Dopo l’assalto neofascista di sabato scorso alla sede della Cgil, con lo slogan “Mai più fascismi: per il lavoro, la partecipazione, la democrazia” i sindacati avevano unitariamente indetto una manifestazione nazionale per il 16 ottobre, a Roma. Il corteo, partito da piazza dell’Esquilino, ha raggiunto piazza San Giovanni, dove sono attese 50 mila persone. Molte bandiere rosse della Cgil in piazza, ma non mancano quelle dell’Anpi e di realtà associative come l’Arci, così come i vessilli di Cisl e Uil.
Le parole di Landini e Bombardieri
«L’attacco alla Cgil è in realtà un attacco alla dignità del lavoro di tutto il Paese. Siamo qui per difendere la democrazia di tutti», ha dichiarato il leader della Cgil Maurizio Landini, che curiosamente si è presentato per la prima volta con una brillante cravatta rossa su giacca grigia, per la manifestazione contro i fascismi. Grande soddisfazione per Pierpaolo Bombardieri: «È una giornata importante perché si riafferma che lo Stato è antifascista e la Costituzione è antifascista. Cgil, Cisl e Uil hanno sempre difeso questi valori e non ci faremo intimorire da aggressioni squadriste. E’ un’occasione per per parlare anche di lavoro, di come ricostruire questo Paese. È una grande giornata di democrazia», ha detto il leader della Uil.
Sbarra: «La guardia non può essere abbassata»
Presente in piazza San Giovanni, ovviamente, anche Luigi Sbarra. «Il tempo buio degli anni di piombo e quelli della tensione sono lontani, per fortuna. Ogni paragone sarebbe improprio, ma questo non vuol dire che la guardia possa essere abbassata», ha detto il segretario della Cisl, aggiungendo poi: «La piazza di oggi chiede al Governo di aprire in confronto per discutere delle riforme, dal lavoro al fisco e alle pensioni». L’ultima questione ha portato ha portato alla decisione da parte di Carlo Calenda di non partecipare all’evento: «Se diventa una manifestazione anche per la riduzione dell’età pensionabile e altre amenità allora noi non ci saremo», aveva scritto il leader di Azione su Twitter.
Don Ciotti: «Fascismo nasce da democrazia pallida»
«Il dissenso è il sale della democrazia e la violenza è la sua negazione. La violenza dei fascismi, dei razzismi e dei sovranismi nasce dal veleno di una società disgregata e da una democrazia pallida dove troppi diritti sono parole dette o scritte sulla carta ma non si traducono in concreto», ha detto don Luigi Ciotti: «Poi c’è anche la violenza delle mafie che si alimenta a sua volta dei vuoti della democrazia, della coesione e dell’ingiustizia sociale e ambientale».