire, prima per Milano e infine per Berlino. Desiati stesso ha trascorso, trascorre, lunghi periodi a Berlino e si coglie il suo vissuto nelle pagine che raccontano la città, fatta di lavoro ma anche di club underground dove la techno si fonde con una libertà sessuale che incanta e confonde Francesco. Non è interessante raccontare nel dettaglio la trama di un libro, perché i libri vanno letti e scoperti, quindi è meglio dire solo che la parte berlinese è forse quella un po’ più scontata e meno riuscita del libro ma serve a dare un po’ di respiro ai due personaggi principali introducendone di secondari, funzionali alla trama ma, forse, meno incisivi.
I titoli dei sei capitoli di Spatriati tra dialetto pugliese e tedesco
Il libro è diviso in sei capitoli più un epilogo, con dei titoli azzeccatissimi: in dialetto i primi tre, e con delle meravigliose parole in tedesco gli ultimi. Ogni parola viene spiegata e serve a introdurre il lettore nel tono del capitolo in maniera precisa e puntuale, come del resto lo è il tono dell’intero romanzo. Aver letto altra prosa di Desiati può servire a conoscerne il contesto o forse basta guardarsi la bella intervista che gli fece Annalena Benini all’interno del programma Romanzo italiano nel capitolo dedicato alla Puglia, dove appare timido, pacato e solitario, e ben rappresenta una parte di mondo raccontato in questo romanzo, dove gli spatriati, quelli che non tornano più, e quelli che invece tornano sentendosi addosso il peso del fallimento, si incontrano dentro un sentimento che li lega e che li fa crescere con alle spalle gli stessi pensieri e negli occhi, forse, orizzonti diversi.