Manuel Agnelli con Proci cerca inutilmente una nuova verginità

Michele Monina
18/06/2022

Manuel Agnelli cerca di riconquistare la verginità perduta dopo X Factor. Tutto però suona artificiale e posticcio. La speranza è che, una volta tornato come Ulisse, non senta anche l’esigenza di fare beceri doppi sensi sul Cavallo di Troia. Perché per dirla con Arbasino: «Signora mia, che imbarazzo».

Manuel Agnelli con Proci cerca inutilmente una nuova verginità

Esce Proci, nuovo singolo di Manuel Agnelli, e, sorpresona, è pieno di parolacce, di suoni dissonanti, di grida scomposte. Una canzone volutamente fuori dalle logiche del mercato, sempre che essere fuori dalle logiche del mercato non equivalga il qualche modo a esserne parte, nel ruolo di outsider. Una canzone che fa da apripista all’uscita, si pensa verso la fine del 2022, del primo album solista di colui che fu e che forse ancora è il leader degli Afterhours, al momento più famoso per essere quello simile a Severus Piton di Harry Potter che per qualche edizione di X Factor ha vestito i panni dell’alternativo, finendo per commuoversi per canzonette pop come tutti gli altri, solo con indosso abiti perennemente scuri. Certo, anche colui che ha avuto in una sua squadra i Maneskin, band che, a ben vedere, a X Factor ha però perso, per di più contro Lorenzo “Chi?” Licitra, e che il successo è dovuto andare a cercarselo fuori da lì, nello specifico dentro TikTok.

agnelli torna rock con proci ma non convince per nulla
Manuel Agnelli con i Maneskin a Sanremo (Getty Images).

Proci è una canzone pensata e suonata per indignare l’ascoltatore medio

Una canzone, e qui veniamo al punto, che sembra essere stata pensata e suonata apposta per far inarcare il sopracciglio all’ascoltatore medio, lì a chiedersi ma chi diavolo è questo che urla di «cazzo duro» e «amici che si scopano Penelope», perché sì, i Proci sono proprio quei Proci lì, presi di sana pianta dall’Odissea di Omero, magari riportando dalla sua parte i tanti che al vederlo dietro il tavolo dei giudici del talent targato Sky avevano storto il naso, specie perché al suo fianco c’erano Emma e Mika, non esattamente il gotha del rock alternativo.

 

Il risultato è artificiale, finto e posticcio

Nei fatti Proci è una canzone volutamente ostica, a tratti ostile, che parla di masturbazione, di tradimento, toh, senti chi parla?, di prendersi gioco di chi sta perdendo, e nel farlo usa una lingua volutamente volgare, appoggiata su una musica volutamente sgradevole. Si parte con un pianoforte, strumento presente nel carniere del nostro, ma non esattamente suo strumento principe, usato però a puro scopo percussivo, i tasti schiacciati con violenza, come fossero semplici pezzi di legno da percuotere fino a cavarne un ritmo. Si prosegue con la voce, stirata ben oltre il gradevole, una tonalità che il nostro raggiunge a fatica, e che sembra cercata proprio perché non naturale, non rassicurante. Si arriva a un risultato che è quanto di più vicino all’artificio, dove probabilmente Manuel Agnelli si sarebbe fermato all’”Alt”, ma dove tutto suona o suonerebbe assolutamente finto, posticcio, come quei bambini che per attirare l’attenzione, appunto, dicono “cacca” o altro.

Agnelli cerca di ricreare un imene virtuale dopo le stagioni di X Factor

Certo, per qualcuno sarà un ritorno ai fasti che furono del passaggio tra gli Anni 90 e primi anni Zero, una nuova Sui giovani d’oggi ci scatarro su, ma anche più colta, pensa te oggi fare una canzone su Penelope, i Proci, Ulisse lontano. La rabbia, quella che gli ha fatto dire, dichiarare, che questa è la sua Bohemian Wrathsody, dove la rabbia sostituisce la rapsodia, in realtà più estetizzata che di sostanza, contento lui. La copertina di lui a torso nudo che uccide lui in completo nero è forse solo un indizio, ma nei fatti è evidente che il tentativo di rimettere le cose al loro posto sia il vero scopo di questa pubblicazione, giunta a distanza di qualche mese dall’uscita del singolo vincitore del David di Donatello (per il discutibile film Diabolik dei Manetti Bros), La profondità degli abissi, un tentativo di ricreare un imene virtuale laddove, dopo le stagioni di X Factor, sembra esserci ben più che un varco spalancato e slabbrato.

Manuel Agnelli con Proci cerca inutilmente una nuova verginità
Manuel Agnelli ai David Di Donatello (Getty Images).

Perché se è vero che scopo della musica sia anche quello di cantare i sentimenti meno nobili, troppo spesso la si associa solo all’amore, anche nelle sue letture negative, mentre anche rabbia, rancore o odio hanno diritto d’asilo nel mondo dell’arte e della creatività, è anche vero che farlo bene, con credibilità, è altra faccenda, il rischio di essere sgamati già al primo strillo è lì, dietro l’angolo. Dopo averci raccontato che sui giovani d’oggi ci scatarrava su, e averli rincorsi allestendo paragoni anche imbarazzanti sui quali, per amor proprio, è meglio non tornare, oggi Manuel torna a scatarrare su chi, a dire del protagonista di Proci, in sua assenza ha fatto baldoria in casa sua, come a lasciar intendere un suo imminente ritorno, visto il paragone con Ulisse, si suppone un pochino burrascoso. La speranza è che una volta tornato non senta anche l’esigenza di fare beceri doppi sensi sul Cavallo di Troia, perché per dirla con Arbasino, «Signora mia, che imbarazzo».