Mara Carfagna, dopo l’addio a Forza Italia, oggi ufficializzerà la sua candidatura con Azione di Carlo Calenda. «L’unica proposta politica capace di salvare il Paese da una nuova stagione di estremismi», spiega la ministra per il Sud in un’intervista al Corriere della Sera. Il partito di Calenda, continua Carfagna, «ha una proposta europeista, liberale, garantista, fedele al patto europeo e occidentale, capace di dire la verità agli elettori, di prendere impegni seri e poi di rispettarli fino in fondo, e quindi in sintonia con ciò in cui credo da sempre». L’ex azzurra, parlando da cittadina, non ha dubbi: vorrebbe «Mario Draghi premier anche nella prossima legislatura. E i sondaggi ci dicono che oltre metà degli italiani, compresi tanti elettori del centrodestra, la pensa allo stesso modo». Ed è proprio la continuità con l’Agenda Draghi che l’ha spinta a correre con Calenda. «Mi candido con Azione anche perché è il solo partito a dire apertamente che Draghi sarebbe ancora il premier ideale», continua Mara Carfagna. «Se questo non dovesse accadere, il nostro compito è continuare ad applicare il metodo di lavoro sperimentato fino al 20 luglio: pragmatismo, serietà, capacità di decidere».
L’addio a Fi: «Non potevo restare, avrei barattato la mia coscienza e le mie idee per una poltrona»
L’addio al partito di Berlusconi non è stato facile. Ma, ammette la ministra: «Non potevo restare, avrei barattato la mia coscienza e le mie idee per una poltrona». Sulla competizione elettorale poi l’ex azzurra non nega che correre «in purezza» sarebbe una cosa «bellissima e anche la più facile», ma le regole del sistema elettorale certo non aiutano. La speranza, sottolinea, è che oltre a Mariastella Gelmini, in Azione confluiscano altre personalità del fronte di cui faceva parte, uno su tutti Giovanni Toti. «Potremmo fare una bellissima battaglia di coerenza e responsabilità insieme a tanti amministratori sul territorio». E il Pd? «È stato preso in contropiede dalle scelte di Conte», dice Carfagna, «Pensavano di normalizzare il M5s, i fatti dimostrano che era una missione impossibile».
«L’Italia ha bisogno di gente che sappia governare. Meloni è quantomeno una incognita»
Circa il rischio di deriva neofascista in caso di vittoria di Giorgia Meloni, Carfagna ricorda come ci sia una grossa differenza tra vincere le elezioni e governare: «Gli estremismi fanno bene il primo lavoro e fanno malissimo il secondo. Le storie parallele del M5S e della Lega, votatissimi nel 2018 e poi naufragati dal Papeete in poi, ce lo confermano. L’Italia alle con la crisi del gas, l’Italia dove cala il potere di acquisto, della disoccupazione record, degli investitori che fuggono, ha bisogno di gente che sappia governare. Meloni sotto questo profilo è quantomeno un’incognita».