«È ancora sorprendente per me il fatto di vivere in una cultura che consente di mostrare ogni centimetro del corpo di una donna tranne un capezzolo». Con queste parole Madonna risponde e rilancia alla censura Instagram subita a causa della carrellata si foto osè pubblicate sul proprio profilo.
Cosa è successo a Madonna su Instagram
Dopo che giovedì 25 novembre la regina del pop, a 63 anni, aveva condiviso con i follower un album in cui appariva in tutta la sua procace nudità il social network di Zuckerberg aveva valutato di rimuovere le foto ritenute fuori dagli standard di Instagram.
A spiegare quanto successo è stata la stessa Madonna nel corso di un lungo post a margine del quale la cantante ha riproposto le foto in versione “censurata”
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Scrive Madonna: «Sto ripubblicando le fotografie censurate da Instagram senza preavviso o notifica… La motivazione che è stata data al mio management, che non gestisce il mio account, è che una piccola parte del mio capezzolo è stata esposta».
Il post di Madonna su Instagram
Madonna prosegue poi evidenziando l’ipocrisia e le contraddizioni di questo approccio al corpo delle donne che, a suo dire, è figlio di una cultura retrograda e svilente: « È ancora sorprendente per me il fatto di vivere in una cultura che consente di mostrare ogni centimetro del corpo di una donna tranne un capezzolo. Come se quella fosse l’unica parte dell’anatomia di una donna che potrebbe essere sessualizzata. Il capezzolo che nutre il bambino! Il capezzolo di un uomo non può essere vissuto come erotico??!! E che dire del fondoschiena di una donna che non viene mai censurato da nessuna parte. Ringrazio di essere riuscita a mantenere la mia sanità mentale attraverso quattro decenni di censura… sessismo… età e misoginia».
Il nodo della censura social
In realtà quello della censura social è un tema di cui si dibatte già da tempo a più livelli tra l’ipocrisia di chi sostiene che un capezzolo di una donna possa dare scandalo e la reale necessità di controllare la decenza dei contenuti pubblicati per evitare che i social network si trasformino in luoghi di laido squallore.