Un patto per un partito, prima in Parlamento poi nel Paese. I fuoriusciti dal Movimento 5 stelle, promotori della componente alla Camera L’Alternativa c’è, hanno ampiamente avviato i contatti con l’ex pm, Antonio Ingroia in vista di nuovo progetto politico. Prima di tutto, però, serve l’intesa sull’uso del simbolo di Popolo per la Costituzione, di cui è titolare proprio l’avvocato siciliano che lo aveva presentato alle ultime elezioni con un risultato impercettibile. La lista si era fermata allo 0,03%, non riuscendo a raggiungere nemmeno un decimale, con meno di 10 mila voti ottenuti su tutto il territorio nazionale. Ma anche un simbolo impalpabile può essere utile per formare almeno una componente, se non addirittura arrivare alla costituzione di un gruppo al Senato. E così Ingroia ha la possibilità di tornare in scena.
A Palazzo Madama, gli ex pentastellati – in particolare Mattia Crucioli, Bianca Laura Granato, Luisa Angrisani e Margherita Corrado – hanno formalizzato la richiesta. Secondo quanto apprende Tag43, Ingroia ha ricevuto il documento e sta facendo le sue valutazioni. Ma è difficile che si opponga: non ha granché da perdere. Dopo il reciproco avvicinamento, il sodalizio tra le parti si sta rafforzando: venerdì prossimo Ingroia sarà presente, salvo ripensamenti, alla manifestazione per contestare l’operazione di acquisizione di Autostrade. I promotori? I parlamentari de L’Alternativa c’è, che vede capofila i deputati Andrea Colletti e Pino Cabras, oltre ai senatori Crucioli e Granato.
Pare tramontata la trattativa con l’Italia dei valori, Lannutti unico interessato
Sembra così tramontare, per il momento, la trattativa con l’Italia dei valori, altro simbolo tornato in auge, almeno nel dibattito politico, nelle ultime settimane. Il “Gabbiano che vola” era stato corteggiato nei mesi scorsi per portare al termine la stessa operazione al Senato: unirsi in un percorso comune, partendo dalla possibilità di avere una rappresentanza parlamentare. E quindi risorse economiche. Il segretario dell’Idv, Ignazio Messina, erede di Antonio Di Pietro, aveva dato fin dall’inizio la disponibilità. Ed è rimasto in stand-by a lungo per le varie divisioni e le infinite spaccature tra gli ex pentastellati. Adesso, secondo rumors di Palazzo, è il senatore Elio Lannutti, altro fuoriuscito pentastellato e con un trascorso nelle file dipietriste, ad aver manifestato l’intenzione di accordarsi con l’Idv. Lo scopo? Un partito di fuoriusciti del Movimento. Si vedrà.

La Mossa del Cavallo, il progetto di Ingroia e Chiesa
Resta che in questo fiorire di progetti, Ingroia ha la chance per rinverdire le ambizioni politiche, finora frustrate a ripetizione. Lo 0,03 per cento delle Politiche 2018 è stato il punto più basso di una carriera politica tutt’altro che luminosa. Nel 2017, era stata lanciata la lista del popolo–Mossa del Cavallo, progetto creato con il giornalista Giulietto Chiesa, scomparso lo scorso anno. Tutto fu studiato in ogni dettaglio, con tanto di conferenza stampa alla Camera. Tra i punti chiave della lista: «Un’offensiva costituzionale, una mossa del cavallo, per scavalcare le file nemiche: partiti e politici mestieranti, che hanno determinato la fine della democrazia partecipata, quindi noi dobbiamo tornare alla Costituzione, della quale pretendiamo l’attuazione totale. Ecco il nostro programma rivoluzionario». L’iniziativa, del resto, era davvero ambiziosa: arrivare alla «cancellazione dei trattati europei che non si rifanno alla Costituzione italiana». O si riallineano a essa, era stato l’ultimatum, «oppure l’Italia dovrà recede unilateralmente». Una vera rivoluzione, tanto che Ingroia diceva di volersi rivolgere al «60 per cento di elettori che hanno già deciso di non votare alle prossime elezioni». La Mossa del Cavallo è durata il tempo di qualche dichiarazione. Tutto è poi confluito nella lista Popolo per la Costituzione con gli esiti già riferiti.
Il flop elettorale di Rivoluzione civile
L’amarezza più grande era arrivata nel 2013, quando l’ex pm di Palermo era sotto i riflettori per il ruolo nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia. Così si presentò come candidato premier della lista Rivoluzione civile, capace di mettere insieme i Verdi, il Movimento Arancione di Luigi de Magistris, la Rete di Leoluca Orlando, il Partito dei comunisti italiani di Oliviero Diliberto, Rifondazione comunista di Paolo Ferrero. E corsi e ricorsi, anche l’Idv di Di Pietro. Tuttavia, la scarsa capacità comunicativa è stata palese fin dalle prime uscite da leader e Ingroia finì per diventare uno dei personaggi preferiti nelle imitazioni da Maurizio Crozza. Il risultato è stato un deludente 2,25 per cento alla Camera, nettamente al di sotto della soglia di sbarramento, e l’1,8 per cento al Senato. Rivoluzione civile si è poi strutturata nel movimento Azione civile, che figura ancora attivo ma in pochi se ne sono accorti. Adesso, per Ingroia, c’è l’ultimo treno da prendere: l’alleanza con i fuoriusciti del Movimento. Con la speranza, almeno sua, che vada molto meglio rispetto al passato.