È l’ultimo superstite della generazione d’oro del basket albiceleste, che ha vinto l’argento ai Mondiali del 2002, per poi conquistare il gradino più alto del podio alle Olimpiadi di Atene 2004. Manu Ginobili, Andres Nocioni e tutti i compagni dell’epoca si sono ritirati: Luis Scola in Grecia con 25 punti fu il top scorer della finale contro l’Italia, oggi a 41 anni compiuti il 30 aprile, è impegnato in una personale last dance ai Giochi Olimpici di Tokyo. Ma la musica rischia di finire molto presto e con essa la sua interminabile carriera.
Luis Scola, quarto marcatore olimpico
Le 12 squadre che partecipano al torneo di basket di Tokyo 2020 sono divise in tre gironi da quattro. L’Argentina di Scola, che non ha più i capelli lunghi tenuti insieme dal cerchietto, ha perso le prime due partite contro Slovenia e Spagna (in lizza per la prima posizione), ma ha ancora la possibilità di accedere ai quarti di finale come una delle due migliori terze classificate: se la vedrà con il Giappone e il quoziente canestri. Nel secondo incontro disputato nella Saitama Super Arena, l’Albiceleste è stata superata 81–71 dalla Spagna di un altro monumento del basket, ovvero il coetaneo Pau Gasol, uno dei tre atleti a precederlo tra i marcatori all time dei Giochi Olimpici. Così recita la classifica: Oscar Smith 1.093 punti, Andrew Gaze 789, Gasol 623, Scola 561.
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Scola, dieci anni sui parquet dell’NBA
Una vita sul parquet, quella di Luis Alberto Scola Balvoa da Buenos Aires, iniziata da adolescente nel Club Ferro Carril Oeste e proseguita con otto stagioni nella Liga spagnola, prima di spiccare il volo verso gli Stati Uniti nel 2007. Dieci gli anni trascorsi in Nba, di cui cinque a Houston giocati da ala grande, per fare spazio al lunghissimo centro Yao Ming. Poi Phoenix, Indiana, Toronto e Brooklyn, dai bollenti Stati del Sud al Midwest, fino al Canada e alla Grande Mela, con minutaggio e media punti in discesa. Troppo vecchio per il basket a stelle e strisce, Scola ha trascorso così due stagioni in Cina. Poi, nel 2019, era sul punto di dire basta. A convincerlo a proseguire almeno una stagione fu la moglie. L’idea della quinta rassegna olimpica, a quel punto, si era fatta troppo concreta per essere scartata. L’argentino, un po’ a sorpresa, approdò così a Milano. Un anno appena nell’Armani per Scola, che a giugno del 2020 ha annunciato l’addio all’Olimpia: «Ho scelto di non giocare più in Eurolega, né a Milano né con un’altra squadra. Non ho ancora deciso se ritirarmi definitivamente dall’attività o giocare ancora in un’altra competizione». Niente Eurolega, ma Italia sì per il centro argentino di 2,06 metri, che pochi giorni dopo è approdato a Varese, con in testa le Olimpiadi intanto posticipate a causa della pandemia.
Scola, El General del parquet
Soprannominato El General, Scola ha dieci anni più del secondo giocatore più vecchio della rosa dell’Argentina, Nicolas Laprovittola, e come detto sta disputando il suo quinto torneo olimpico di basket: dopo l’oro ad Atene, ha conquistato anche la medaglia di bronzo a Pechino 2008, partecipando successivamente a Londra 2012 (quarto posto) e Rio 2016 (fuori ai quarti), dove fu portabandiera della nazionale. Eterno Luis, nonostante l’età e i capelli bianchi, ancora in grado di fare la differenza in campo se sta bene. Ma la fine delle danze è sempre più vicina. E che cosa farà dopo? «Potrei restare nel basket, ma non mi vedo in panchina, se non per allenare i ragazzini», ha detto in un’intervista lo scorso novembre: «Mi stanno già arrivando proposte, ma nessuna mi emoziona quanto l’idea di giocare».