Guerra, turismo di massa e clima, quali sono i monumenti a rischio
Cambiamenti climatici, turismo di massa e conflitti potrebbero non risparmiare i monumenti. Dall’Egitto al Regno Unito passando per la Libia, i luoghi a rischio.
È online il World Monuments Watch 2022, l’elenco dei monumenti a rischio distruzione. Il progetto, gestito dal WMF (World Monuments Fund), mette in luce con cadenza biennale una serie di siti storici e culturali che potrebbero sparire per sempre. Le minacce principali provengono da guerre e cambiamento climatico, contro cui urgono piani di risposta e ingenti fondi al fine di tutelare le bellezza architettoniche del passato. Negli d’altronde ci sono le immagini del Babyn Yar, memoriale dell’Olocausto distrutto in Ucraina dai bombardamenti russi.
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La lista è frutto di un lavoro che ha coinvolto l’International Council on Monuments and Sites (ICOMOS), organizzazione a stretto contatto con l’UNESCO, ed esperti provenienti da tutto il mondo. I membri del team hanno lavorato per setacciare un gruppo di 225 monumenti sparsi in tutto il mondo, rilevandone poi 25 con rischio imminente e concreto. Fra questi, aree della Libia e degli Stati Uniti, oltre a Teotihuacan, in Messico, e la città egiziana di Abydos. «La conservazione del patrimonio può offrire soluzioni innovative alle sfide globali contemporanee», ha detto alla Cnn Bénédicte de Montlaur, Ceo del WMF. «Esortiamo il mondo a salvare il suo patrimonio, risorsa unica per affrontare anche il futuro».
I monumenti a rischio per colpa del cambiamento climatico
Vari monumenti in tutto il mondo presentano il clima come principale fattore di rischio. Il World Monuments Watch 2022 ha messo sotto la lente di ingrandimento il castello di Hurst, sulla costa meridionale dell’Hampshire britannico, parzialmente crollato a seguito di un cedimento del suolo. Gli esperti hanno individuato la causa nelle violente tempeste che si sono abbattute sulla regione nel 2021, conseguenza del cambiamento climatico. L’elenco comprende però anche le moschee e il cimitero Koagannu delle Maldive, sotto la continua minaccia dell’innalzamento del mare. Stesso destino per la Moschea Città di Bagherat, in Bangladesh, che i tifoni minacciano ogni anno con venti forti e burrasche improvvise.

L’espansione dei terreni agricoli e la conseguente deforestazione costituiscono i maggiori rischi di Lamanai, villaggio nel cuore del Belize edificato nel 1500 a.C. Le oltre 700 strutture Maya necessitano anche di un bilanciamento del turismo, principale sovvenzione del Paese per eventuali restauri. Degrado ambientale e incendi sono invece i nemici del parco nazionale di Monte Alegre in Brasile, residenza dei primi uomini già 12 mila anni orsono. Il clima tropicale del Ghana minaccia invece le tradizionali abitazioni di Asante, regno che nel XVIII secolo dominò il continente africano. Le temperature torride unite a materiali di restauro economici rischiano infatti ogni giorno di far crollare gli edifici assieme alla memoria del popolo che li costruì nei secoli. Il cambiamento climatico minaccia anche l’isola di Sumba in Indonesia e le fontane della valle nepalese di Kathmandu, mentre lo sfruttamento del territorio rischia di far sparire le rovine del popolo Bunong in Cambogia.
Hitis (Water Fountains) of the Kathmandu Valley in Nepal are on the 2022 #WorldMonumentsWatch ! The system of historic water distribution points and underground channels needs maintenance to ensure that local communities have reliable access to clean water https://t.co/g6V2eu0Nks pic.twitter.com/Ypk30b2Fup
— World Monuments Fund (@WorldMonuments) March 1, 2022
Fiumane di gente o pochi visitatori, la doppia faccia del turismo
I monumenti del mondo antico, dai luoghi naturali alle grandi architetture dei popoli che ci hanno preceduto, attirano ogni anno i visitatori da ogni angolo della Terra. Il turismo di massa però può essere deleterio nei confronti di alcuni siti che non sono strutturati per ospitare milioni di persone all’anno. È il caso del celebre parco archeologico di Teotihuacan, in Messico, le cui piramidi sono testimonianza dell’antica cultura Azteca. La continua pressione turistica sta però minacciando il sito e la popolazione locale, incapace di reggere l’urto continuo. Corre verso lo stesso destino anche Garcia Pasture, nel Texas americano, memoria della tribù nativa Carrizo/Comecrudo.

Scarsa manutenzione e mancanza di una protezione legale mettono invece a rischio la Maison du Peuple di Ouagadougou, in Burkina Faso. Situazione inversa invece per Abydos, uno dei più importanti monumenti dell’antico Egitto. Qui sempre meno persone giungono per ammirarne le rovine, attratte dalle più celebri Abu Simbel, Karnak e Giza, creando problemi di gestione e conservazione. Abbandono e rovina minacciano invece i manieri fortificati di Yongtai, nella provincia cinese del Fujian. Gli zhuangzhai, questi i nomi delle singolari strutture con centinaia di stanze, non ottengono la cura necessaria da parte dei funzionari dei beni culturali, che da anni chiedono un nuovo modello per gestire il complesso.
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Dalla Siria al Libano, quando la guerra minaccia i beni culturali
Alla pari del cambiamento climatico, anche le guerre costituiscono una delle principali minacce ai monumenti del mondo. Le offensive dell’Isis hanno danneggiato numerose strutture millenarie di Palmira nel 2015, causando la definitiva perdita di un patrimonio dal valore inestimabile. Accanto alla Siria però, i conflitti in Medio Oriente rischiano di cancellare alcuni edifici storici di Beirut, in Libano, oppure il centro storico di Bengasi, seconda città della Libia e principale area popolata della Cirenaica.
