«Schlein ci sta mordendo le caviglie. E questo capita perché siamo fermi e non corriamo come facevamo un tempo». L’immagine è icastica, la metafora efficace. A Tag43 la sussurra a mezza bocca una fonte parlamentare M5s che chiede l’anonimato. I sondaggi parlano chiaro e dopo mesi, forse anni, in cui i 5 stelle hanno tenuto il Pd sulla graticola, adesso i ruoli si sono rovesciati. «Loro hanno comunque un’organizzazione capillare che noi ci sogniamo. E i nostri referenti territoriali non funzionano», aggiunge sconsolato un parlamentare stellato.

L’ipotesi del ritorno di Di Battista e la battaglia sul RdC: le armi di Conte per contrastare Schlein
Come reagire alla ventata di novità portata da Elly Schlein che ha dato una scossa al corpaccione stanco del Nazareno, sta galvanizzando la Base e sta attraendo elettori un po’ da tutto il campo del centrosinistra? Si infittiscono i pissi-pissi sul possibile ritorno di qualche big della prima ora grazie all’occasione delle prossime elezioni europee, ma a parte il caso di Alessandro Di Battista, servirebbe una deroga almeno parziale al vincolo del doppio mandato. «Non mi pare che sia aria per modifiche le regole a stretto giro», spiega un eletto che si dice scettico. «Alessandro forse ci sta pensando, ma al posto suo lascerei perdere». Si tratta allora di rilanciare sui cavalli di battaglia, provando a strappare alla leader democrat il bandolo dell’agenda setting. Il primo terreno di sfida, come si è visto anche in questi giorni, resta il tanto caro superbonus. Il numero dei cosiddetti “esodati” dell’incentivo è alto: il M5s è pronto a difendere il baluardo e a cavalcare la protesta dopo il blocco delle cessioni e degli sconti in fattura deciso dal governo a metà febbraio. Da una bandiera a un’altra, c’è una data cerchiata nel calendario di Giuseppe Conte: il primo agosto. Quest’anno, come si sa, dopo le modifiche contenute in legge di Bilancio, il Reddito di cittadinanza durerà solo sette mesi per i cosiddetti “occupabili”, che saranno quindi coperti dal sussidio fino a luglio e poi rimarranno all’asciutto. Dato che non si vedono provvedimenti eclatanti sul fronte delle politiche attive, settore che non si efficienta dall’oggi al domani con uno schiocco di dita, c’è da immaginare che in piena estate, oltre alla calura, anche l’atmosfera sociale nel Paese possa diventare torrida. Un terreno perfetto per il M5s che sta tarando le strategie di comunicazione adatte a vellicare il malcontento di un’ampia parte del Paese, soprattutto al Sud, mettendola contro le scelte del governo.

Il M5s prova a stanare la competitor anche puntando sulle armi in Ucraina, la mozione Qatargate e l’inceneritore
Naturalmente la politica estera e la guerra in Ucraina restano il campo d’azione sul quale il M5s riesce a distinguersi meglio dall’alleato-competitor Pd. «E se il conflitto non dovesse avere presto una svolta diplomatica, c’è da scommettere che Schlein andrà in difficoltà mentre noi avremo gioco facile nell’intensificare l’opposizione contro chi punta alla guerra fino in fondo, senza immaginare sbocchi negoziali», dicono da Via di Campo Marzio. Che i toni siano destinati a salire, pur in una dinamica di dialogo, lo si è visto sulla mozione “Qatargate” dei pentastellati, che con il leader Giuseppe Conte hanno reagito in modo piccato all’astensione del Pd: «Stupisce che, fatta eccezione per il gruppo Avs, tutti gli altri partiti abbiano scelto di votare contro o di astenersi». Poi c’è la svolta green, la «vera svolta», come tengono a precisare le fonti pentastellate. Quasi ad alludere che invece il Pd di Schlein stia solo compiendo una grande operazione di greenwashing. L’idea è quella di inchiodare la pasionaria dem sul tema inceneritore: le sue titubanze, infatti, rischiano di diventare contraddizioni. Nella mozione che l’ha portata alla guida del Nazareno si parla testualmente di «superare discariche e inceneritori», un percorso sul quale si staglia però il macigno del caso Roma e delle scelte del sindaco Pd Roberto Gualtieri.

Il dossier Rai e la battaglia per conquistare la commissione di Vigilanza, Renzi permettendo
Infine, c’è il tema Rai. «Dobbiamo prendere la commissione di Vigilanza. Sarebbe un altro fronte importante, anche se meno pop di altri, su cui dare battaglia alla maggioranza e anche al Pd, che continua a tenersi stretto un pezzo di tv pubblica secondo una logica spartitoria che resiste malgrado la fame di poltrone di Fdi e del centrodestra», spiega un senatore stellato. La partita per la presidenza sembra giocarsi tra Barbara Floridia e Stefano Patuanelli, ma la strada è disseminata di trappole e tutto può succedere quando c’è di mezzo Matteo Renzi, il quale vorrebbe Maria Elena Boschi alla guida dell’organismo parlamentare. In ogni caso Elly è avvisata: il Movimento 5 stelle non sembra intenzionato ad accucciarsi placidamente sotto il tavolo del Nazareno.