Debolezza del ciclo economico, incertezza geopolitica, allerta climatica ed energetica: il quadro dei rischi globali nel 2023 segnala uno stato di fragilità che rallenta l’attività economica globale e il commercio internazionale. È questo lo scenario che fa da sfondo alla Mappa dei Rischi 2023 di SACE, presentata quest’oggi all’evento streaming Stabile Fragilità. Le vie di crescita sostenibile. Durante la conferenza stampa sono intervenuti, tra gli altri, il Chief Economist del Gruppo Alessandro Terzulli, il Managing Director di Enel Foundation Carlo Papa, il Direttore dell’Istituto Affari Internazionali Nathalie Tocci e l’Amministratore Delegato di SACE Alessandra Ricci.
La mappa dei rischi 2023 di SACE
Il mappamondo interattivo online che SACE aggiorna ogni anno delinea i profili di rischio per le imprese che esportano e investono nel mondo in circa 200 mercati esteri, avvalendosi di un set aggiornato di indicatori che valutano il rischio di credito, il rischio politico e aspetti di sostenibilità ormai inderogabili, sviluppati in collaborazione con la Fondazione Enel: cambiamento climatico, benessere sociale e transizione energetica.

Per compilare la mappa dell’anno in corso, gli studiosi hanno in primis analizzato il contesto mondiale degli ultimi tre anni, caratterizzato da tre shock di portata straordinaria: emergenza pandemica, invasione russa dell’Ucraina con conseguente crisi energetica e alimentare e ritorno dell’inflazione sostenuta con la fine delle politiche monetarie ultra-espansive – senza dimenticare i sempre più frequenti eventi naturali estremi legati al cambiamento climatico. In questo scenario base di debolezza del ciclo economico, l’inflazione mondiale è stimata in calo attorno al 5 per cento per il 2023, la crescita del PIL mondiale è attesa in calo all’1,3 per cento, oltre due punti percentuali inferiore rispetto alle proiezioni pre-conflitto russo-ucraino, e l’interscambio globale resterà sostanzialmente fermo secondo le stime di Oxford Economics.
A risentirne maggiormente saranno i volumi degli scambi internazionali di beni e di servizi. Sui primi pesa la debolezza della domanda oltre che un rallentamento fisiologico dopo le performance molto positive dello scorso biennio, mentre i secondi continueranno a beneficiare della ripresa dei flussi turistici e delle attività legate ai viaggi e al canale dell’ospitalità. Tuttavia, un allentamento delle pressioni inflazionistiche maggiore rispetto a quello atteso sta aumentando la probabilità di uno scenario migliorativo.
I trend per aree geografiche tra rischi di credito, politici e di cambiamento climatico
Entrando più nello specifico, ad ogni paese SACE ha associato, per ciascun indicatore, un punteggio da 0 a 100 (0 è il rischio minimo e 100 il rischio massimo):
- per quanto riguarda il rischio del credito, quello cioè che la controparte estera (sovrana, bancaria o corporate) non sia in grado o non sia disposta ad onorare le obbligazioni derivanti da un contratto commerciale o finanziario, diminuisce in 57 paesi dei 194 analizzati, rimane stabile in 72 e aumenta in 65. Tra gli stati con rischio maggiore vi sono Ghana (88) ed Etiopia (93), che stanno subendo le ricadute delle politiche post pandemiche e della dipendenza dai capitali esteri, ma anche la Turchia (84), dove il ripetuto taglio dei tassi di interesse con un’inflazione sopra l’80 per cento ha causato una perdita di fiducia da parte degli investitori internazionali. Situazione fragile poi in Sri Lanka (98), dove l’aumento del costo della vita e la debolezza economica hanno contribuito alla crisi politica con un impatto profondo sulla solvibilità dello Stato. Bene invece la Corea del Sud (21) e le Filippine (50), che hanno saputo affrontare le sfide causate dal protrarsi della guerra in Ucraina beneficiando di ampie risorse pubbliche, ma anche l’India (60), tra i best performer dei principali mercati globali. In Europa, basso il rischio di Germania e Francia (stabili, rispettivamente, a 18 e 23);
