Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Tv

Chi era Marie Colvin, interpretata da Rosamund Pike nel film A private war

La storia della giornalista Marie Colvin è raccontata dal film A private war in onda il 3 giugno su Rai 3.

3 Giugno 2021 20:304 Giugno 2021 16:28 Redazione
la storia di Marie Colvin nel film A provate war

In occasione del 60esimo anniversario di Amnesty International, stasera 3 giugno alle 21.20 Rai Tre trasmette in prima visione il film A private war. Diretta da Matthew Heineman e con protagonista Rosamund Pike, la pellicola racconta la storia della reporter del Sunday Times Marie Colvin e del suo instancabile lavoro per documentare i luoghi distrutti dalla guerra. Dall’Iraq all’Afghanistan, passando per la Libia, Colvin ha dedicato la sua vita a un mestiere che le ha regalato meritati riconoscimenti ma l’ha messa di fronte anche a parecchi rischi. Fino al peggiore degli epiloghi: quando, a 56 anni, viene tragicamente uccisa assieme al fotografo Rémi Ochilik, durante un’offensiva dell’esercito locale a Homs, in Siria.

A private war: la vera storia di Marie Colvin

Classe 1956, nata nel Queens e cresciuta a Oyster Bay, è subito dopo la laurea in antropologia a Yale che Marie Colvin inizia la sua carriera di giornalista come reporter della United Press International (UPI). Parte dalla sede di Trenton, si sposta poi a New York e infine a Washington. La gavetta e il talento la portano, ben presto, ad assumere le redini della redazione francese dell’UPI a Parigi, l’ultimo incarico prima di trasferirsi definitivamente al Sunday Times. Il quotidiano per cui lavorerà dal 1985 fino al 2012, l’anno della sua morte. Dal 1986, diventa corrispondente del giornale dal Medio Oriente e, nel 1995, inizia ad occuparsi di Esteri. È la prima a intervistare il leader libico Gheddafi dopo l’Operazione El Dorado Canyon. Nel corso di quel colloquio, il generale dichiara apertamente impossibile la riconciliazione tra Libia e USA, addossando tutta la colpa dell’incomunicabilità tra i due stati sul presidente Ronald Reagan. La sua passione per il Medio Oriente la porta a documentare le guerre in Cecenia, Kosovo, Sierra Leone, Zimbabwe, Sri Lanka e Timor Est. Proprio nel corso di quest’ultima, nel 1999, dà mostra di un coraggio notevole, portando in salvo oltre 1500 donne e bambini da un’area completamente assediata dalle forze armate indonesiane. Rifiutandosi di abbandonarli, rimane con loro per oltre 4 giorni, documentando l’accaduto fino alla liberazione.

A private war: rischiare la vita in nome del giornalismo

L’estrema devozione nei confronti del mestiere porta Marie Colvin più volte a rischiare la vita. Perde l’uso dell’occhio sinistro in Sri Lanka, nel corso della guerra civile. L’esplosione di una granata la colpisce in pieno volto mentre si sposta da un’area controllata dalle Tigri Tamil a una controllata dal governo. Da quel momento, la benda che è costretta a indossare diventa il simbolo del suo coraggio. Lo stesso che, nonostante il grave stress post traumatico che si trova ad affrontare, la spinge a completare il reportage di 3000 parole da consegnare al giornale. Nel 2011, impegnata a documentare la primavera araba in Tunisia, Egitto e Libia, viene nuovamente contattata per intervistare Gheddafi, assieme ad altri due colleghi che avrebbe potuto scegliere liberamente. Per il primo colloquio del generale dall’inizio della guerra, Colvin porta con sé Christiane Amanpour di ABC News e Jeremy Bowen di BBC News.

