Negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita Lightyear, l’atteso spin-off della saga di Toy Story, non arriverà sul grande schermo. Il motivo? Secondo quanto riportato dal Guardian, la pellicola dedicata a Buzz Lightyear è stata censurata a causa della presenza di un bacio tra due personaggi dello stesso sesso. Elemento che, già in passato, ha spinto diversi Paesi del Medio Oriente a bandire la diffusione di pellicole hollywoodiane e documentari perché contrari agli standard stabiliti dal governo sull’inserimento dei contenuti LGBTQ+ nei prodotti audiovisivi.
Tutto è partito da un bacio
La scena che, finita al centro delle polemiche, ha spinto le autorità a procedere con il veto vede come protagoniste la space ranger Alisha (doppiata dall’attrice Uzo Aduba) e la compagna che, a un certo punto del film, si salutano con un bacio sulle labbra. Un frame di qualche minuto che, a quanto detto da Variety, non sarebbe neppure arrivato al cospetto dell’organo di censura saudita perché reputato del tutto incompatibile con le proibizioni che il Paese impone in fatto di relazioni omosessuali. Così, sottoposto unicamente al vaglio dei controllori dell’agenzia di regolamentazione dei media degli Emirati, non ha passato la prova ed è stato ritirato dal mercato con una revoca della licenza a seguito della pioggia di critiche e insulti sui social da parte di utenti che lo hanno tacciato di andare contro i principi dell’Islam.
The Media Regulatory Office announced that the animated film Lightyear, which is scheduled for release on 16th June, is not licensed for public screening in all cinemas in the UAE, due to its violation of the country’s media content standards. pic.twitter.com/f3iYwXqs1D
— مكتب تنظيم الإعلام (@uaemro) June 13, 2022
Ma non è tutto. Prima ancora, infatti, il taglio del bacio aveva sollevato un grosso polverone negli studi di produzione della Disney in America, dove un gruppo di dipendenti della Pixar, attraverso una lettera, aveva manifestato tutto il suo disappunto nel vedere con quanta facilità le immagini contenenti gesti di affetto tra personaggi gay venissero rimosse da tutti i cartoni animati su indicazione dei vertici dell’azienda. Una tagliola indiscriminata che, tra le tante vittime, aveva coinvolto anche il cartone animato dedicato al fidato amico del cowboy Woody, riportato, qualche settimana dopo, al suo status originale, con la scena di Alisha e la sua partner senza modifiche evidenti.

Dai cartoni animati ai film Marvel, tutte le vittime della censura mediorientale
Quella di Lightyear è soltanto l’ultima delle disavventure che la filmografia contenente materiale gay friendly ha incontrato e continua a incontrare in questa parte di mondo. Nel 2020, ad esempio, Onward è stato bandito in Kuwait, Oman, Qatar e Arabia Saudita perché il personaggio a cui presta la voce Lena Waithe lascia intendere tra le righe di essere lesbica. O, ancora, Doctor Strange in the Multiverse of Madness non è stato distribuito in diverse sale dei paesi del Golfo a causa della presenza di America Chavez, una teenager omosessuale interpretata dall’attrice Xochitl Gomez.

Destino toccato anche al remake di West Side Story, messo al bando perché uno dei protagonisti è transgender. Tra i pochi titoli della lista a vedere la luce, invece, figura Black Panther che, a seguito della legalizzazione dei cinema in territorio saudita nel 2018, è stato proiettato solo dopo un accordo con la Disney che prevedeva un taglio di 40 secondi utile a eliminare due scene d’amore. Intanto, si fanno sempre più certe le voci che vedono il biopic di Buzz escluso anche dai cartelloni di Egitto, Malesia, Indonesia e perfino Cina, dove il ban potrebbe però essere giustificato da ragioni di natura politica, visto il numero risicato di blockbuster made in Usa che, negli ultimi anni, è riuscito a ottenere il placet dei piani alti.