Direttore: Paolo Madron
  • Economia e Finanza
  • Politica
  • Tecnologia e Innovazione
  • Attualità
x
  • Attualità
    • Cronaca
    • Gossip
    • Web
  • Cultura e Spettacolo
    • Arte
    • Cinema
    • Design
    • Libri
    • Moda
    • Musica
    • Serie Tv
    • Teatro
    • Tv
  • Economia e Finanza
    • Aziende
    • Lavoro
  • Politica
    • Europa
    • Italia
    • Mondo
  • Salute e Benessere
    • Beauty
    • Fitness
    • Food & Beverage
    • Medicina
    • Sanità
    • Wellness
  • Sport
    • Altri Sport
    • Calcio
    • Motori
  • Tecnologia e Innovazione
    • App
    • Device
    • Domotica
    • Gaming
    • Sostenibilità
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
  • Calcio
Euro2020

Un calcio all’atlante

Alcuni Stati compaiono nell’albo d’oro dell’Europeo, ma non esistono più. Altri, come la Macedonia del Nord, hanno assunto la denominazione attuale solo di recente. Dalla Jugoslavia alla Germania Est e Ovest, come la politica ha cambiato la geografia del pallone.

22 Giugno 2021 13:2322 Giugno 2021 13:27 Matteo Innocenti
Dalla Macedonia del Nord esordiente a Euro 2020, all'Urss campione nel 1960. Come la politica ha cambiato la geografia del calcio

Leggere i nomi delle partecipanti alle varie edizioni del campionato Europeo di calcio è come sfogliare un vecchio atlante. Tra le sue pagine ingiallite si trovano nomi e confini di Paesi che adesso non esistono più, al contrario mancano linee di demarcazione che oggi ci sembrano scontate. La talentuosa Jugoslavia, ad esempio, ha lasciato in eredità sette sette Stati, con la Macedonia del Nord, ultima, almeno in ordine cronologico, a comparire sul palcoscenico di una fase finale. Prima, c’era stata l’Unione Sovietica ora dissolta e un tempo capace di arrivare sempre in fondo, come, da un po’, si dice faccia la Germania, unita e non più e spaccata, anche in campo, dal muro. Repubblica Ceca e Slovacca si sono divise il territorio dell’antica Cecoslovacchia e, per non farsi mancare nulla, anche l’inno.

Macedonia del Nord, ultima erede di Jugoslavia

Euro 2020, anzi 2021 dato lo slittamento a causa della pandemia, come accennato, è stato quello della Macedonia del Nord, fino a due anni fa solo Macedonia. Il Paese un tempo rientrava nella Jugoslavia, che, unita, raggiunse la finale del torneo in due occasioni nel 1960 e nel 1968. Nel 1992, data per favorita, venne invece esclusa a pochi giorni dall’Europeo svedese a causa del conflitto che avrebbe portato al suo progressivo smembramento. Subentrò la Danimarca che, a sorpresa, vinse.

Dalla guerra, invece, verranno fuori sette Stati e altrettante rappresentative nazionali. Euro ‘96 vide l’esordio della Croazia, mentre la Serbia, che la Fifa riconosce come erede sportiva della Jugoslavia, partecipò con il vecchio nome a Euro 2000, incontrando la Slovenia nel Girone C (3-3 il risultato del “derby”). Nel 2006, all’indomani del referendum con cui il Montenegro approvò l’indipendenza dalla Serbia, le due nazioni presero parte al Mondiale di Germania sotto un’unica bandiera, mentre da sole, non sono più tornate all’Europeo. Niente da fare per adesso per la Bosnia ed Erzegovina, che però nel 2014 ha preso parte al Mondiale, e il Kosovo, nazionale affiliata a Uefa e Fifa solo da maggio 2016.

Urss, campione a Euro 1960

L’Urss vinse nel 1960 contro la Jugoslavia. In porta c’era il leggendario Lev Jasin. Quattro anni dopo, poi, venne battuta all’ultimo atto dalla Spagna, mentre in semifinale, nel 1968, fu sconfitta più dalla monetina che dall’Italia. Si ritrovò ancora finalista nel 1972, contro la Germania Ovest, poi tornò a giocarsi la coppa nel 1988, battuta da una super-Olanda targata Gullit-Van Basten. In seguito alla sua dissoluzione, Euro ‘92 vide la partecipazione della nazionale di calcio della Comunità degli Stati Indipendenti (nata formalmente l’8 dicembre 1991), che comprendeva gli atleti di undici delle quindici repubbliche appartenenti all’Unione Sovietica: dopo la sconfitta con la Scozia del 18 giugno 1992, ogni calciatore iniziò a giocare nella federazione di appartenenza. Quattro anni dopo la Russia debuttò in un Europeo, battuta dall’Italia, mentre nel 2004 è stata la volta della Lettonia. L’Ucraina, nazione di grande tradizione calcistica (da Blochin a Belanov fino a Shevchenko, tutti plasmati dal colonnello Lobanovsky), ha dovuto aspettare fino al 2012, anno in cui ha ospitato il torneo insieme alla Polonia. Ma aveva già disputato il Mondiale del 2006, eliminata ai quarti di finale dall’Italia.