- quanto al rischio politico, legato a guerre, disordini civili, violenza politica, esproprio, violazioni contrattuali e restrizioni al trasferimento, si segnala un peggioramento generale (in particolare nella componente di violenza politica). Dei 194 paesi analizzati, 35 migliorano, 71 sono stabili e 88 peggiorano. Tra le nazioni con un rischio maggiore vi sono Russia e Bielorussia (entrambe a 97) ma anche Tunisia, Egitto e Nigeria, dove gli score sono aumentati rispettivamente a 76, 71 e 84 a causa della mancanza di materie prime alimentari e delle proteste sociali. Male anche l’Etiopia (90), dove continuano gli scontri tra governo e ribelli. Migliorano le economie del Golfo, ovvero Emirati Arabi Uniti (21), Arabia Saudita (41) e Oman (44), grazie a maggiori disponibilità di valuta forte. Tra i paesi con il rischio politico più bassi vi è il Taiwan (20), anche se non va trascurata la perdurante e crescente tensione con la Cina (41) – un confronto militare tra i due paesi rimane comunque uno scenario al momento remoto;
- per ciò che concerne infine il rischio di cambiamento climatico, anche in questo caso si segnalano nuovi peggioramenti, seppure con alcune differenze geografiche. Nell’Est Europa e CSI il rischio è limitato a paesi come il Tajikistan (98) e il Kirghizistan (83), teatro di terremoti frequenti. In Asia, continente più esposto al rischio di fenomeni naturali avversi a causa di temperature in aumento due volte più rapidamente rispetto alla media globale, l’India ha uno score del 94 e il Bangladesh del 96. Punteggio altissimo anche in Cina (99), a causa dell’estrema siccità che danneggia la produzione agricola e causa una crisi energetica che si ripercuote negativamente sulla produzione industriale. Numeri altissimi anche in Sudafrica (84), Niger (97), Kenya (96) e Mozambico (92). Più bassi in Egitto (32), Tunisia (32) e Marocco (37), anche se è stato registrato un incremento a causa della scarsità idrica.

Il commento di Ricci e Terzulli
Alessandra Ricci, Amministratore delegato di SACE, ha così dichiarato in merito all’analisi: «Strumenti come la nostra mappa dei rischi sono oggi più che mai indispensabili alle imprese italiane per continuare a crescere sui mercati in maniera competitiva, sana e sostenibile. I rischi del credito, politici e climatici dialogano tra loro e vanno letti in maniera integrata, ma emerge con forza il messaggio che sostenibilità e transizione sono priorità imprescindibili su cui investire per sviluppare resilienza e costruire vie di crescita futura per le aziende e per il nostro Paese. Il lavoro svolto dal nostro ufficio studi si affianca a tutte le iniziative di formazione e informazione che noi di SACE portiamo avanti per accompagnare ogni giorno le aziende italiane, soprattutto le PMI, in un contesto internazionale fluido e incerto».
Questo invece il commento del Chief Economist Alessandro Terzulli: «La Mappa dei Rischi 2023 evidenzia una generale stabilità del quadro dei rischi del credito globali, senza mostrare tuttavia l’auspicata inversione di tendenza dopo i marcati incrementi dello scorso anno. Se da un lato questa stabilità è una buona notizia perché, nonostante le circostanze geopolitiche avverse, le principali economie sono riuscite a mantenere un livello di rischio relativamente immutato, dall’altro rappresenta un’occasione persa per quelle geografie che hanno beneficiato di ampi supporti finanziari. Peggiorano i rischi politici in un contesto globale fortemente polarizzato da elementi di natura geopolitica, in particolare nella componente di violenza politica. Peggiorano i rischi climatici, migliorano gli indicatori di transizione energetica».