Louis C.K, lo stand up comedian travolto dallo scandalo molestie sessuali nel 2017, torna a fare parlare di sé. Ma questa volta attraverso un libro dedicato alla sua figura e alla sua opera. Lo ha scritto il regista, produttore e critico cinematografico francese Guillaume Orignac, inserendo il racconto del personaggio proprio nel contesto delle accuse che lo hanno affossato, tanto che il saggio si intitola Ridere al tempo della vergogna. Una storia di Louis C.K.
Ora su Louis C.K ognuno è costretto a schierarsi
Per Orignac, la vicenda che ha travolto lo stand-upper americano sarebbe emblematica dell’attività di revisionismo attualmente in voga, per cui un’opera precedentemente acclamata per la sua irriverenza, viene poi condannata dagli stessi che la lodavano. E c’è anche un effetto opposto, altrettanto nefasto: i molti difensori di Louis C.K finiscono per formare una fazione accanita e ostinata quanto quella degli avversari. Lo spirito più acuto e profondo della comicità di C.K, sostiene l’autore del saggio, sta nella sua capacità di esplorare il disagio, attraverso confessioni e battute sulla sua stessa abiezione: ma prima, mentre lo ascoltavamo o guardavamo le sue serie, non eravamo obbligati a prendere una posizione a favore o contro di lui. I suoi monologhi ci arrivavano dentro con tutta la loro ambiguità, e proprio su quella ambiguità, su quel bilico che per qualche istante ti fa chiedere «ma io come la penso davvero su questo argomento?», si fondava il piacere dei suoi spettacoli. Senza fazioni e senza schieramenti, effetto perverso indotto dalla cancel-culture che azzera un’opera insieme al suo autore e costringe a sedersi da una parte o dall’altra del tribunale.
Louis C.K ci aveva già detto tutto. E non lo abbiamo ascoltato
Se questa è una delle tesi del libro, ce n’è un’altra ancora più incisiva, che lo stesso autore approfondisce in un’intervista alla rivista francese di cinema Critikat: «Dopo le rivelazioni del New York Times, alcuni fan di Louis C.K si sono detti delusi dal suo comportamento. Ora, mi sembrava che in un certo senso ci avesse avvertito lui stesso: tutto il suo lavoro mette in mostra le sue ossessioni sessuali e mostra i suoi difetti morali. Quindi, era come se non avessimo davvero ascoltato quello che diceva nei suoi spettacoli o nelle sue fiction, come se non avessimo visto o creduto a quel che diceva». Ci si è stupiti, insomma, per ciò che il comico stesso ha raccontato senza alcuna remora e anzi su cui ha costruito il suo intero repertorio. Per Orignac, significative non sono tanto le accuse contro la persona di Louis C.K, quanto quelle contro il suo lavoro: i suoi spettacoli e la sua serie tivù sono stati annullati e l’uscita del suo ultimo film è stata cancellata. «Ma soprattutto, il suo stile di stand-upper è stato visto dall’oggi al domani come reazionario, anche se prima era ritenuto decisamente progressista». In questa vicenda, «è ipocrita», prosegue il critico francese, «appellarsi alla classica separazione tra uomo e artista, visto che qui si tratta di qualcuno che ha costruito i suoi spettacoli a partire dalle proprie idiosincrasie e dai propri personalissimi impulsi. In Louis C.K i registri del privato e dell’artistico a volte sono dolorosamente indistinguibili, e questa è una delle caratteristiche proprie della stand-up comedy, che mette in scena una vera personalità, enfatizzandone i tratti più deplorevoli».
Louis CK tra vergogna e senso di colpa
Nell’epoca della vergogna, in sostanza, Louis C.K è stato un’autorità assoluta in materia: vergogna e senso di colpa fanno da filo conduttore a tutta la sua produzione creativa. La vergogna di essere ciò che siamo, o che non siamo abbastanza. La vergogna di sentirsi esclusi, non adatti, sbagliati. E anche la vergogna in sé, senza fondamento, senza spiegazione, né causa. «Credo che questa sia una delle principali ansie del nostro tempo», aggiunge Orignac. «E penso che nasca da qui l’uso strumentale della vergogna come arma politica: i “corpi subalterni”, come scrive Virginie Despentes, vogliono ribaltare la vergogna e far sì che vada a invadere i cuori dei potenti, a minare la loro fiducia in se stessi. A un certo punto, Louis C.K si è trovato semplicemente in questo campo, quello dei suborners. Ma la vergogna era già nel suo lavoro, nei suoi monologhi e nei suoi drammi. La lezione che volevo trarne è che bisogna guardare e ascoltare le opere degli artisti, con attenzione e umiltà. Perché spesso sono un passo avanti a noi».