Il M5s accede al 2 per mille, esclusa Prc che chiede modifiche al regolamento

Stefano Iannaccone
09/01/2023

Da quest'anno il M5s avrà accesso al finanziamento pubblico. Cade così l'ennesima bandiera del Movimento delle origini. Con i 5 stelle "passano" Cateno De Luca e l'Idv. Tra gli esclusi, oltre a Italexit e Alternativa, anche il Prc. E ora il segretario Acerbo chiede una modifica delle regole.

Il M5s accede al 2 per mille, esclusa Prc che chiede modifiche al regolamento

Il cerchio si è chiuso: il Movimento 5 stelle avrà accesso al finanziamento pubblico ai partiti, che oggi sopravvive con la formula del 2 per mille, la quota che i contribuenti possono destinare, attraverso la dichiarazione dei redditi (e sottraendola così alle casse statali), alle forze politiche che rispondono ai requisiti richiesti. È definitivamente terminata la fase in cui i pentastellati dicevano no ai soldi pubblici e sono appena un ricordo i tempi in cui Alessandro Di Battista, all’epoca esponente di spicco del M5s, attaccava gli altri partiti sostenendo: «Non accettano che vi sia una forza politica che rappresenta milioni di italiani che non prende una lira di finanziamento pubblico». Del resto il fondatore Beppe Grillo si è sempre detto contrario, ponendolo come tratto identitario della sua creatura politica: nel 2013 parlava del finanziamento pubblico alla stregua di una truffa: «Hanno truffato gli italiani e gli hanno estorto 2,3 miliardi di euro di finanziamenti nonostante il voto contrario di un referendum», tuonava sul suo blog contro tutti i partiti. Di lì a poco il tradizionale finanziamento avrebbe lasciato posto al 2 per mille, varato dal governo presieduto da Enrico Letta, ma per l’ex comico incarnava comunque qualcosa da cui stare lontano.

Il M5s accede al 2 per mille: chi rientra e chi è escluso dal finanziamento
Beppe Grillo e Alessandro Di Battista nel 2017 (Getty Images).

La richiesta del 2021 arrivata fuori tempo massimo

I tempi sono cambiati, eccome, su questo come su altri punti. Così il “nuovo” Movimento 5 stelle, quello guidato da Giuseppe Conte, ha modificato l’approccio, predisponendo la documentazione, tra cui la stesura dello statuto – un vero totem per un soggetto nato con il “non statuto” firmato da Grillo – necessario per avere il via libera dall’apposita commissione. La metamorfosi è stata completata nel novembre 2021 con il voto online degli iscritti per approvare la possibilità di accesso alle risorse del 2 per mille: il 72 per cento dei votanti si espresse per il “sì”, ma per Conte ci fu l’amara sorpresa. Il M5s si era mosso fuori tempo massimo, ossia il 31 novembre di ogni anno, per mettere a posto i parametri necessari, finendo per essere escluso dal beneficio. Non mancarono le polemiche, ma non ci fu modo per risolvere la vicenda. Nel 2022, però, tutto è stato depositato in tempo, con dovizia di dettagli, ottenendo la vidimazione dell’apposita commissione che sancisce l’evoluzione definitiva dei pentastellati in un partito.

È definitivamente terminata la fase in cui i pentastellati dicevano no ai soldi pubblici e sono appena un ricordo i tempi in cui Alessandro Di Battista, all’epoca esponente di spicco del M5s, attaccava gli altri partiti sostenendo: «Non accettano che vi sia una forza politica che rappresenta milioni di italiani che non prende una lira di finanziamento pubblico». Del resto il fondatore Beppe Grillo si è sempre detto contrario, ponendolo come tratto identitario della sua creatura politica: nel 2013 parlava del finanziamento pubblico alla stregua di una truffa:
L’intervento di Nicola Morra sul Blog di Grillo contro il 2 per mille del 2014.

Rientrano tra i beneficiari anche Sud chiama Nord e l’Idv 

Oltre al Movimento tutti gli altri principali soggetti politici hanno ottenuto l’iscrizione al registro che consente di avere le risorse previste dai contribuenti, inclusi i più noti. Non mancano delle sorprese, come la new entry di Sud chiama Nord, fondata dall’ex sindaco di Messina, Cateno De Luca. L’elezione del deputato, Francesco Gallo, e della senatrice, Dafne Musolino, ha consentito di avere il requisito di almeno un parlamentare. Via libera, poi, per l’Italia dei valori del segretario Ignazio Messina, erede della leadership di Antonio Di Pietro ormai lontano dalla politica attiva e dal soggetto che ha fondato. Nonostante l’Idv non abbia eletto nessuno alla Camera e al Senato, e sia impamplabile nel dibattito quotidiano, figura tra i soggetti che hanno consentito l’ingresso in Parlamento della lista Noi con l’Italia di Maurizio Lupi, federazione di vari soggetti centristi (Coraggio Italia di Luigi Brugnaro, l’Italia al centro di Giovanni Toti e l’Udc di Lorenzo Cesa) che quindi sono tutti inclusi nell’elenco dei beneficiari del 2 per mille.

Il M5s accede al 2 per mille, esclusa Prc che chiede modifiche al regolamento
Luigi De Magistris e Maurizio Acerbo (da Fb).

Esclusione con polemica di Prc oltre a Italexit e Alternativa

Non mancano le esclusioni eccellenti. La più pesante è senz’altro quella del Partito della Rifondazione comunista (Prc), che per il secondo anno di fila non avrà accesso alle risorse pubbliche. La prima volta era stata causata da un’interpretazione delle regole molto rigida da parte dell’allora presidente della Camera Roberto Fico che non aveva riconosciuto la componente parlamentare che si richiamava al partito una volta guidato da Fausto Bertinotti. Nell’ultima delibera, invece, Rifondazione comunista non conta su alcun eletto e il collegamento alla lista delle Politiche è con Unione popolare, la formazione capeggiata da Luigi de Magistris, rimasta sotto la soglia del 3 per cento. Il segretario del Prc, Maurizio Acerbo, ha lanciato un allarme e spiega a Tag43: «Il paradosso, per quest’anno, è che ci è stato opposto un rifiuto malgrado abbiamo avuto una componente nel gruppo misto prima della Camera e poi del Senato da gennaio 2022 fino allo scioglimento anticipato delle Camere, quindi per ben 10 mesi, mentre è stato ammesso chi ha la rappresentanza alla data del 30 novembre, cioè per un solo mese». Da qui la richiesta di una modifica alle regole per favorire il pluralismo: «La cosa più giusta sarebbe, come in altri Paesi, consentire l’accesso al 2 per mille a tutti i partiti presenti nel registro e in regola con gli adempimenti». Tra gli esclusi figurano anche Europeisti, Partito Liberale italiano, Sicilia Vera, Siciliani Liberi, Süd TirolerFreiheit. A destra, anche Italexit di Gianluigi Paragone non è rientrato nell’elenco dei beneficiari della misura e dovrà fare a meno di un sostegno economico prezioso per sovvenzionare l’attività politica. Stesso destino è toccato ad Alternativa, il partito dei fuoriusciti dal Movimento 5 stelle e per qualche giorno ipotetici alleati di Italexit (prima del patto siglato da Paragone con Casapound): nessun eletto, niente soldi pubblici. Restando, loro malgrado, fedeli alla linea propugnata ai tempi del primo grillismo.