Che fosse intenzionato ad andarsene alla prima buona occasione che gli si fosse presentata lo si sapeva. E ora che quell’occasione è arrivata, Mike Manley, il 57enne manager inglese scelto da John Elkann per prendere il posto di Sergio Marchionne pochi giorni prima, era il luglio del 2018, che il manager italo-canadese morisse, non ci ha pensato due volte a lasciare Stellantis.
Con l’arrivo di Tavares aveva perso il comando di Fca
Carlos Tavares, che da Ceo di Psa si era nominato capo di Stellantis, il gruppo formato dalla fusione tra Psa e Fiat Chrysler, gli aveva di fatto portato via il posto. Alla notizia, il manager portoghese ha ovviamente espresso grande rammarico per l’uscita di scena «del suo collaboratore, del suo amico». In realtà Tavares non vedeva l’ora che l’ex ad di Fca togliesse il disturbo. E per due buoni motivi. Il primo è di potere: poiché non ci sarà un sostituto, Tavares governerà la parte americana del gruppo con i due Chief Operating Officer di Nord e Sud America, ovvero Mark Stewart e Antonio Filosa, che ora riporteranno direttamente a lui. Il secondo è squisitamente economico: nel 2020 il compenso di Manley è stato di 12 milioni di euro, l’anno prima tra stipendio e incentivi era arrivato a oltre 13. Soldi che in futuro resteranno nelle casse dell’azienda franco-italiana. Nei mesi precedenti la fusione, quando prendevano forma i contorni di quella che sarebbe diventata Stellantis, furono in molti a chiedersi quale sarebbe stata la posizione occupata da Manley nell’organigramma del gruppo. In effetti è piuttosto insolito che l’amministratore delegato di un’azienda che si fonde con un’altra assuma un ruolo minore nel nuovo gruppo. Di solito, chi viene incorporato lascia il posto. Da ad di Fca alla pur importante poltrona di capo delle Americhe è stata un diminutio non certo gratificante per Manley. Soprattutto sapendo che il manager inglese era intenzionato a portare avanti la strategia dettata da Marchionne che mirava a conservare “Fca forte e indipendente”. Pur sapendo che il manager con il maglione non aveva una grande considerazione di lui, tant’è che aveva indicato in Alfredo Altavilla, oggi presidente esecutivo di Ita, il suo successore.

I manager Fca sempre più destinati al ridimensionamento
Così che tutte le manifestazioni di amicizia che Tavares e Manley evidenziavano continuamente erano apparse agli addetti ai lavori fuori luogo ed forzate. Manley in realtà è una vittima, la più importante visto la storia e il ruolo, del lento prosciugamento in atto tra i manager in forza all’ex Fca, cosa che non avviene tra quelli dell’ex Psa che ormai occupano tutte le più importanti posizioni in Stellantis. Prima di sostituire Marchionne, Manley era al vertice di Jeep e Ram, i due brand tra i più importanti e redditizi di tutto il gruppo. Ora gestirà la più grande coalizione di concessionari degli Stati Uniti, AutoNation, una catena di venditori di auto e veicoli industriali che ha sede in Florida, quotata in Borsa. Un lavoro che ha un senso per il dirigente britannico che ha sempre gestito i rapporti con la rete di vendita e la parte al dettaglio del settore automobilistico, in particolare quando si è occupato, nel 2009, dello sviluppo di Jeep che è passata da 320 mila veicoli a 1,2 milioni di unità del 2015, il vero punto di svolta della sua carriera. La sua attitudine è organizzare la vendita, la distribuzione del prodotto, ottimizzando i target e i territori adatti ai vari modelli. Sicuramente in AutoNation troverà un ambiente a lui congeniale.
