Incredibile scoperta nella Biblioteca Nazionale di Francia a Parigi. Tre studiosi hanno decriptato 57 lettere presenti nell’archivio digitale, individuandone il mittente finora ignoto. Si tratta di Maria Stuarda, regina di Scozia nonché una delle figure più controverse della storia britannica. Risalgono alla fine del Cinquecento, durante la sua prigionia per mano di Elisabetta I, sua cugina protestante. Inviate all’ambasciatore francese in Inghilterra, non solo lamentano le difficoltà della sovrana cattolica dietro le sbarre, ma raccontano anche pettegolezzi e persino la paura per la vita di suo figlio Giacomo. In esse sono presenti migliaia fra caratteri e simboli, ognuno indicante un fonema o un’intera parola. Per gli esperti è la più importante scoperta sulla regina nell’ultimo secolo, ma molto probabilmente non l’ultima. I risultati sono disponibili sulla rivista Cryptologia.
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Maria Stuarda, la datazione delle 57 lettere e perché erano perdute
Le 57 lettere di Maria Stuarda risalgono a un periodo compreso fra il 1578 e il 1584, anni di prigionia in Inghilterra. La regina Elisabetta I, cugina della sovrana ma di fede protestante, vedeva in lei una potenziale minaccia per il trono, dato il consenso popolare che aveva accumulato fra i cattolici. Visto il clima di tensione fra i due credi, la imprigionò per 19 anni, sotto la custodia del conte di Shrewsbury, prima di giustiziarla tramite decapitazione l’8 febbraio 1587. Oggi, 436 anni dopo la sua morte, emergono alcune sue parole finora sconosciute. Si tratta di una corrispondenza che Maria tenne con l’ambasciatore francese in Inghilterra Michel de Castelnau, signore di Mauvissière, probabilmente dal 1578. Per evitare che le spie della cugina scoprissero i suoi pensieri, le scrisse però in un codice cifrato che conta circa 150 mila simboli per un totale di 50 mila parole.

Nessuna menzione circa un potenziale complotto contro la cugina. Troppo alto infatti il rischio di essere intercettati nonostante la segretezza del linguaggio. Maria Stuarda invece, nelle varie lettere, lamenta la sua condizione di prigioniera, le malattie e i presunti antagonisti della sua storia. Si legge infatti la sua forte antipatia per Robert Dudley, conte di Leicester e favorito di Elisabetta I. La regina di Scozia ha poi trovato posto per pettegolezzi più frivoli, ma soprattutto per l’affetto per il figlio Giacomo che le fu strappato via nel 1582. Non saprà mai che il bambino di cui si preoccupava sarebbe poi divenuto, 20 anni dopo, re con il nome di Giacomo I di Inghilterra, il primo a riunire scozzesi e inglesi.
Così tre esperti hanno decifrato le lettere perdute della regina
«È come risolvere un cruciverba molto grande», ha detto alla Cnn George Lasry, informatico e crittografo francese che ha fatto la scoperta. Con lui hanno lavorato anche il professore di musica tedesco Norbert Biermann e il fisico giapponese Satoshi Tomokiyo. I tre sono membri di Decrypt, progetto internazionale che setaccia gli archivi alla ricerca di casi simili. Giunti nella struttura parigina, si sono imbattuti in queste missive, etichettate come provenienti dall’Italia nella prima metà del XVI secolo. «Se qualcuno volesse cercare materiale su Maria Stuarda, la BnF sarebbe l’ultimo posto dove andare», hanno detto i tre esperti. Eppure molto presto hanno riscontrato qualcosa di strano. Dopo aver intuito di trovarsi di fronte a un testo in francese, hanno individuato in una donna l’autore. La ripetizioni di sintagmi come «la mia libertà» e «mio figlio» hanno fatto capire che si trattava di una prigioniera.

Come capire che si trattava proprio di Maria Stuarda? La parola chiave, come hanno confermato gli stessi studiosi, è stata Walsingham. Si tratta di un uomo di nome Francis, principale segretario nonché maestro delle spie di Elisabetta I, molto inviso alla regina di Scozia. Alcuni storici ritengono plausibile che sia stato proprio lui a incastrarla nel 1586 per farle confermare il complotto contro la vita della cugina. In un primo momento, Lasry e i suoi colleghi hanno analizzato il 30 per cento dei simboli con un algoritmo, prima di procedere con lo studio manuale. Hanno individuato schemi comuni come nomi, luoghi e persino termini ricorrenti. «Maria era un’astuta e attenta analista», hanno confermato gli esperti. Entusiasta anche John Guy, autore della biografia della regina da cui è stato tratto il film con Saoirse Ronan e Margot Robbie. È probabile che ancora altre lettere attendano di essere scoperte.