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Liliana Resinovich, la nuova ipotesi: «Uccisa e nascosta in un pozzo»

La Procura alcune settimane fa aveva chiesto l’archiviazione del caso, indicandolo come suicidio. Le indagini del professore Fineschi portano a pensare ad un’aggressione.

9 Marzo 2023 11:29 Alice Bianco
Liliana Resinovich, ipotesi: uccisa e buttata in un pozzo

Liliana Resinovich potrebbe essere stata uccisa subito dopo la scomparsa e il suo corpo conservato a basse temperature e vicino a una fonte d’acqua. Questo quanto emerso dalle ricerche del professor Vittorio Fineschi dell’Università Sapienza di Roma.

La scomparsa di Liliana Resinovich

La 63enne era scomparsa da casa il 14 dicembre 2021 ed è stata trovata morta, con una busta intorno al collo e nascosta in due sacchi di plastica, il 5 gennaio 2022. L’area era boschiva e distante qualche centinaio di metri dall’abitazione situata in via Verrocchio in cui la donna viveva col marito Sebastiano Visintin.

La mattina in cui è scomparsa, Liliana, ex dipendente della Regione, si sarebbe dovuta recare in un negozio di telefonia in centro città e poi avrebbe dovuto raggiungere Claudio Sterpin, 83 anni. Ma all’appuntamento la donna non sarebbe mai arrivata.

Liliana Resinovich, ipotesi di Vittorio Fineschi: uccisa e buttata in un pozzo
Liliana Resinovich (Facebook)

Il corpo della pensionata è stato trovato il 5 gennaio 2022, avvolto in due sacchi di plastica, uno infilato dall’alto e uno dal basso. In testa, invece, aveva due buste di nylon strette con un cordino. Cosa le sia successo, dopo un anno, non è ancora chiaro.

Molti gli esami, le perizie e gli approfondimenti sul corpo disposti ed effettuati in questi mesi, ma nessuno ha dato risultati certi. Anzi, qualche settimana fa la Procura di Trieste ha chiesto l’archiviazione del caso, pensando si possa trattare di un suicidio.

Liliana Resinovich, probabilmente uccisa e buttata in un pozzo
Pozzo (Pixabay)

Le indagini di Vittorio Fineschi e la nuova ipotesi

I famigliari della donna non hanno mai creduto all’ipotesi di suicidio, in particolare il fratello Sergio. Quest’ultimo ha così incaricato, assistito dall’avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell’Associazione Penelope che si occupa delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, il professor Vittorio Fineschi dell’Università Sapienza di Roma di fare luce sulla vicenda.

Ai microfoni del programma tv Chi l’ha visto?, il professore ha spiegato quali sono gli elementi dai quali bisogna ripartire per effettuare le nuove indagini: le ecchimosi ritrovate sul corpo di Liliana, sul volto e sul capo. L’autopsia avrebbe rivelato una contusione sul lato sinistro della testa, probabilmente provocata da un corpo contundente. Sul dorso della mano destra della donna, invece, ci sarebbero delle escoriazioni, compatibili con un ipotetico tentativo di difesa da un aggressore.

Il professore nutre dei dubbi anche sul giorno della morte che non sembra essere chiaro nemmeno dopo l’autopsia. Non si esclude che la morte sia avvenuta subito dopo la scomparsa. Ci sarebbero infatti numerosi elementi che porterebbero a ipotizzare che il corpo di Liliana sia stato conservato in un luogo molto freddo, con temperatura costante, o addirittura congelato.

Un piede e una mano della donna presenterebbero infine caratteristiche tipiche di un processo di macerazione, che avviene solo quando si è a contatto per un tempo prolungato con dell’acqua, come se fosse stata in un pozzo semivuoto.

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