A private war: la morte in un attentato

È nel febbraio del 2012 che la sua audacia la mette di fronte a un bivio. Attraversato il confine siriano in sella alla sua motocicletta, ignorando il veto del governo sull’entrata di giornalisti stranieri senza permesso, Marie Colvin viene trattenuta nel distretto di Bab Amr, nella parte ovest di Homs, ed è da lì che appare per l’ultima volta in collegamento con la BBC, Channel 4, CNN e ITN News. Descrive nel dettaglio gli attacchi spietati dell’esercito siriano ai danni di edifici e persone. Parla di quello di Homs come del peggiore conflitto a cui le sia mai capitato di assistere. Muore il 22 febbraio, assieme al fotografo Rémi Ochlik mentre lasciano la sede media non ufficiale durante l’offensiva di Homs. Secondo l’autopsia, fu uccisa dall’esplosione improvvisa di un dispositivo pieno di chiodi piantato, secondo il governo, da terroristi. Questa versione dei fatti viene respinta dal fotografo Paul Conroy, con i due al momento dell’attacco. Conroy racconta di come il fuoco dell’artiglieria siriana avesse colpito il media centre, una linea appoggiata anche dal giornalista Jean Pierre Perin, che ha aggiunto come i militari avessero preso di mira l’edificio mediante segnali via satellite.

A private war: dalla vittoria in tribunale di Cat Colvin al biopic

Nel luglio del 2016, la sorella Cat cita in giudizio il governo siriano, considerandolo responsabile della morte della giornalista in base a una serie di prove che la vedevano come target. Tre anni dopo, nel gennaio 2019, il tribunale dichiara il governo di Assad colpevole, condannandolo al pagamento di una multa di 300mila dollari e confermando la versione secondo cui Colvin fosse stata uccisa per far sì che il suo lavoro venisse silenziato. Il biopic A private war, interpretato da Rosamund Pike, racconta nel dettaglio tutta la storia della giornalista, a partire da un articolo uscito per Vanity Fair a cura di Marie Brenner, Marie Colvin’s Private War. Tra il 2000 e il 2012, il suo lavoro ottiene fior fior di riconoscimenti: dal premio come Journalist of the year al Foreign Reporter of the Year, passando per l’Anna Politkovskaya Award.

Radio Italia Live 2022: come partecipare all'evento? Dove vedere il concerto? E chi sono i cantanti che si avvicenderanno sul palco?
  • Attualità
Radio Italia Live 2022: come partecipare, biglietti, cantanti e dove vederlo
Radio Italia Live 2022: come partecipare all'evento? Dove vedere il concerto? E chi sono i cantanti che si avvicenderanno sul palco?
Virginia Cataldi
Venduta per 135 milioni di euro l’auto più costosa di sempre. È una Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé del 1955, ne restano solo due esemplari.
  • Motori
Mercedes, venduta l’auto più costosa al mondo: 135 milioni di euro per una SLR del 1955
Venduta per 135 milioni di euro l’auto più costosa di sempre. Si tratta di una Mercedes 300 SLR Uhlenhaut Coupé del 1955, di cui ci sono solo due esemplari. I proventi finanzieranno un fondo per giovani ingegneri.
Fabrizio Grasso
Ucraini giustiziati dai russi a Bucha, i video diffusi dal New York Times che confermano i crimini di guerra.
  • Attualità
Ucraini giustiziati dai russi a Bucha, i video choc dei crimini di guerra
Le immagini diffuse dal New York Times, in cui si vedono nove prigionieri fatti marciare bendati, sotto la minaccia dei fucili dei paracadutisti di Mosca.
Redazione
La caduta di Azovstal: il video che mostra la resa dei soldati ucraini. L’annuncio del Ministero della difesa russo: «Più di 2.400 militanti hanno deposto le armi».
  • Attualità
La caduta di Azovstal: il video che mostra la resa dei soldati ucraini
L’annuncio del Ministero della difesa russo: «Più di 2.400 militanti hanno deposto le armi». Il comandante del battaglione Azov sarebbe stato portato via su un veicolo blindato per evitare rappresaglie.
Redazione
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021