Gli ex parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno ricevuto una lettera nelle scorse ore che non si aspettavano di ricevere. Si tratta di una raccomandata a firma Giuseppe Conte, attuale leader pentastellato, e Claudio Cominardi, tesoriere del partito. L’argomento della missiva è di pura natura economica. L’oggetto, infatti, spiega già tutto. Si legge: «Regolarizzazione posizione contributiva. Intimazione ad adempiere e costituzione in mora». In pratica i vertici pentastellati intimano agli ex deputati e senatori del movimento di pagare i debiti pregressi e con gli interessi.

Richieste le quote non versate per le restituzioni e per i servizi forniti dal movimento
Le quote in questione sono quelle che i parlamentari e i consiglieri regionali del Movimento avrebbero dovuto restituire al partito per finanziare la struttura. Una manovra che si compie in tanti altri partiti e che gli ex pentastellati, la gran parte passati con Luigi Di Maio, non avrebbe completato. Si parla di quote non versare per le restituzioni, quindi di circa 2mila euro al mese, e di quelle per i servizi forniti dal partito, altri mille mensili. Nela lettera si legge che «risulta omesso il versamento della quota per il mantenimento delle piattaforme tecnologiche, scudo della rete, comunicazione e altre spese generali».

Un ricevente: «Estorsione di partito»
Su Repubblica a intervenire è stato anche uno dei riceventi: «Mi chiedono dei soldi per una piattaforma che non ho richiesto, che non mi è mai servita e che aveva un contratto con l’associazione M5S. Se questa è la scusa per avere fondi per il partito, allora si dovrebbe trattare di erogazioni liberali, che già dal nome sono tali, quindi non obbligatorie. Altrimenti si chiama estorsione di partito». La vicenda sembra tutt’altro che chiusa, ma il M5S minaccia che se entro 15 giorni non arriveranno i bonifici sarà «costretto ad adire le vie legali». Nella lettera anche due diverse causali, l’Iban e il calcolo della somma da versare.