Qui regna il caos, quindi diamoci una regolata, ragazzi, visto che il presidente della Repubblica si è già arrabbiato. E chi sgarra sarà segnalato direttamente alla premier. Certo, non lo ha detto così, ma il ministro per i Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani di Fratelli d’Italia, è preoccupato tanto da inviare una lettera ai colleghi di governo sia per richiamarli ai doveri di presenza nelle Aule e commissioni parlamentari, sia per un ordinato iter di presentazione degli emendamenti.

Ma andiamo in ordine. Prima i fatti. Tag43 è in grado di anticipare che il ministro per i Rapporti con il parlamento ha intenzione di spedire una missiva ai colleghi. Due, come detto, gli argomenti principali: un alert sulla «necessità di garantire da parte dei rappresentanti del governo un’assidua e costante presenza nelle commissioni e nelle aule parlamentari» e il richiamo «alle modalità e ai tempi di presentazione delle proposte emendative governative».
Gli assenti segnalati direttamente a Giorgia Meloni
Veniamo ai dettagli. In un messaggio interno firmato da Massimiliano Lucà, capo di gabinetto di Ciriani, si preannuncia l’intenzione di chiedere ai vari dicasteri di fornire al ministro per i Rapporti con il parlamento «un prospetto settimanale il più completo possibile circa la presenza dei rappresentanti del governo nelle commissioni e nelle aule parlamentari in relazione alla discussione dei provvedimenti, degli atti di indirizzo e di sindacato ispettivo di rispettiva competenza. Tale prospetto settimanale è da ritenersi vincolante e suscettibile di variazioni solo in casi di assoluta necessità». Gli assenti saranno segnalati direttamente a Giorgia Meloni, in versione maestra di scuola con tanto di bacchetta in mano. «Sarà inviato al presidente del Consiglio, su sua richiesta, un rapporto mensile in materia», è ancora il testo della lettera.

Emendamenti, stretta su autorizzazioni e ammissibilità
Ma la parte ancora più interessante è l’altra, quella sulla presentazione delle proposte emendative delle singole amministrazioni: «È intenzione del ministro individuare di volta in volta un termine ultimo per la presentazione delle stesse, compatibile con l’ordinato svolgimento dei lavori parlamentari. Resta inteso che l’autorizzazione alla presentazione di emendamenti del governo da parte del ministro è subordinata, oltre che al rispetto dei termini di cui sopra, alle valutazioni politiche e procedurali di competenza, anche sotto il profilo dell’ammissibilità». Ma non solo. «Per le medesime finalità, come comunicato dal presidente del Consiglio in sede di Consiglio dei ministri, le proposte emendative veicolate tramite i gruppi parlamentari e i relatori devono essere comunque trasmesse al ministro», si legge ancora.
Alcuni non hanno ancora capito come funziona l’iter
Normale dialettica tra amministrazioni, si dirà. Eppure tra gli addetti ai lavori si commenta che con la lettera il ministero certifica due elementi. Il primo è che tra ministri, vice ministri e sottosegretari ci sono troppe assenze durante i lavori (e non è una novità di questa legislatura). Il secondo è che durante l’iter di esame delle leggi regna il caos. Ministeri che presentano troppi emendamenti, altri che inviano proposte giudicate “urgenti” in prossimità del voto, pareri – in sostanza “l’opinione” dei vari ministeri sulle modifiche – costantemente in ritardo. Tutti elementi che ricadono sotto la responsabilità proprio di Ciriani che evidentemente sta facendo fatica a gestire ordinatamente le dinamiche. Qualche addetto ai lavori si spinge a dire che alcune amministrazioni «ancora non hanno capito come funziona», cioè stanno facendo fatica a entrare negli ingranaggi dei ministeri.
La lettera arriva dopo il richiamo del presidente Mattarella
Tutti elementi che non erano sfuggiti, ovviamente, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che a fine maggio aveva convocato i presidenti di Camere e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, per evidenziare come dal parlamento uscissero troppi decreti omnibus frutto di molti emendamenti approvati capaci di snaturare la natura dei provvedimenti licenziato dal governo. Ciriani prova ora a metterci una pezza. Da una parte minacciando il richiamo alla premier per gli assenti e dall’altra accentrando su di sé l’iter di presentazione degli emendamenti, anche le proposte «veicolate tramite i gruppi parlamentari e i relatori». L’operazione riuscirà? Si vedrà.

Ciriani in bilico: ha gestito male anche Def e legge di Bilancio
Nel borsino del governo le quotazioni di Ciriani non sono altissime. A fine aprile alla Camera la maggioranza non aveva raggiunto il quorum di voti necessario per approvare la risoluzione parlamentare sul Def, costringendo il governo a una precipitosa riapprovazione in Consiglio dei ministri. Certo, gli accusati principali furono i molti assenti – tanti i parlamentari in vacanza in occasione del ponte del 25 aprile -, ma anche Ciriani finì sul banco degli accusati per non aver tenuto conto dei presenti e degli assenti. Le critiche non erano mancate nemmeno durante l’iter di approvazione della legge di Bilancio, quando la maggioranza ebbe diverse difficoltà a condurre in porto la manovra entro la fine dell’anno. Nel mirino, anche quella volta, fini il ministro per i Rapporti con il parlamento, che qualche parlamentare definì «inadeguato».