Il tempo dei cantanti con un nome e cognome è finito. Ce lo dice la nuova edizione di Sanremo 2023, al via martedì 7 febbraio su Rai1 per cinque serate, dove su 28 concorrenti in gara la maggior parte ha nomi d’arte, pseudonimi fantasiosi o criptici. Cambiare identità è diventato quasi un obbligo, un modo per raccontare una storia o trasmettere un messaggio. Come Ultimo, all’anagrafe Niccolò Moriconi, che, come rivelò nelle sue prime interviste, ha scelto questo nome come tributo alle persone che non hanno un domani sicuro, che ammettono di essere fragili e non hanno paura di sentirsi persi. Ma ci sono anche casi come quello di Madame, pseudonimo della vicentina Francesca Calearo, che affermò di averlo scelto perché era stato generato casualmente su un sito online. C’è chi sceglie quindi per un motivo profondo e chi invece perché è semplicemente più orecchiabile.

Tananai in dialetto bresciano significa «oggetto inutile»
La ventenne Arianna Del Giaccio ha scelto Ariete perché è il suo segno zodiacale. Mattia Balardi ha virato su Mr. Rain dato che in un’intervista ha spiegato di riuscire a comporre le sue canzoni solo quando piove. Di Tananai invece si sa già molto. L’ultimo posto l’anno scorso a Sanremo con Sesso occasionale è stata la sua fortuna (la canzone ha registrato 27 milioni di ascolti su Spotify). All’anagrafe sarebbe Alberto Cotta Ramusino, un nome effettivamente complicato da ricordare come cantante: meglio quindi Tananai, nomignolo ricevuto dal nonno, che significa in bresciano «oggetto inutile» ma anche, per estensione, sciocco, stupidotto, piccola peste.

Levante: colpa di un’amichetta e del film Il ciclone
Invece Marco De Lauri di Savona ha scelto Sethu, ispirato da un famoso album dei Nile, At the Gate of Sethu, ossia i cancelli dell’Oltretomba egizio. Rosa Chemical, cioè Manuel Franco Rocati, è l’unione di due nomi cari al cantante: Rosa è la mamma, Chemical un riferimento alla band punk-metal americana My Chemical Romance, il suo gruppo preferito. Levante confessò di aver scelto il nome dal celebre film Il ciclone, di Leonardo Pieraccioni: «Avevo 12 anni e un’amichetta iniziò a chiamarmi Levante. All’inizio non ci feci caso, le chiesi il motivo e lei mi rispose che Levante era il protagonista del film. Da lì mi è rimasto».

Coma Cose: un particolare stato mentale
Anche i gruppi in gara si presentano con nomi particolari: come Colla Zio, giovane band underground (tutti sotto i 25 anni) in gara con Non mi va. Colla sta per “collettivo”, “zio” sta per “Milano”. Durante l’estate hanno spiegato che «a furia di girare per Milano e di fare collette per le birre, bam!, il nome è venuto fuori da solo». Più seria la decisione di Fausto Zanardelli e Francesca Mesiano, in arte Fausto Lama e California, di chiamarsi Coma Cose. Il nome è stato scelto perché i due cercavano una parola che rappresentasse uno stato mentale, da qui la decisione su Coma, aggiungendo poi il termine Cose per assonanza.

Articolo 31: una legge irlandese del 1976
Il duo Colapesce Dimartino è composto dai cantautori Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce, ispirato a una leggenda siciliana del XII secolo, e Antonio Di Martino, conosciuto semplicemente come Dimartino. Anche il nome dei gruppi più agée hanno una storia interessante: gli Articolo 31, lo storico gruppo rap di J-Ax e DJ Jad, deriva dalla poco conosciuta Section 31 del Broadcasting Authority Act, una legge emanata dal parlamento irlandese, in seguito ai disordini in Irlanda del Nord, che costituiva una seria minaccia alla libertà di manifestazione del pensiero in quel Paese.

I Modà come una discoteca di Erba
L’appellativo Cugini di Campagna fu invece un’idea degli storici produttori Bruno Zambrini e Gianni Meccia nel 1970: pensarono che il gruppo si dovesse specializzare in musica folk e nei balli popolari italiani. I Modà “rubarono” il nome da quello di una discoteca a Erba, nella provincia di Como.

Figli d’arte: c’è chi accorcia il nome e chi lo lascia intero
C’è infine chi decide di andare sul semplice, elaborando o tagliando il cognome. Come Olly (Federico Olivieri), Will (William Busetti) e Lazza (Jacopo Lazzarini). Ma anche Shari Noioso, che sin da giovanissima non ha avuto dubbi: via il cognome, solo Shari. Oppure Mara Sattei, che ha semplicemente invertito la prima lettera del suo nome e cognome: da Sara Mattei a Mara Sattei. LDA è lo pseudonimo di Luca D’Alessio, figlio del famoso Gigi, che della famiglia ha mantenuto le sole iniziali. In gara c’è un’altro figlio d’arte, che però ha deciso di tenersi il nome per intero: Leo Gassmann, vincitore a Sanremo 2020 nella categoria “Nuove proposte”. Uno dei pochi assieme a Marco Mengoni e Gianluca Grignani, ormai delle mosche bianche.