Si radunano periodicamente nelle piazze, sfoggiano cartelli colorati e croci rosa e, impugnando il microfono, reclamano a gran voce uguaglianza e parità di genere. Sono le donne del collettivo Maria 2.0, un gruppo di credenti nato in Germania e, da anni, impegnato in una lotta per una radicale revisione della Chiesa cattolica.
Cosa chiedono le donne del collettivo Maria 2.0
Fondato a Münster nel 2019 come reazione agli scandali sugli abusi sessuali che videro coinvolti diversi membri del clero tedesco, oggi il movimento Maria 2.0 conta più di 65 gruppi sparsi sul territorio. Gli obiettivi sono diversi: l’apertura dell’ordinazione sacerdotale alle donne, il riconoscimento delle relazioni LGBTQ+, l’abolizione del celibato obbligatorio e l’avvio di indagini adeguate sulle accuse di stupro e pedofilia. Intenti già ben chiari dal nome, che strizza l’occhio a un’immagine della Madonna ben lontana da quella tradizionale: una donna che toglie il bavaglio, protesta e non si nasconde più dietro al silenzio e al servilismo.
Maria 2.0 storie diverse, una sola battaglia
Com’è noto, nel cattolicesimo, soltanto gli uomini possono accedere ai ministeri e, per farlo, non devono avere alcun tipo di relazione sentimentale. Le manifestanti di Maria 2.0 contestano queste prescrizioni, reputandole anacronistiche e discriminatorie. «Ad oggi, i maschi hanno l’esclusiva sull’autorità e sulle responsabilità, quando invece tutto questo potrebbe e dovrebbe essere condiviso con le donne», ha spiegato la 65enne Ulrikke Knobbe, «Penso che l’intervento femminile nell’organizzazione e nella gestione della Chiesa possa apportare un cambiamento prezioso e, soprattutto, necessario». Una piccola rivoluzione che, partendo dal basso, in futuro potrebbe raggiungere il vertice. Magari con l’elezione di una papessa. Pur essendosi avvicinate al movimento sulla scorta di storie ed esperienze personali diverse, le pasionarie fanno fronte unito in nome di ideali che non guardano né alle differenze di età né di background. Alcune hanno trovato in Maria 2.0 lo spazio ideale per difendere un pensiero maturato sin da giovani. È il caso della 70enne Angelika Fromm, attivista di lunga data che nel suo curriculum conta una crisi di fede e la fondazione dell’associazione Women’s Ordination Worlwide. La sua crociata per la gender equality e contro l’impunità del clero è iniziata nel 1970, quando venne a conoscenza di tragiche storie di coetanee che, messe incinte da preti, erano state costrette a spostarsi all’estero per abortire. O della 58enne Mechthild Exner Herforth che, dopo una vita da top manager alla guida di un’azienda, con la pensione si è riavvicinata alla religione cattolica. Non pensava di doversi confrontare con una struttura così obsoleta, dove le figure femminili sono ombre condannate a ricoprire ruoli subalterni e prive di potere decisionale. «Sono convinta di una cosa», ha precisato, «Se la Chiesa vuole sopravvivere, non può più rifiutare il cambiamento».
Munster, Germany and their global action standing for dignity and equality for women in the Catholic Church! Thank you Maria 2.0! #iwd2020 #dignityandequality pic.twitter.com/ng3SiAvagS
— Voices of Faith (@vofwomen) March 8, 2020
Gruppi rivali e accuse, i problemi di Maria 2.0
Non tutti, ovviamente, abbracciano la loro visione. C’è chi, come il gruppo rivale Maria 1.0, non ne approva i metodi (tra cui scioperi, boicottaggi delle funzioni religiose e sit-in all’esterno delle cattedrali mentre il parroco celebra la messa) e, in particolare, ritiene che la loro richiesta di un restyling dei costumi ecclesiali sfiori la blasfemia. «La figura di Maria non ha bisogno di nessun aggiornamento», ha sottolineato la 23enne Lara Steinbrecher, «Le fondamenta della dottrina sono intoccabili e per risolvere i problemi bastano correzioni minime. Ad esempio, partendo dai metodi utilizzati nel seminario per formare ed educare i futuri sacerdoti». Molti detrattori, invece, non ne contestano la spinta rivoluzionaria, ma temono siano pericolosamente propense a strumentalizzare una problematica come quella degli abusi per raggiungere il loro scopo. In ogni caso, all’inizio di ottobre, Papa Francesco ha inaugurato il Sinodo dei vescovi, una consultazione mondiale per definire la direzione futura della Chiesa. Durerà due anni e, chissà, magari proverà a prendere in considerazione anche le istanze di Maria 2.0. Che, nel frattempo, non si ferma e continua a collezionare appuntamenti per portare avanti una battaglia necessaria in nome di tutti, non solo delle donne.