È ancora vivo l’ulivo millenario di Cuglieri, nonostante il terribile incendio che ha devastato il Montiferru, in Sardegna, l’estate scorsa. Undici mesi dopo, infatti, l’oleastro millenario ha fatto i primi germogli, nati tra i pezzi di corteccia incenerita.
L’ulivo millenario di Cuglieri ha germogliato
L’ulivo millenario di Sa Tanca Manna, a Cuglieri in Sardegna, ha fatto i suoi primi germogli a 11 mesi dal terribile incendio del Montiferru. L’estate scorsa un terribile rogo ha completamente devastato l’area, arrivando addirittura anche all’interno del paese. Le fiamme allora hanno divorato in un paio di giorni un’enorme foresta, giardini, orti, facendo anche molte vittime animali. Anche l’olivastro millenario era stato travolto dall’incendio, ma la comunità scientifica e universitaria si diceva ottimista rispetto al suo destino. Un albero tanto grande e vecchio, infatti, doveva aver resistito a molti altri incendi durante la sua lunga vita.

L’ulivo millenario è dunque vivo. Tre polloni sono spuntati nei giorni scorsi dall’apparato radicale del Patriarca, come rendono noto i volontari dell’Associazione Montiferru che hanno curato e accudito l’oleastro per 11 lunghissimi mesi, guidati dal prof. Gianluigi Bacchetta, direttore dell’Orto Botanico dell’università di Cagliari. Egli è anche componente del comitato scientifico dell’Associazione e responsabile scientifico per il Comune di Cuglieri dell’oleastro millenario.
Le operazioni per salvare l’oleastro
Subito dopo il rogo i volontari hanno bagnato il terreno circostante, per mantenere adeguatamente umidi i substrati del terreno e il fusto della pianta. In questo modo hanno permesso di abbattere drasticamente le alte temperature rilevate al suolo (oltre 90°C) e all’interno dell’albero (costantemente oltre i 40°-45°C).

Non solo, per sopperire alla mancanza della chioma, andata interamente bruciata, sulla pianta sono stati sistemati dei teli di juta, tali da assicurare il giusto ombreggiamento al tronco e alle radici. La lista delle operazioni realizzate è lunghissima. I volontari, per esempio, hanno eliminato le parti pericolanti del Patriarca, e hanno realizzato un impianto d’irrigazione a cerchi concentrici per fornire un apporto d’acqua alle porzioni radicali ancora vitali.
“L’oleastro di Sa Tanca Manna nei suoi millenni di vita ha subito tanti incendi, sperimentato annate siccitose, potature eccessive e abbandono, ma non si è mai arreso! Ha fatto tesoro di tutto questo e ha deciso di rinascere per l’ennesima volta quando ha visto che le condizioni erano favorevoli e quando dei piccoli uomini se ne sono presi cura. Il Venerdì Santo scorso, quando mi trovavo a Cuglieri, dissi ad alcuni amici dell’Associazione che era vivo e si sarebbe ripreso; dissi di mantenere il riserbo che l’oleastro pretendeva e oggi questa scelta ci ha premiati. La sua resilienza diventa simbolo della rinascita di una comunità, monito per il futuro ed esempio da seguire con fierezza e unione d’intenti. Un buon augurio per tutti i patriarchi, gli animali che li popolano e gli umani che se ne preoccupano”, ha riferito il Prof. Bacchetta.