Dalla Cecoslovacchia alle Repubbliche Ceca e Slovacca

Due volte finalista mondiale (1934, contro l’Italia, e 1962, sconfitta dal Brasile), nel 1976 la Cecoslovacchia riuscì a trionfare a livello continentale grazie al cucchiaio dal dischetto di Antonin Panenka contro la Germania Ovest. Vent’anni dopo, la finale a Wembley di Euro ‘96, decisa dal Golden gol di Oliver Bierhoff, sarebbe stata una riproposizione soltanto parziale, con i tedeschi riunificati e la Repubblica Ceca separata dalla Slovacchia. Dal divorzio di velluto, com’è conosciuta la dissoluzione della Cecoslovacchia (entrata in vigore il 1º gennaio 1993), la Repubblica Ceca non ha mai mancato un Europeo, mentre la Slovacchia, presente anche in questa edizione, ha esordito nella fase finale solo nel 2016.

Est e Ovest, le due anime di Germania

A proposito di Mannschaft, con quattro titoli mondiali e tre europei in bacheca, la Germania non è solo una superpotenza economica, ma anche calcistica. Tuttavia, “appena” due di questi allori sono arrivati dopo la riunificazione del 1990: gran parte del palmares teutonico si deve infatti ai trionfi della Germania Ovest, campione d’Europa nel 1972 e nel 1980, mentre la nazionale di calcio della DDR non è mai riuscita ad accedere alla fase finale del torneo. Se è vero che nella sua storia la Germania Est ha raccolto ben poco rispetto ai cugini, l’unico incontro tra le due nazionali, avvenuto il 22 giugno 1974 ad Amburgo durante il Mondiale, vide la clamorosa vittoria della poco quotata DDR: 1-0, gol di Jürgen Sparwasser.

Kosovo e Gibilterra, ultime arrivate

Il Kosovo ha disputato le prime partite ufficiali nel 2016. Due anni prima era stata la volta di Gibilterra, che non è riuscita a qualificarsi ad alcuna fase finale dell’Europeo. Nella sua storia ce l’ha fatta invece cinque volte la Turchia, presente (con scarso successo, tre sconfitte su tre gare) anche a Euro 2020: nonostante il Paese sia geograficamente in Asia, la nazionale è affiliata all’Uefa fin dal 1962, un anno prima degli Accordi di Ankara firmati con la Comunità economica europea.

Azerbaigian, Kazakistan e Israele: la strana geografia del pallone

A proposito di Euro 2020, tra le città sede del torneo c’è anche Baku, capitale dell’Azerbaigian: nata dopo la dissoluzione dell’Urss, la nazionale azera ha aderito fin dal 1994 all’Uefa, proprio come le altre nazionali del Caucaso. Diverso il caso del Kazakistan, che per otto anni ha aderito all’Asian Football Confederation per poi iscriversi all’Uefa nel 2002. Ma la vera anomalia è rappresentata da Israele: ha inizialmente fatto parte dell’AFC, vincendo addirittura la Coppa d’Asia nel 1964. Dieci anni dopo, su pressione dei Paesi arabi, fu esclusa dall’AFC, diventando prima membro provvisorio dell’Oceania Football Confederation (1974-1979), poi dell’Uefa (1980-1984) e di nuovo dell’OFC (1985-1991), per poi affiliarsi definitivamente all’organo che regola il calcio nel Vecchio Continente. E, dunque, poter eventualmente partecipare al Campionato Europeo.

Tag:Europei2020
Stasera 15 luglio 2021, Rai1 trasmetterà Sogno Azzurro – La strada verso Wembley, che ripercorre la cavalcata agli Europei 2020.
  • Tv
Sogno Azzurro, stasera 15 luglio 2021 su Rai1: il documentario sulla Nazionale campione a Euro 2020
Stasera 15 luglio 2021, Rai1 trasmetterà Sogno Azzurro – La strada verso Wembley, che ripercorre la cavalcata agli Europei 2020. A seguire, la replica della finale Italia – Inghilterra. Le anticipazioni.
Redazione
Donnarumma, Bonucci, Spinazzola, Jorginho e Chiesa sono stati scelti dalla Uefa nella formazione ideale di Euro2020.
  • Calcio
Euro2020, la Top11 della Uefa: ci sono 5 italiani
Donnarumma, Bonucci, Spinazzola, Jorginho e Chiesa sono stati inseriti nella formazione ideale del torneo.
Redazione
Da Donnarumma al tecnico Mancini, chi sono gli Azzurri inseriti nella top 11 di Euro 2020 stilata dal Guardian
  • Calcio
Italians do it better
Da Donnarumma, tra i migliori portieri del mondo, a Roberto Mancini, capace di trasformare l'atteggiamento della squadra in finale. Chi sono i sei protagonisti Azzurri inseriti dal Guardian nella top 11 del torneo.
Giovanni Sofia
  • Chi Siamo
  • Scrivono per noi
  • Tag
  • Feed
  • Privacy Policy
  • Cookie Policy
Nielsen Digital Measurement Privacy Policy

Tagfin Srl Sede Legale: Via dell'Annunciata, 7 – 20121 Milano

Numero di partita IVA e numero d’iscrizione al Registro Imprese 11673800964 del Registro delle Imprese di Milano.

Registrazione della testata giornalistica Tag43 presso il Tribunale Ordinario di Milano, n. 100 del 23 Aprile 2021