Il bello della spazzatura

Redazione
14/05/2021

Zaino in spalla, Mariah Reading gira il mondo e raccoglie ogni tipo di rifiuto. L'obiettivo è trasformarlo in un'opera d'arte

Il bello della spazzatura

Sensibilizzare il pubblico sui problemi ambientali partendo dall’arte. Questo il progetto di Mariah Reading, originaria del Maine, che è riuscita a trasformare la pittura in un manifesto in grado di mettere d’accordo ecologia e bellezza. La genesi delle sue opere è molto curiosa.

La spazzatura recuperata in viaggio diventa arte

Tutto parte da viaggi che le fanno scoprire panorami mozzafiato, spiagge e parchi nazionali sparsi per il mondo. In questi luoghi recupera la spazzatura abbandonata dai visitatori, per trasformarla in capolavori. L’idea che anima l’iniziativa è chiara: sensibilizzare i turisti a non disperdere i rifiuti e a riutilizzarli in maniera creativa. Si può riesumare anche il più consumato dei sacchetti di plastica.

 

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Nata in una famiglia appassionata d’arte, negli ultimi anni di Liceo, Reading inizia a combinare le inclinazioni personali all’impegno per il pianeta. Così, nel suo ultimo progetto, utilizza tutto il materiale di scarto avanzato nelle lezioni di arte per creare un paesaggio. Un metodo di lavoro che porta con sé al college e che, conseguita la laurea, la spinge a viaggiare alla ricerca di centri di riciclo e paesaggi contaminati da lattine, bottiglie vuote e ciabatte abbandonate.

Tutto può essere convertito

Per Reading non c’è davvero nulla che non possa essere convertito. Dalle tastiere dei pc ai giocattoli vecchi, dai bicchieri di vetro sbeccati alle scarpe. «Nei miei giri, porto con me uno zainetto per raccogliere tutto quello che incontro», ha spiegato a Vice. «Se non piove e lo scenario mi ispira, dipingo sul momento, approfittando della possibilità di osservare quello che disegno. Altrimenti, mi procuro il materiale, faccio delle foto e mi sposto a casa o nel mio studio».

 

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A oggi, questa curiosa attività l’ha portata ovunque, sino in Artide e alle Hawaii. Qui, oltre a collaborare con le comunità locali, ha avuto modo di tenere diversi workshop sui metodi di riciclo e di riutilizzo dei rifiuti, aiutando la popolazione ad abituarsi al rispetto della natura. «Il posto più bello che ho visitato è stato, senza dubbio, il Denali National Park, in Alaska», ha raccontato. «La natura è magica, ho visto gli orsi, ammirato i fiori selvatici che crescono nella neve, ho vissuto al limite tra la paura e l’elettricità».

L’insegnamento dell’arte

Ma il viaggio che, forse, l’ha più segnata è stato quello in Antartide, dove ha toccato con mano i disastrosi effetti del cambiamento climatico. «È facile trascurare il problema quando non vivi in luoghi che ne sono direttamente condizionati. Muoversi a Sud e a Nord del Polo ti apre gli occhi perché vedi da vicino il ghiaccio che sparisce, gli animali che perdono il loro rifugio». Una situazione a cui l’arte può dare una grande mano in termini di divulgazione: «Il disegno, la pittura sono mezzi di comunicazione potenti che aiutano a stringere legami tra chi crea e chi guarda, incentivando una riflessione seria. Nulla a che vedere con la freddezza di statistiche e dati».