«Il sangue si è sciolto». Ringraziamo il Signore per questo dono, per questo segno così importante per la nostra comunità”. Così, alle 10 di domenica 19 settembre, l’arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia ha annunciato ai fedeli presenti in Duomo il “prodigio” della liquefazione del sangue di San Gennaro, da sempre ritenuto di buon auspicio. Ecco tre cose da sapere sul santo e su questo rito.
San Gennaro, perché è il patrono di Napoli
Nato nella seconda metà del III secolo (convenzionalmente il 21 aprile del 272), San Gennaro ha una storia non semplice da ricostruire, tra fatti reali ed eventi legati al folklore, che si inserisce nel contesto delle persecuzioni anticristiane di Diocleziano. Vescovo di Benevento, fu condannato a morte insieme ad altre cinque persone per aver sostenuto il diacono Sosso, guida della comunità cristiana di Miseno. Il giudice e proconsole Dragonio ordinò che Gennaro e i compagni fossero sbranati dai leoni (o dagli orsi) nell’anfiteatro di Pozzuoli, ma durante i preparativi che il popolo dimostrava simpatia verso i prigionieri. Così cambiò idea: condotto presso la solfatara di Pozzuoli, Gennaro fu decapitato il 19 settembre dell’anno 305. La venerazione di San Gennaro, principalmente come culto delle reliquie correlato alla protezione della città da eventi disastrosi, si diffuse fin dal V secolo.
San Gennaro, quando avviene il “miracolo”
Durante il martirio, una donna di nome Eusebia avrebbe raccolto il sangue del vescovo di Benevento in due ampolle oggi custodite, insieme al cranio del santo, nel Duomo di Napoli. La liquefazione può verificarsi in tre momenti dell’anno: il sabato che precede la prima domenica di maggio (ricordo della prima traslazione da Pozzuoli a Napoli), il 19 settembre (data del martirio) e il 16 dicembre. Secondo la credenza popolare, in questo giorno del 1631 le reliquie portate in processione ed esposte di fronte al vulcano attivo, furono in grado di fermare l’eruzione del Vesuvio.
San Gennaro, perché i fedeli attendono la liquefazione
Anche se il primo documento storico a certificare la liquefazione, il Chronicon Siculum, risale al 1389, tradizione vuole che che l’evento si sia verificato per la prima volta in epoca romana, ai tempi dell’imperatore Costantino I (306-337). Lo scioglimento del sangue viene considerato di buon auspicio, mentre la mancata liquefazione è un presagio negativo. Ma come si pone la Chiesa nei confronti del “miracolo” della liquefazione del sangue? Pur avendone approvato la venerazione popolare, non lo ha mai riconosciuto come tale e si limita a definirlo “fenomeno prodigioso”.