La sconsiderata uscita del ministro dell’Agricoltura, e cognato della Premier, Francesco Lollobrigida, al congresso Cisal – «La sostituzione etnica non può essere la strada per combattere la denatalità» – pronunciata, peraltro, con un tempismo perfetto, mentre il capo dello Stato, Sergio Mattarella, pronunciava, ad Auschwitz, un limpido e duro discorso contro il razzismo e l’antisemitismo, ha sollevato, come era prevedibile, un gran polverone. Che ha registrato, giustamente, condanne, critiche e sdegno da moltissime parti, non solo tra l’opposizione. In questo caso, infatti, la dichiarazione del ministro non rappresenta solo l’ennesima idiozia sparata da esponenti del governo (che una ne fa e cento ne pensa; e per fortuna, verrebbe da dire. Vedi, per esempio, la recente uscita del presidente del Senato La Russa su via Rasella). Il riferimento di Lollobrigida richiama immediatamente le tesi elaborate nel secolo scorso dalla destra radicale, e non per caso oggi particolarmente care, per esempio, ai suprematisti bianchi americani (QAnon, Ku Klux Klan, e così via), secondo i quali sarebbe in atto un piano strategico segreto, organizzato da un non meglio identificato Deep State (un coacervo di poteri occulti), per imporre un nuovo ordine mondiale, favorendo la sparizione dei bianchi a vantaggio di africani e asiatici.

Il piano Kalergi e la Great Replacement Theory
Si tratta di una riattualizzazione della cosiddetta Great Replacement Theory, ovvero la Grande Sostituzione, una teoria che, negli Stati Uniti, ha conosciuto una prima notorietà negli Anni 40 del secolo scorso e da allora viene appunto riproposta in varie versioni, e che, a propria volta, vanta origini del tutto europee. Convenzionalmente, ma anche piuttosto impropriamente, il suo primo nucleo viene ricondotto al pensiero del filosofo paneuropeista austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi che aveva espresso in più occasioni la necessità di un’integrazione continentale al fine di favorire la pacifica convivenza dei popoli e che, nel 1925, nel suo Praktischer Idealismus, distingueva tra l’«uomo rustico», figlio dell’endogamia, forte di volontà ma debole di spirito, e l’«uomo urbano», frutto della mescolanza razziale, povero di carattere ma ricco di spirito, dichiarando la sua preferenza per quest’ultimo poiché più propenso al mantenimento della pace, auspicandone quindi una diffusione a livello mondiale.

Addio all’Europa e la rilettura di Honsik
Il libro, e le tesi di Kalergi, attirarono subito le ire del futuro Führer Adolf Hitler, ma occorrerà attendere il 2005 perché al nobile filosofo austriaco si attribuisca polemicamente la paternità della Grande Sostituzione e, addirittura, si parli di complotto Kalergi. A “denunciare” questo complotto fu Gerd Honsik, scrittore e poeta di simpatie neonaziste (fu anche condannato due volte, nel 1992 e nel 2009, per aver pubblicamente negato l’Olocausto) nel libro Addio all’Europa, nel quale attribuisce al politico austriaco il progetto di un «genocidio per annientare i popoli europei attraverso le migrazioni dall’Africa e dall’Europa». Secondo Honsik, il popolo europeo, nel pensiero di Kalergi, doveva essere incrociato con altre razze, con un’immigrazione programmata, nella speranza di ottenerne una classe umana inferiore, governabile e senza carattere. Rispetto alle tradizionali teorie complottiste, tuttavia, Honsik inserisce un forte elemento di novità: il piano Kalergi non sarebbe opera degli ebrei, bensì dell’imperialismo statunitense che lo sostiene per sottomettere l’Europa.

Il campo dei santi, il romanzo sull’invasione di Raspail
In realtà, tracce piuttosto significative della teoria della grande sostituzione si ritrovano oltre 30 anni prima di Honsik, in particolare in un libro dell’esploratore Jean Raspail, Il campo dei santi (1973). Il romanzo, il cui titolo è tratto dall’Apocalisse di Giovanni, narra dell’”invasione” della Francia da parte di un milione di indiani, guidati dal “Coprofago”, un migrante che di mestiere fa l’impastatore di escrementi, e da un “Bambino-mostro deforme”, a cui fa seguito l’immediato collasso della società francese, tra esodi, rivolte, stupri, assalti ai negozi e ai supermercati. Raspail respinse con forza ogni accusa di appartenenza all’estrema destra, ma è indubbio che il libro traboccasse di espressioni razziste. Alla fine degli Anni 80 il volume venne tradotto negli Stati Uniti e, secondo quanto riferisce l’Express, lo stesso presidente Reagan ne avrebbe tessuto le lodi.
La Grande Sostituzione di Renaud Camus trova nuova linfa nelle tesi di Zemmour
L’ottava edizione de Il campo dei santi uscì nel febbraio del 2011: vendette 60 mile copie in breve tempo e assunse una centralità mai avuta prima, grazie anche all’inasprirsi del dibattito sull’immigrazione. Ma, in quello stesso anno usciva, sempre in Francia, un altro libro sul tema, destinato a suscitare forti polemiche, Le Grand Replacement, di Renaud Camus, scrittore un tempo libertario e anticonformista, poi legatosi all’estrema destra. Nel libro, Camus sostiene che sarebbe in atto, da parte delle élite mondiali, una cospirazione che, attraverso le armi dell’industrializzazione, della despiritualizzazione, della deculturazione, del materialismo e della globalizzazione, mira a indebolire le società occidentali – provocando povertà e denatalità – per sostituire la popolazione bianca con popolazioni non europee, in particolare arabe, berbere, musulmane subsahariane provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente. Il libro, e le sue tesi, hanno conosciuto un momento di rinnovata attenzione sul finire del 2021, perché la tesi complottista di Camus sarà uno dei temi centrali del pensiero di Éric Zemmour, candidato, sconfitto, di estrema destra alle ultime Presidenziali francesi e leader del partito Reconquête che sosterrà con forza la tesi di Camus.

I fan italiani della Grande sostituzione, da Salvini e Meloni fino a Fusaro
Da tempo, tuttavia, ben prima della infelice espressione del ministro dell’Agricoltura, la tesi del complotto sostituzionista era già emersa, qua e là, anche in Italia, e proposta da una galassia politica piuttosto variegata. Favorita, come ovvio, dal contesto, leggi l’aumento del fenomeno migratorio, la recessione iniziata nel 2007, e le tensioni sociali conseguenti. Capostipite Matteo Simonetti, professore di liceo, già militante del partito La Destra, che si definisce come il massimo esperto italiano sul piano Kalergi e che, al tema ha dedicato due libri (il primo dei quali, del 2015, La Verità sul piano Kalergi, pubblicato dalle edizioni di ispirazione cattolica tradizionalista Radio Spada). Il tema è stato più volte riecheggiato poi nelle parole del leader leghista Matteo Salvini («È in corso un tentativo di genocidio delle popolazioni che abitano l’Italia da qualche secolo e che qualcuno vorrebbe soppiantare con decine di migliaia di persone che arrivano da altre parti del mondo», sentenziava nel 2015 alla festa leghista di Ponte di Legno) e dalla stessa Meloni.
Ma del piano Kalergi si trovano tracce anche in altri commentatori e opinionisti, dall’ex responsabile della comunicazione del Movimento 5 Stelle Claudio Messora a Magdi Allam, dal cantante Povia a Diego Fusaro. A questo punto, più che di sostituzione etnica penso si giunto il momento di parlare di sostituzione «etica». Quella del ministro Lollobrigida.
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