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Exit Pool

Davigo rischia il rinvio a giudizio per il caso Amara. Greco, archiviato, tra un mese andrà in pensione. Boccassini rivela in un libro l’amore per Falcone. Si chiude così l’epoca di Mani Pulite alla Procura di Milano.

8 Ottobre 2021 18:078 Ottobre 2021 18:18 Redazione
la fine di Mani pulite e di una stagione durata 30 anni

Fine Amara, è il caso di dirlo, per la stagione cominciata 30 anni fa a Milano con Tangentopoli e Mani Pulite. La Procura di Brescia – competente nelle indagini che coinvolgono magistrati in servizio a Milano – oggi ha chiuso le indagini per quattro pm tra cui l’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo – sospettato con Paolo Storari di aver fatto circolare i verbali segreti dell’avvocato siciliano Piero Amara sulla presunta “loggia Ungheria” – e il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale – che rischia il rinvio a giudizio con il pm Sergio Spadaro per aver tenuto gli imputati e il Tribunale del processo Eni-Nigeria all’oscuro di elementi potenzialmente favorevoli alle difese. Chiesta l’archiviazione invece per Francesco Greco. Il capo della Procura milanese, prossimo alla pensione, era indagato per omissione di atti d’ufficio sempre per il caso dei verbali di Amara.

Il procuratore capo Francesco Greco verso la pensione

Gli ultimi protagonisti del Pool di Mani Pulite escono così di scena. Greco, che a novembre andrà in pensione, venne “arruolato” nella squadra di Di Pietro & Co nel 1992 dall’allora procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli, scomparso il 19 luglio 2019, come magistrato esperto in materia di reati economico-finanziari. Fu Greco, la “mente finanziaria” del Pool, a firmare l’inchiesta su Enimont sostituendo Di Pietro dopo l’abbandono della toga.

la fine dell'età di mani pulite
Antonio Di Pietro, Gherardo Colombo, Francesco Saverio Borrelli nel 1993 in Galleria Vittorio Emanuele.

Davigo e l’iconografia del Pool di Mani Pulite

E poi c’è Davigo, il più serioso e “anonimo” del Pool. Eppure, il 27 settembre 1994, al convegno della rivista Micromega ammetteva di voler «rivoltare l’Italia come un calzino». E sentenziava: «Se invito il mio vicino a cena e lo vedo uscire da casa mia con la mia argenteria in tasca, non è che per non invitarlo più devo aspettare la sentenza della Corte Suprema di Cassazione. Smetto subito di invitarlo a cena. Ecco, vorrei che la politica agisse così. Che è poi quello che avviene altrove». Una passione per i paradossi che una decina di anni fa lo portò a spiegare perché uccidere la moglie convenisse più che divorziare: «Fino a poco tempo fa eravamo l’unico Paese al mondo in cui una procedura per separazione o divorzio aveva una durata maggiore della pena da espiare per la soppressione del coniuge». Parole che rispolverate da Youtube scatenarono la solita bufera.

Fabio De Pasquale e le indagini su Craxi

Sempre negli Anni 90 alla procura di Milano lavorava anche Fabio De Pasquale, che ora rischia il rinvio a giudizio per il processo Eni-Nigeria. L’allora procuratore aggiunto non faceva parte del Pool di Mani Pulite, con cui a volte arrivò a scontrarsi, finendo anche per litigare con Di Pietro. Definito un battitore libero, fu però lui a indagare Bettino Craxi per le tangenti Eni-Sai. Il segretario del Psi venne rinviato a giudizio e condannato insieme a Salvatore Ligresti.

la fine dell'era di Mani Pulite a Milano
Ilda Boccassini (Getty Images).

Le memorie di Ilda Boccassini

In questo autunno della Procura come non citare infine le memorie di un altro ex componente del Pool: Ilda Boccassini, in pensione dal 2019. Nella sua autobiografia La stanza numero 30 appena uscita, l’ex magistrato ha raccontato il suo amore per Giovanni Falcone, i bagni all’Addaura, il volo verso il Brasile ascoltando nel walkman le canzoni di Gianna Nannini. Aneddoti personalissimi che forse tali dovevano restare.

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