Il Paris Saint-Germain ha sospeso per due settimane Lionel Messi, che lunedì primo maggio, senza l’autorizzazione della società e anzi ignorando l’allenamento punitivo imposto dal club dopo la sconfitta contro il Lorient, è volato in Arabia Saudita per improrogabili impegni pubblicitari. La Pulce è infatti ambasciatore di VisitSaudi, l’ente turistico di Riyad che (anche) grazie a lui punta ad aggiudicarsi il Mondiale di calcio del 2030.

Un viaggio fortemente criticato in Francia, come dimostra il titolo de L’Équipe “L’imbroglio Messi”, che sancisce lo strappo definitivo tra il Psg e il sette volte Pallone d’Oro, pronto ad avviare una nuova fase della carriera. Forse in Premier League, o chissà riabbracciando il Barcellona, oppure magari proprio nel Golfo, sulla scia dell’eterno rivale Cristiano Ronaldo, reclutato dall’Al-Nassr (ma secondo voci, già in fase di ripensamento).

Messi-Psg, l’addio a fine stagione ormai è scritto
Di sicuro, l’avventura di Messi al Psg non proseguirà oltre l’estate, come d’altra parte stabilito dal ricchissimo contratto biennale che l’argentino aveva firmato nell’agosto 2021. Ci sarebbe un’opzione per la prossima stagione, con uno stipendio da 30 milioni netti, che certamente non verrà esercitata, a maggior ragione dopo la “fuga” non autorizzata in Arabia. Nessuno si strapperà i capelli: né il calciatore, il quale è stufo di vivere all’ombra di Kylian Mbappé, né il presidente Nasser Al-Khelaifi, che comunque risparmierà una bella somma, dopo aver fallito l’assalto alla Champions League anche con Leo. È stato proprio Al-Khelaifi, dagli Stati Uniti, a decidere la sospensione di Messi, che ha scelto di volare in Arabia nonostante i giorni di riposo dopo il turno di campionato fossero passati da due a uno, senza degnarsi di avvisarlo.

Leo, il bisht e lo sportwashing arabo da Doha a Ryiad
Inizialmente si era parlato di una semplice multa, ma Al-Khelaifi ha preferito il pugno duro nei confronti del calciatore argentino, che proprio nel suo Qatar ha alzato al cielo la Coppa del Mondo, peraltro indossando l’abito tradizionale bisht. Un’immagine che rimarrà per sempre nella storia del calcio, ritenuta da molti una sorta di propaganda qatariota. Ma dello sportwashing dell’emirato potrebbe presto trarre giovamento un regno, l’Arabia Saudita, in cui i diritti umani vengono ancor meno rispettati. La strada è ormai aperta, dopo il Mondiale giocato in inverno, le partite giocate in un Paese in cui gli omosessuali rischiano la morte, gli stadi dove i tifosi non sono liberi di bere una birra. La monarchia saudita ha portato a casa un ottimo risultato facendo poco sforzo, poiché tutto è gravato sulle spalle dei qatarioti. Mentre i media di tutto il mondo a dicembre si concentravano sulle carenti risposte del Qatar in materia di diritti e libertà civili, era tra l’altro passata in sordina la notizia dello scudo penale di cui il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman avrebbe goduto nei confronti della giustizia Usa, che non lo ha poi perseguito per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Nel corso del Mondiale, l’Arabia Saudita ha tra l’altro rubato la scena al Qatar, padrone di casa già eliminato dopo due partite, mentre i “Falchi” all’esordio si sono concessi il lusso di vincere proprio contro l’Albiceleste di Messi, ribaltando l’iniziale vantaggio firmato su rigore dalla Pulce.

Barcellona, Newcastle, Miami o il Golfo: il futuro della Pulce
In Arabia il fuoriclasse argentino è andato per motivi pubblicitari, perché ha un contratto con VisitSaudi, ma in futuro quello può essere il campionato dove giocherà. I sauditi, che hanno già reclutato Cristiano Ronaldo coprendolo (ulteriormente) di oro, lo vogliono fortemente: la coppia, avversaria da sempre in campo, nei piani di Ryiad giocherebbe un ruolo cruciale nella corsa all’assegnazione del Mondiale 2030. Anche senza un approdo immediato di Leo nel Golfo. Messi a fine giugno compie 36 anni: il fondo sovrano saudita Pif, proprietario del Newcastle, lo vorrebbe come giocatore simbolo per la squadra che, molto probabilmente, disputerà la prossima Champions League. Una o due stagioni in Premier League e poi chiusura di carriera nel campionato arabo: può essere un’idea. Periodicamente tornano le voci su un suo approdo in Mls, il campionato americano, in particolare all’Inter Miami di David Beckham. E, a proposito di ritorni, c’è sempre il Barcellona, dove il rosarino è cresciuto e diventato campione. Dalla Catalogna non fanno mistero della volontà di schierare nel 2023/24 la Pulce: il presidente Joan Laporta lo ha detto più o meno velatamente, gli altri dirigenti gli hanno fatto eco. Il fatto è che il club blaugrana ha grossi problemi finanziari e deve tagliare, anziché incrementare, il monte ingaggi.

Messi sulla scia del rivale CR7: calciatore e ambasciatore saudita per il 2030
Messi tornerà a Barcellona, praticamente gratis per i suoi standard? Più facile che si lasci sedurre, se non lo ha già fatto, da una ricchissima offerta saudita, che ha fatto dire sì a Cristiano Ronaldo, pronto a tradire il Portogallo diventando testimonial arabo in vista del Mondiale 2030. CR7 ha firmato un contratto da 500 milioni di euro per due stagioni e mezza da giocare con la maglia dell’Al-Nassr, che possono diventare 1,2 miliardi di euro fino al 2030 se il portoghese accetterà di prestare la sua immagine, appunto, per la candidatura mondiale. «Molti si sono mossi per prendermi, io però avevo già dato la mia parola all’Al-Nassr per sviluppare non solo il calcio ma anche la cultura di questo Paese fantastico», diceva pochi mesi fa. Adesso si sarebbe in parte stufato del triste campionato saudita, puntando al Newcastle, ma intanto è lì che CR7 sta spendendo gli ultimi spiccioli di carriera. Il Portogallo vuole il Mondiale 2030 insieme a Spagna e Marocco (l’Ucraina si è ritirata), mentre l’Arabia Saudita punta a ospitare il primo torneo su tre continenti con Egitto e Grecia. Cristiano Ronaldo rischia di passare per traditore, come detto, pericolo che invece Messi non corre: la candidatura a quattro tutta sudamericana di Argentina, Cile, Paraguay e Uruguay, che dovrebbe essere ufficializzata a breve, ha scarsissime possibilità di vincere. Il che gli permetterà di volare di nuovo a Riyad a cuor leggero. Col portafogli gonfissimo, indossando il bisht d’ordinanza. E pazienza se tutto questo gli è costato Parigi.