Sono le 18 di giovedì 22 dicembre e mancano circa 30 ore alla mezzanotte del 24 dicembre, Natale. Alla Camera non si capisce quando la manovra andrà in porto e soprattutto come organizzarsi per tornare a casa a festeggiare le festività con i propri cari. Ma il problema principale è un altro. La Ragioneria dello Stato ha appena inviato a Montecitorio un documento da 18 pagine con 44 rilievi alla legge di Bilancio uscita dalla commissione. In sostanza, 44 correzioni, alcune formali e altre di sostanza, che mettendo in discussione sia le coperture di alcune norme sia la loro formulazione, quindi la loro applicazione concreta. La più macroscopica è uno stanziamento di 450 milioni ai Comuni, non coperto.
Pos, tetto al contante, nuovi bonus cultura: che caos
E con il documento della Ragioneria si certifica una sessione di Bilancio disordinata e caotica. Durante la quale il governo ha dovuto fare passi indietro rilevanti (cancellando la norma sul Pos), fatto sviste clamorose (sul tetto al contante) e creato non poca confusione (ancora nessuno ha capito come funzioneranno le carte Cultura e del Merito il prossimo anno). Ma soprattutto ne esce una maggioranza frastagliata, divisa, con scarsissima fiducia nei rispettivi compagni di viaggio.
Qualcuno parla addirittura di boicottaggio del ministero
Che l’iter della manovra sia stato a dir poco travagliato lo riconoscono anche gli esponenti della maggioranza. La spiegazione ufficiale è ovviamente nel poco tempo a disposizione. Avendo votato a settembre è già un miracolo che la manovra venga approvata entro il 31 dicembre, evitando l’esercizio provvisorio. Poi ci sono i meccanismi ancora da oliare nella macchina tecnico-amministrativa. Tutto vero. Ma a taccuini chiusi, con la garanzia dell’anonimato, si racconta un’altra storia. Una partita tutta interna alla maggioranza in cui tutti accusano tutti e non si fa fatica a parlare di boicottaggio da parte della macchina ministeriale.

Imbuto strettissimo al Mef: proposte senza il bollino di Giorgetti
Deputati di maggioranza che hanno seguito il dossier da vicino, infatti, raccontano come il parlamento sia stato invaso da proposte ministeriali senza il bollino politico del ministro. Nell’occhio del ciclone viene messo soprattutto il Mef. Al ministero del Tesoro guidato da Giancarlo Giorgetti si sarebbe creato un imbuto strettissimo. Con un conseguente notevole ritardo sui tempi di esame. Anche altri dicasteri raccontano di un’interlocuzione con via XX settembre complicatissima, se non del tutto assente.
Forza Italia contro il ministro Ciriani: «Inadeguato»
Dalle parti di Forza Italia si evidenzia come siano stati gli stessi tecnici del Mef a preparare il documento consegnato dal ministro Giorgetti in commissione dove, per errore, si cancellava la norma-bandiera del centrodestra sul tetto al contante. Una svista che ha messo alla berlina dell’intero parlamento lo stesso Mef, il ministro e tutta la maggioranza. Ma non solo. A finire al centro delle critiche finisce anche il ministro per i Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, di Fratelli d’Italia. Per molti, troppo assente. Qualcuno, dalle parti di Forza Italia, si spinge a definirlo «inadeguato».

Sospetti dei meloniani sui forzisti Mulè e Mangialavori
Ma, lo abbiamo detto, cercare un colpevole del caos non porta a sbocchi. Il quadro è “tutti contro tutti”. E quindi quelli di Fratelli d’Italia guardano di traverso i colleghi di Forza Italia. «Credono ancora di pesare per il 40 per cento della coalizione», dicono. In quel momento a presiedere l’aula è l’azzurro Giorgio Mulè. E il presidente della commissione Bilancio, Giuseppe Mangialavori, legge all’assemblea i rilievi della Ragioneria. Ma sbaglia, fa confusione. Non si capisce che fine debba fare l’articolo 356-vicies quinquies e il 356-vicies sexies. Le opposizioni intervengono, chiedono lumi. L’aula deve interrompersi. I tempi si allungano. «È chiaro che i ronzulliani stiano offrendo uno sponda alle opposizioni», dicono da FdI.

Ronzulli ancora avvelenata per l’esclusione dal governo?
Mulè e Mangialavori, infatti, sono dati in orbita Licia Ronzulli, ancora con il dente avvelenato per l’esclusione dal governo. Tesi respinta dal fronte azzurro. «Macché. Licia mi ha detto di difendere Mangialavori e sostenerlo per condurre tutto in porto», dice un azzurro. Tesi complottista, in verità, smentita quando lo stesso Mangialavori – di nuovo in commissione per esaminare i rilievi della Ragioneria, dopo una rissa sfiorata tra il FdI Paolo Trancassini e il terzopolista Luigi Marattin – decide di tagliare i tempi di intervento delle opposizioni e procede a una votazione lampo degli emendamenti della Ragioneria stessa. E a quel punto le minoranze abbandonano i lavori.

Una castroneria regolamentare dopo l’altra
Ma è evidente che uno dei protagonisti che di più non ha funzionato è stato proprio Mangialavori. Ha iniziato l’esame della manovra con una serie di castronerie regolamentari. Prima dicendo che nel corso delle dichiarazioni di voto sarebbero dovuti intervenire solo i membri della commissione o i loro sostituti; poi che in sede di votazione degli emendamenti, gli interventi dovevano essere riservati ai soli deputati membri della commissione. Una limitazione che ovviamente non è passata, dopo le proteste delle opposizioni.

Tutti parlano male anche del leghista Freni
La linea difensiva da Forza Italia è: «Colpa dell’inesperienza». Che poi il discorso vale un po’ per tutti i partiti. In sostanza i propri sono inesperti, gli altri inadeguati. Dunque quelli di Fratelli d’Italia difendono Ciriani dalle accuse di inadeguatezza sottolineando l’inesperienza al governo; quelli di Fi usano lo stesso argomento per tutelare Mangialavori alla guida della Bilancio. E tutti, per dire, parlano male anche di Federico Freni, sottosegretario in quota Lega, stacanovista in commissione. Ma – per alcuni – troppo solista, fuori dai meccanismi. Tanto che qualcuno rimpiange la ex sottosegretaria grillina, Laura Castelli. Insomma, si sono fatte le 20, il governo ha posto la questione di fiducia. All’alba della vigilia la manovra dovrebbe ricevere il via libera dalla Camera. Il Natale dovrebbe essere salvo.