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Tre palle e un soldo

Il Movimento cade dalla Poltrona

Sebbene sia al governo, il M5s sta perdendo malamente le partite cruciali delle nomine. In Cdp al posto di Palermo è dato in arrivo il draghiano Scannapieco. In Ferrovie Battisti, voluto dall’ ex ministro Toninelli, è stato sostituito da Ferraris. Mentre in Rai è scontato l’addio di Salini.

26 Maggio 2021 18:0226 Maggio 2021 20:07 Giovanni Corneliani
Le partite perdenti del M5s nel giro di Nomine

Siamo alla stretta finale sul ricambio dei vertici delle società di Stato. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha finalmente preso in mano il pallino in prima persona e sta per chiudere a modo suo. Daniele Franco, titolare del Mef, che è azionista delle partecipate di cui si decidono le nomine, ha naturalmente voce in capitolo, mentre ai partiti non rimarrà che litigare per le briciole. Tradotto: avranno potere decisionale solo sui posti in Cda. E questo vale anche per il M5s che tre anni fa fece la voce grossa sul dossier e adesso, pur rimanendo il primo partito in Parlamento, sembra non toccare palla, anche a causa della balcanizzazione interna che vede Giuseppe Conte ancora ai margini.

Il M5s sta per perdere la partita di Cdp dove è in arrivo il draghiano Scannapieco

Le partite più grosse sono Cdp e Fs, e anche le più urgenti in calendario. La società di cacciatori di teste Key2people ha già messo le terne da cui pescare sul tavolo del capo del Governo. Per quanto riguarda Via Goito, il Movimento, con Luigi Di Maio in testa, ha provato a difendere strenuamente la riconferma di Fabrizio Palermo, forte anche dei risultati di un gruppo che ha chiuso il 2020 centrando con un anno di anticipo gli obiettivi del piano 2019-2021 e che nell’era della pandemia ha mobilitato 39 miliardi di risorse per il sistema Paese, entrando in alcune partite decisive per il futuro economico italiano. Malgrado ciò, la scelta del premier dovrebbe premiare Dario Scannapieco, vicepresidente Bei, considerato un draghiano di ferro. Sulla presidenza di Cdp, invece, non dovrebbero esserci sorprese: Giovanni Gorno Tempini è stato indicato dalle Acri, che detengono il 15,93% del capitale, per un secondo mandato.

M5s sta perdendo le partite delle nomine
Gianfranco Battisti, ad e direttore generale di Ferrovie (Getty Images).

In Ferrovie al posto di Battisti targato M5s potrebbe arrivare Ferraris

Anche Gianfranco Battisti, in Ferrovie dello Stato, è un nome targato M5s, tanto che all’epoca il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli lo impose al titolare dell’Economia, Giovanni Tria. Ma pure qui il partito di maggioranza relativa dovrebbe restare con un pugno di mosche, malgrado la difesa esplicita tentata qualche giorno fa dai senatori pentastellati dei risultati dell’ad del Gruppo che nel 2020 è rimasto il primo player italiano con 9 miliardi di euro di investimenti tecnici. Al suo posto l’ex ad di Terna, Luigi Ferraris. Così come un vero smacco per i grillini (almeno quelli delle origini) sarebbe stato ritrovarsi alla presidenza di Ferrovie Paolo Scaroni, ex ad di Eni ora presidente del Milan. Alla fine la presidenza di Fs è andata, a sopresa, a Nicoletta Giadrossi, dal 2016 consigliere di Fincantieri. La centralità dei due gruppi è assoluta anche rispetto al Recovery plan. Ferrovie, infatti, avrà da gestire circa 28 miliardi, mentre la Cdp coordinerà l’iniziativa “Patrimonio Destinato” che dovrebbe servire al rafforzamento patrimoniale delle grandi imprese nostrane. Gli altri due demiurghi che accompagnano Draghi e Franco sul dossier nomine sono il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera e il consigliere economico Francesco Giavazzi, uomo di assoluta fiducia del presidente del Consiglio. Considerando anche le partecipate indirette, la partita è davvero enorme: parliamo di 518 posti per 74 Cda e 41 collegi sindacali in 90 società partecipate.

La partita perdente del M5s sulle nomine
Fabrizio Salini, ad della Rai (Getty Images).

In Rai i pentastellati stanno per perdere Salini

Sulla Rai, che ha visto impegnata un’altra società di cacciatori di teste, la Egon Zehnder, il presidente del Consiglio potrebbe invece lasciare più spazio ai partiti. Anche qui, il M5s deve mollare su Fabrizio Salini e il possibile successore nel ruolo di amministratore delegato, stando ai rumors, dovrebbe essere un manager esterno in grado di rimettere in ordine i conti che oggi sono in profondo rosso. L’eventuale scelta di Elisabetta Ripa, Ceo di Open fiber, potrebbe forse essere letta, sul piano politico, come un successo della Lega. Per la presidenza, invece, rimane sul tavolo l’ipotesi dell’ex direttore del Corriere della sera di Ferruccio De Bortoli. Per il resto, l’assalto alla diligenza è appena all’inizio e stavolta il M5s sembra avere pochi colpi in canna per difendere le molte poltrone conquistate all’inizio della legislatura.

Tag:Potere
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