Il dibattito domina le piazze virtuali. L’Italia si divide come ai tempi dei Guelfi e Ghibellini o di Coppi e Bartali. Ma i Måneskin sono veramente trasgressivi? Il loro è vero rock? Ora come ora parlano i numeri. La band romana è un genuino fenomeno musicale e di costume. Lanciati da X Factor nel 2017 quest’anno hanno vinto Sanremo e l’Eurovision Song Contest, guadagnandosi un successo internazionale assolutamente inedito per artisti italiani non legati alla tradizione operistica o melodica.
Il boom su Spotify con 34 milioni di ascolti
Stanno scalando la classifica globale di Spotify (hanno raggiunto i 34 milioni di ascolti mensili quasi come un’icona globale del pop quale Lady Gaga), le loro canzoni sono in classifica in Gran Bretagna e nelle chart americane rock e per artisti emergenti redatte da Billboard. Ma il successo, come recitava un celebre spot pubblicitario che si ricorda ormai solo chi ha problemi di sciatica, ha un gusto amaro. Il New York Times prima li ha consacrati descrivendoli come un’unione tra Hendrix e il glam rock, poi si è chiesto se saranno in grado di diventare qualcosa di più di un fenomeno passeggero.
L’Eurovision, parliamoci chiaro, sta alla musica come Giochi senza Frontiere stava allo sport. In passato ha dato tanta popolarità a interpreti che sono scomparsi come meteore dalla scena musicale. In pochi si ricordano la pacchianissima metal band finlandese Lordi che fece scalpore vincendo nel 2006. Si sono più o meno perse le tracce, almeno nel mondo della musica, anche della drag queen Conchita Wurst che vinse nel 2014. Oggi i Måneskin sono sulla cresta dell’onda, ma c’è da chiedersi quanto questa onda sia composta da appassionati di rock e quanto da un pubblico televisivo già pronto a cambiare canale e da aziende che cambiano testimonial a ogni stagione. A proposito di pubblicità e marketing, la band romana già nel 2018 aveva interpretato uno spot Tim Young. Chissà cosa accadrà nel prossimo futuro.
Intanto il loro brand si rafforza. Tanto che in Lettonia per uno spot della mozzarella Formagia (un nome un programma) un’azienda ha ingaggiato una sorta di sosia baltici dei Fab Four romani.

Una trasgressione che fa tenerezza
La loro trasgressione, va detto, fa un po’ tenerezza. Tutti sanno che nel mondo del rock si nasce incendiari per morire pompieri. Ozzy Osbourne è passato negli anni da essere il divoratore di pipistrelli sul palco al padre di famiglia del reality show The Osbournes, per non parlare di Johnny Rotten, il leader dei Sex Pistols, che qualche anno fa si è visto in una trasmissione omologa all’Isola dei Famosi alla televisione inglese. Che dire poi di Jimmy Page e Robert Plant dei Led Zeppelin che nel 2012 ricevettero dal presidente Barack Obama la medaglia del Kennedy Center Honors? Una celebre groupie disse che la band inglese all’epoca dei primi tour era come un’orda di barbari che attraversava l’America.
Il bacio nella Polonia di Nergal
I Måneskin che hanno l’età dei Led Zeppelin ai tempi dei loro primi album non sembra siano molto inclini a saccheggi. Damiano e Thomas, cantante e chitarrista della band, si sono baciati in diretta televisiva in Polonia, un Paese ultra-conservatore, ma la cui rock star più famosa è Adam Darski in arte Nergal leader della black metal band Behemoth (e giudice in un talent televisivo) messo sotto processo per blasfemia. Il pubblico polacco per quanto bacchettone ha visto ben altro.
La rock band più popolare dell’Europa continentale sono i tedeschi Rammstein che non hanno mai avuto paura di sfidare ogni possibile convenzione o tabù e il cui leader ha appena pubblicato un singolo dal titolo Ich hasse kinder (“Io odio i bambini”) che sicuramente non diventerà colonna sonora di uno spot.
La giuria dei social e la trasformazione in meme
I quattro ragazzi romani sfoggiano nude look, ma si sottopongono orgogliosi a test anti-droga e non fanno nulla che possa irritare una giuria che conta più di quella di Sanremo, quella dei social network. Sono pronti a censurare le parolacce per partecipare all’Eurofestival – e che parolacce: «Vi conviene toccarvi i coglioni» diventa «Vi conviene non fare più errori», mentre «Non sa di che cazzo parla» è trasformato in «Non sa di che cosa parla» – piangono di gioia all’annuncio della vittoria. Al massimo scatenano la “polemica” per una foto postata sui social che li ritrae mentre fanno la pipì, di spalle naturalmente: roba da far impallidire Jim Morrison. E diventano meme, ripetuti all’infinito per commentare le partite dell’Europeo e chissà che altro in futuro. Quasi come fossero degli sbiaditi Campbell’s Soup Cans di Andy Warhol.
Trasgredire ma sui binari giusti: le regole dello showbiz
Oggi le regole sono queste, trasgredire sì, ma sempre seguendo i binari giusti, altrimenti sei finito. Ne sa qualcosa Fedez passato da rime omofobe alla campagna social per l’approvazione del Ddl Zan. Il marito di Chiara Ferragni ha trovato una bella giustificazione per il suo passato: «Avevo solo 19 anni». E la Rete l’ha assolto e gli ha permesso di tenere gli sponsor. Fedez oggi con Achille Lauro, che si è autodefinito «estremo simbolo di libertà», ha dato vita a un improbabile trio musicale con Orietta Berti con cui ha lanciato Mille, il tormentone dell’estate 2021 sponsorizzato dalla Coca Cola.
Il rock senza tivù: dai Lacuna Coil agli Skiantos
Se non stanno attenti i Måneskin rischiano di cadere nella stessa trappola dello showbiz nostrano (e non solo) dove il passo da Space Oddity a Fin che la barca va è breve. È per questo che il loro primo mentore, Manuel Agnelli, ha difeso il loro talento e la loro autenticità dicendo: «Sono rock, non quattro bambolotti». Il loro successo sembra ormai granitico, ma la ribalta internazionale sarà messa alla prova dai tour, quando, si spera presto, i concerti riprenderanno a pieno ritmo. Potrebbero sempre chiedere due consigli ai Lacuna Coil, band metal milanese ormai da quasi 20 anni conosciuta dal pubblico internazionale, ospite fissa della classifica degli album americani e dei maggiori festival hard-rock mondiali e mai passata da quella consacrazione televisiva italiana che può essere una marcia trionfale come una forca caudina. Per quanto riguarda invece la ribellione, quella vera, non ci resta che ricordare gli indimenticabili Skiantos di Freak Antoni e la loro Sono un ribelle mamma in cui il rocker trasgressivo telefonava a casa e diceva: «E per favore stira la maglietta. C’è un concerto, mi serve quella rotta».