TikTok con il suo miliardo di utenti attivi al mese si conferma il social del momento, soprattutto per la Generazione Z, attratta più dall’intrattenimento che dalle polemiche. Se al target giovanissimo si aggiunge il fatto che i contenuti non conoscono barriere geografiche, ecco spiegato come sul social si sia creato uno slang che ai Boomer, per restare in tema, può risultare ostico. Ecco una guida per non farsi cogliere impreparati.
Viaggio nella lingua dei tiktoker
Il linguaggio di TikTok è un vero e proprio melting pot. Ci sono parole di derivazione anglosassone, termini che cambiano completamente significato a seconda del contesto in cui vengono utilizzati ed espressioni inventate ad hoc. Orientarsi in questo vocabolario così particolare non è semplice ma partire dalle basi può aiutare a non smarrirsi.
Challenge, duelli formato social
Assieme ai duetti, le challenge sono i contenuti principali di TikTok. Si tratta di veri e propri duelli a tema tra gli user che, a colpi di filmati, spesso accompagnati dal sottofondo dei tormentoni musicali più in voga, si sfidano su coreografie, prove di resistenza o giochi.
@sangiov #videomalibu fuori venerdì h14. Spoiler: Questa è la coreografia ufficiale che vedrete nel video, creata e ballata da my wife Giulia💓 give it a try!
Boomer, la generazione rivale
Il pubblico nato tra la fine degli Anni 50 e i primi Anni 70 non gode proprio delle simpatie della Generazione Z. Nulla di personale, solo una distanza anagrafica che si traduce in modi diversi di vedere il mondo e, soprattutto, approcciarsi alla tecnologia. Boomer non è un neologismo ma, negli ultimi anni, viene utilizzato per prendere ironicamente in giro utenti troppo tradizionalisti e bacchettoni.
Cringe, dare forma all’imbarazzo
La traduzione letterale della parola cringe è ‘imbarazzante’ e, tanto su TikTok quanto sugli altri social, si usa per riferirsi a idee e contenuti che provocano disagio perché considerati stucchevoli o antiquati. Un po’ come le catene di messaggi che girano su Whatsapp o le immagini del buongiorno postate giornalmente su Facebook.
Dall’hype al flop, muoversi tra due estremi
Il feedback del pubblico sui social è fondamentale. Ecco perché, tra gli anglicismi più utilizzati, spiccano hype e floppare. Il primo serve a creare aspettative alte nei follower e a enfatizzare il proprio lavoro. Il secondo è una formula ricorrente nelle didascalie di diverse clip, sotto le quali il proprietario dell’account chiede ai suoi fan di interagire per far sì che l’algoritmo le intercetti e le mostri a più gente possibile. Nel caso in cui tutto questo non accadesse, il video non accumulerà visualizzazioni e sarà un flop.
Crush, innamoramenti impossibili e dove trovarli
Se 10 anni fa si parlava di cotta, oggi si parla di crush. La sbandata per un compagno di scuola, per un attore o un cantante viene declinata allo stesso modo anche al di fuori del web.
@face.emoji.luv That one girl, fr.. 👹 #faceemoji #crush #foryou #youcute
#Neiperte, l’archivio del tiktoker
Su Instagram c’è Esplora, su TikTok, invece, i content creator mirano ad approdare nella sezione Per te. Una vera e propria vetrina per farsi conoscere anche da chi non segue il profilo e macinare sempre più engagement.
Storytime, confessionali 4.0
Con storytime si intende una tipologia di filmato di carattere più personale. In genere, sono quelli in cui i tiktoker raccontano ricordi d’infanzia, episodi della loro vita o aneddoti familiari. Un format parecchio rischioso: il pericolo di essere extra, ossia inutilmente drammatici, è dietro l’angolo. Meglio pensarci due volte prima di consegnare al pubblico la propria privacy.
Da Bro a FrATM
Bro è il passato, FrATM è il presente e, forse, anche il futuro. Soprattutto in Italia, infatti, il termine – che sta per “amico”, “fratello” – ha iniziato a monopolizzare la sezione commenti su TikTok. In alcuni casi per manifestare supporto all’account, in altri per disorientarlo in maniera scherzosa.
Karen, Chad e Stan, una galleria di stereotipi
Nati negli Stati Uniti ed esportati dai tiktoker che, per studio o per lavoro, si sono trasferiti in Italia, hanno una storia molto particolare. Karen è un nome femminile che indica lo stereotipo della mamma americana insofferente verso tutto e tutti. Chad è un altro modo per dire macho e Stan, invece, è diventato sinonimo di fan sfegatato.
@jakehunterofficial Karen didn’t like my sign 😂 #wow #crazy #karen #sign #viral #foryou #foryoupage
Fire e Wig, il lessico dell’entusiasmo
Se si è poco avvezzi al dialetto, le alternative a FrATM per esprimere apprezzamento nei confronti di un tiktoker, sono fire e wig. La prima non è altro che una traslitterazione dell’emoticon del fuoco, la seconda è un’esclamazione utile a esprimere sincero stupore davanti a un contenuto straordinario e unico nel suo genere.
Nyob e Bae, acronimi smart
Sul web, si sa, le abbreviazioni vanno per la maggiore. Ecco spiegato il successo di Nyob, ‘none of your business’, e Bae, ‘before anyone else’. Quando qualcuno pone domande fuori luogo o si vuol fare riferimento a una persona cara, queste due sigle sono la soluzione perfetta per non perdersi in lunghi sproloqui.