Spadafora e gli altri: chi nel M5s critica Giuseppe Conte

Stefano Iannaccone
24/05/2022

Spadafora è stato secco: il leader ha un «deficit politico». Ma all'interno del Movimento non è il solo a criticare l'ex premier. Da Di Maio a Battelli, da Toninelli a Carla Ruocco fino a Primo Di Nicola: la mappa dei 'ribelli'.

Spadafora e gli altri: chi nel M5s critica Giuseppe Conte

«Incapace» e «con deficit politico». Sono solo due delle definizioni, non proprio amichevoli, affibbiate a Giuseppe Conte nella sua carriera politica. Espressioni provenienti da illustri esponenti del Movimento 5 stelle, tra cui il co-fondatore Beppe Grillo. «Non ha visione politica né capacità manageriali», diceva l’ex comico quando era intenzionato a non consegnare la leadership all’ex presidente del Consiglio. Uno scontro finito poi a tarallucci e vino. E di recente Vincenzo Spadafora, anima critica dei pentastellati, non è stato più tenero, quando ha lamentato il presunto deficit di Conte. La riproposizione dell’unfit to lead – la definizione data dall‘Economist a Silvio Berlusconi – in salsa grillina.

chi sono i ribelli a Conte nel M5s
Beppe Grillo (Getty Images).

Tra i Conte-critici Luigi Di Maio e Vincenzo Spadafora

Del resto nel M5s, con toni e pensieri diversi, c’è chi non è affatto convinto della strategia contiana, indossando i panni di dissidente verso il gruppo dirigente al comando. Il primo della lista è il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, eterno nemico dell’avvocato di Volturara Appula. Con l’elezione del Presidente della Repubblica, sembrava giunta l’ora del redde rationem. Dopo aver trascorso mesi a negare la rivalità, lo scontro era diventato di dominio pubblico. Poi Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina e i due sono stati costretti a prolungare la convivenza. Anche perché un capo della diplomazia non poteva concentrarsi su contorsioni interne. Ma, al netto di Di Maio, nel corpaccione dei 5 stelle abbondano gli scettici, i “rivoltosi”, verso la linea del leader. Dalla Camera al Senato, la pattuglia è bella nutrita. Uno dei volti più noti è il già menzionato ex ministro Spadafora. Nei mesi scorsi denunciava «la debolezza del leader che diventa debolezza di tutti». E ancora metteva in guardia il leader del suo partito: «Rischiamo di scendere sotto il 10 per cento se non torniamo ad un’azione politica incisiva», con tanto elenco dei piatti indigesti. In un partito normale, Spadafora sarebbe stato uno dei leader della minoranza interna.

Ribelli m5s contro Giuseppe Conte
Vincenzo Spadafora (da Fb).

Battelli punto di riferimento degli scontenti

È chiaro poi che il deputato genovese Sergio Battelli, presidente della commissione Politiche dell’Ue a Montecitorio, sia un punto di riferimento degli scontenti. Grillino della prima ora, ha saputo guadagnarsi la stima dei colleghi e così nei momenti di massima tensione interna si è fatto portavoce del dissenso nel Movimento, chiedendo – in più occasioni – un maggiore confronto, evitando i caminetti. Insomma, ricorre alle ruvidezze lessicali in stile Spadafora: con passo felpato fa pervenire messaggi chiari ai piani alti. Più silenziosa, ma non in linea con i desiderata di Conte, è la segreteria di presidenza alla Camera per i 5 stelle, Azzurra Cancelleri, che vanta un solido consenso in Sicilia. Una Regione tutt’altro che marginale per il Movimento, visto che l’Isola resta la roccaforte del Movimento. Nicola Grimaldi, che siede in commissione Finanze (come Cancelleri), è un altro non allineato anche a causa della scarsa attenzione rivolta dal leader del M5s nei confronti dei parlamentari. Nella lista ci sono tanti altri deputati, da Andrea Caso a Elisa Tripodi, da Iolanda Di Stasio a Marialuisa Faro. Fino a Carla Ruocco, già componente del direttorio, organismo voluto da Grillo e sparito per manifesta inefficienza.

M5s, i ribelli contro Giuseppe Conte
Carla Ruocco (da Fb).

Il ribellismo cresce in Senato dopo la débâcle di Licheri

Ma il ribellismo è ancora più spinto al Senato, dove peraltro Conte è andato incontro a sconfitte fragorose per difendere il suo fedelissimo Ettore Licheri, che di recente è stato sconfitto nella corsa alla presidenza della commissione Esteri, e in precedenza aveva mancato la conferma al ruolo di capogruppo pentastellato a Palazzo Madama, dovendo cedere a Mariolina Castellone. Chi non è affatto allineato al contismo è Primo Di Nicola, storica firma del settimanale L’Espresso, con cui l’ex presidente del Consiglio ha avuto accesi scontri durante le assemblee del Movimento. E, peraltro, il senatore abruzzese è stato il principale artefice della strategia che ha portato Mattarella alla rielezione, sostenendo questa posizione addirittura dalla fine dello scorso dicembre. Al suo fianco c’è sempre Vincenzo Presutto, capogruppo in commissione Bilancio del M5s, che con Di Nicola ha condiviso “l’operazione-Mattarella” sfidando a viso aperto anche la leadership contiana. Simona Nocerino è un’altra figura che non gravita certamente nell’orbita di Conte. La senatrice era stata indicata come la candidata giusta alla sostituzione di Petrocelli in commissione Esteri. Il suo profilo, però, non era gradito al presidente dei 5 Stelle, che ha preferito arrivare al braccio di ferro. Fino a perderlo. Nella lista dei non contiani ci sono pure Giuseppe Auddino e Antonella Campagna. In un certo senso anche l’ex ministro Danilo Toninelli, a cui però piace la svolta barricadera dell’avvocato pugliese. Una nutrita pattuglia a cui si sommano i malpancisti, al momento, silenti. Pronti a manifestarsi al primo inconveniente. Come le votazioni che hanno impallinato le ambizioni di Licheri. E affossato gli obiettivi di Conte.